Incendi Ladispoli, Cerveteri e Civitavecchia atti premeditati per distruggere i centri abitati • Terzo Binario News

di Francesco Scialacqua

Dopo il terribile luglio per Ladispoli e Civitavecchia gli incendi hanno colpito con altrettanta violenza Cerveteri.

Tre incendi che hanno in comune diversi elementi e che non possono non essere considerati premeditati. Sono infatti molti gli elementi in comune, i quali dimostrano una volontà scientifica che porta fino a far pensare all’obiettivo di distruggere le zone dei centri abitati.

A sostegno di questa tesi ci sono diversi elementi, almeno per gli incendi di luglio. Per quello di questo fine settimana di Cerveteri mancano ancora alcuni dettagli, che probabilmente verranno resi noti nelle prossime giornate.

MOLTEPLICI PUNTI DI ACCENSIONE

I tre incendi non appaiono come l’episodio colposo che parte da un’imprudenza di un contadino o dalla classica cicca di sigaretta lungo la strada. I tre incendi hanno infatti visto una escalation di diversi focolai lungo una linea ben precisa per sfruttare i venti. Se nei giorni di maggior caldo sono partiti più focolai, questo è successo in più situazioni nell’arco di un’intera giornata. Per i grandi incendi nelle tre giornate i focolai sono partiti a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro. Si può pensare quindi alla volontà di estendere nel più breve tempo possibile il fronte dell’incendio, creando soprattutto disagio ai soccorritori ai fini della loro dislocazione.

IL VENTO

Gli incendi con le caratteristiche descritte sopra sono avvenuti sempre con lo stesso vento da nord. Sono stati pochi i giorni durante questa estate con vento forte settentrionale. In quasi tutti questi giorni sono partiti i grandi incendi. Da rimarcare come nel caso di Civitavecchia e Cerveteri i focolai sono stati accesi all’interno di canaloni per amplificare la spinta delle fiamme.

I SIMBOLI

Soprattutto negli incendi di Ladispoli e Cerveteri oltre all’obiettivo della massima distruzione si è voluto colpire in punti simbolici. A Ladispoli il Bosco di Palo e la Palude di Torre Flavia, a Cerveteri nei pressi della Necropoli Etrusca.

I CENTRI ABITATI

Lo sfruttamento dei venti unito ai punti di accensione degli incendi fanno pensare ad una volontà di propagazione delle fiamme verso i centri abitati. Con la solita brezza marina da ovest tutti gli incendi più grandi avrebbero interessato zone verso monte, vale a dire allontanandosi dai centri abitati. Con vento da nord e da nord est i fuochi accesi a nord delle città hanno lambito i centri cittadini che si trovano nella traiettoria del vento. Solo il massiccio dispiegamento di mezzi e uomini ha evitato il peggio. A Cerveteri le fiamme al di sopra della zona della Banditaccia e dei Vignali dimostra la volontà di sfruttare le grandi aree boschive e verdi che portano a ridosso dell’abitato. Più a sud, se l’incendio di ieri avesse attraversato la Settevene Palo, avrebbe potuto sfruttare i boschi per raggiungere molto velocemente i borghi periferici di Ceri e San Martino.

Si tratta di elementi inquietanti che possono ricondurre ad una vera e propria mente criminale che va scovata con accurate indagini. Di fronte a certe situazioni non vi sono, come con leggerezza spesso si dice, rimedi semplici come ad esempio l’utilizzo di telecamere. Chi ha appiccato gli incendi, soprattutto a Ladispoli, ha saputo bene eludere le zone sorvegliate, anche perché sfruttando la propagazione delle fiamme i roghi possono essere accesi in zone periferiche ed in aperta campagna.

L’unica prevenzione rimane quindi la velocità nella segnalazione e nell’attivazione dei soccorsi. Va detto che nel fine settimana, come a Ladispoli e Civitavecchia, il dispiegamento di mezzi e persone è stato notevole. Ma non va perso di vista un elemento fondamentale. In uno Stato moderno non si può pensare che il soccorso possa far leva soprattutto sul volontariato. Va detto infatti che gran parte delle persone intervenute sono dei volontari, non solo tra la Protezione Civile, ma anche tra i Vigili del Fuoco.

E’ fondamentale quindi mettere in luce l’importanza dell’aumento di mezzi e professionisti delle emergenze. I Vigili del Fuoco operano in regime di stress dall’inizio della stagione, costretti a passare da un’intervento all’altro durante tutto l’arco del turno di lavoro. Una situazione non sostenibile, come non sostenibile è l’affidamento così imponente sui tanti preziosi volontari che mettono a repentaglio la vita senza nemmeno avere una copertura. Persone comunque abili che sarebbero preziose se ulteriormente formate ed arruolate tra i professionisti.

Pubblicato lunedì, 14 Agosto 2017 @ 08:42:12     © RIPRODUZIONE RISERVATA