Il concerto acustico del cantante torinese un unicum che lascia il segno
Un Songs bellissimo. Il concerto acustico di Umberto Tozzi allo Sporting Club di Montecarlo è stato qualcosa di unico, di mai visto sebbene i brani proposti fossero straconosciuti.

L’atmosfera
Ma allora cosa è cambiato rispetto al solito concerto, musicalità a parte? L’assenza di pubblico, ovviamente. Lo scopo dell’iniziativa, ovvero il sostegno a musicisti e maestranze fermi da mesi. E per chi ascolta, l’atmosfera. Unica, raccolta. Sembrava che il cantante torinese si esibisse in una chiesa laica.
Ecco cosa è cambiato: in un live pre-Covid, il contesto sarebbe stato più o meno lo stesso per ogni spettatore, condiviso con chi ci si trova a fianco. Qui invece è stato come se Umberto Tozzi con Songs avesse dedicato la sua esibizione a ogni singolo ascoltatore, come se ognuno avesse avuto il proprio concerto. Suo, e di nessun altro. Un rapporto intimo, se viene consentito l’uso di questo termine. Per ascoltarlo al meglio bisogna possedere la gusta predisposizione d’animo: sedersi sul divano, telefono a distanza di sicurezza e gustarsi con calma un’ora e mezza di musica.
L’esibizione
E la riscoperta del suo repertorio – impossibile in un tour – di brani dimenticati ma che nella Tozzi Family sono ben vividi nella mente e negli mp3.
Un piano bar insolito ma di livello assoluto, con melodie soft e musicisti perfettamente adattati al nuovo tipo di arrangiamento. A ciò va aggiunto l’ascolto di brani completi, senza il controcanto del pubblico. Il che ha richiesto al cantante un esercizio vocale maggiore, con esame – ovviamente – superato.
La musica
Con Tozzi – diviso fra pianoforte, al quale non si vedeva da decenni, e autoaccompagnamento alle chitarre – c’erano Elisa Semprini (con violino e cori), Daniele Leucci (percussionista che ha lavorato con Mannarino, Tiromancino, AlexBritti e Noemi e che suonato quasi tutto a mano, senza bacchette) e Gianni Yanez Vancini a sax e tastiere.
La scaletta
Apertura insolita di Tozzi in Songs con Se Non Avessi Te, tanto per entrare in clima. Poi Notte Rosa (mai sentita così), Immensamente e Gli altri siamo noi. Da commozione A cosa servono le mani, Gente di mare e Come stai?, novità assoluta. Quasi quasi – scritta con Mogol e incastonata alla grande in acustico – così come Gesù che prendi il tram, classe 1977, che sembra oggi e non 44 anni fa. Ti amo e il suo trasporto emotivo, Tu stravolta e melodica. Poi Un fiume dentro il mare: Umberto l’aveva annunciata in scaletta ma ha lasciato senza fiato per l’interpretazione (e movenze alla Joe Cocker). Donna amante mia e Io camminerò non mancano mai, così come Dimentica, dimentica e il violino di Elisa a emozionare. Lei e Qualcosa qualcuno, Eva e Tu sei di me: quest’ultima poesia da lacrimuccia. Perdendo Anna e Fermati allo stop, ascoltata dal vivo soltanto nel live del 1980, così come la struggente Gabbie. Finale con Si può dare di più e Gloria, sull’impronta della Royal Philharmonic Orchestra.
Sapiente la regia di Cenci, che fa da preludio a qualche seguito nei prossimi mesi.
Le sensazioni
Come scritto anche altrove, Songs non è stata né la Royal Albert Hall, né Parma ‘91, né l’Arena di Verona per 40 Anni che Ti Amo. Non è stata niente di cui sopra o forse c’era un po’ di tutto, rivisitato e riadattato. E abbellito.
Perché è stato un successo? Perché i brani di Tozzi si prestano perfettamente a questo tipo di contesto (persino quelli più rock come Notte Rosa) e per la voglia matta di Umberto di esibirsi dopo tanto tempo di astinenza da palco. E perché è stata una novità, attesa e ben costruita.
Ecco perché è stato un Songs di Tozzi bellissimo.
a.v.