Monnezza Capitale, a Tarquinia un "parcheggio" di mezzi Ama e rifiuti • Terzo Binario News

Monnezza Capitale, a Tarquinia un “parcheggio” di mezzi Ama e rifiuti

Dic 7, 2019 | Città Metropolitana, Regione Lazio, Rifiuti, Tarquinia

Con la sponda dell’Esercito, potrebbero arrivare dei mezzi Ama a Tarquinia.

Secondo Il Messaggero, il ministero della Difesa ha comunicato alla municipalizzata capitolina, la disponibilità di dieci aree tra Roma e l’hinterland per allestire almeno 4 centri di trasferenza. Si tratta non di discariche bensì di siti, previsti dalle ultime ordinanze regionali, che servono all’azienda per smistare gli scarti raccolti in giro per la città, con la possibilità di tenerli fermi per 48 ore, prima di portarli negli impianti.

Attualmente Ama, nel territorio di Roma Capitale, ha soltanto due zone di trasferenza: a Ponte Malnome e a Rocca Cencia, vicino all’unico Tmb pubblico rimasto in funzione. La lista dei luoghi messi a disposizione dalla Difesa: tre sono a Roma e di questi uno è a Castel Romano. Gli altri sette invece sono stati individuati in provincia: più precisamente uno nel comune di Bracciano, uno a Sant’Oreste, due a Rocca di Papa, uno a Tarquinia e due a Pomezia.

Come ha spiegato ieri a margine del Consiglio comunale straordinario sui rifiuti, Zaghis punta ad «allestire almeno quattro siti di trasferenza, uno per ogni quadrante della città. I luoghi? Nulla ancora è stato deciso, lo faremo nel vertice di martedì. Dove all’inizio nasceranno le trasferenze, potremo in seguito anche realizzare dei tritovagliatori e dei Tmb. Credo che ci vorranno tra i 6 e i 9 mesi per i tritovagliatori e tra i 12 e i 24 mesi per gli altri». Nei scorsi giorni il numero uno dell’Ama ha presentato un piano industriale che prevede una discarica e un termovalorizzatore, ipotesi sgradita al M5S romano. Ieri il manager non ha toccato il tema nel suo intervento in aula Giulio Cesare, ma a margine ha chiarito: «Stiamo scandagliando tutti gli scenari possibili. Ricordo che il piano rifiuti vigente stabilisce che nel Lazio dovevano esserci quattro termovalorizzatori, invece ce n’è soltanto uno».