Dal Pnrr circa 18 milioni da spendere per la bonifica del sito; dopo interverranno gli investitori
L’ex centrale termoelettrica di Fiumaretta diventa una piattaforma logistica agroalimentare di importanza europea.
La trasformazione è possibile grazie ai fondi Pnrr che riverseranno su Civitavecchia circa 35 milioni di euro.
Oltre all’intervento sull’area da 70mila metri quadri, è prevista la riqualificazione dell’ex area Italcementi, situata nel cuore della città, e la nascita della bretella stradale fra l’autostrada A12 e il porto.
Focalizzando l’attenzione sull’ex centrale, l’intervento prevede l’investimento di circa 18 milioni, destinati quasi esclusivamente alla bonifica.
Avviata alla fine del 1953, ha prodotto energia bruciando olio pesante fino al settembre del 1990 quando scoppiò una caldaia. Non ci fu nessun ferito sebbene i frammenti metallici piombarono sul traffico della statale Aurelia. Nel frattempo Enel a Civitavecchia decise di avviare le centrali di Torre Valdaliga Nord (oggi a carbone e destinata a diventare un polo di energie alternative) e Sud (venduta a Tirreno Power e alimentata a turbogas), così Fiumaretta divenne un centro studi prima di essere dismessa definitivamente. Una zona compressa fra la zona nord della città e il porto, con quest’ultimo che negli gli anni si è allargato a dismisura, famelico di spazi sulla costa ma anche nel retroterra, per lavorazioni stoccaggio e logistica. L’ultimo utilizzo è stato quello di drive-in tamponi nei mesi scorsi: tanto spazio intorno all’edificio rimasto in piedi che la Asl Roma 4 ha utilizzato disegnare un circuito, con annesse le lamentele del personale, non proprio entusiasta di lavorare nel piazzale di una centrale abbandonata. Infatti i circa 40 anni di attività hanno inquinato profondamente il sottosuolo dell’area: ecco perché i 18 milioni stanziati serviranno alla bonifica per ridisegnare un futuro completamente diverso.
E qui si apre il capitolo più complesso. Le falde sottostanti sono state interessate da sversamenti di oli e idrocarburi, che richiederanno dei carotaggi esplorativi per capire che situazione persiste attualmente. Lunga la diatriba per capire a chi spettasse la bonifica, ovvero Enel o Comune. Alla fine, il nodo l’ha sciolto il Pnrr. L’area, attualmente del Comune, sarà ceduta all’Autorità di Sistema di Portuale con le operazioni che termineranno entro il 2025. Da lì in poi sarà il porto a prendere in mano la situazione.
Insomma c’è da correre perché a Molo Vespucci non vedono l’ora di allargare i traffici: per la costruzione del polo agroalimentare si sono fatti avanti degli investitori e siccome si tratta di un mercato molto redditizio, si vuole accelerare per creare, come sottolineato dallo stesso presidente Pino Musolino, «il polo agroalimentare più grande d’Europa. Quello delle provviste è un mercato nuovo e redditizio». L’idea è quella di lavorare su due fronti: creare un asse con il Car di Guidonia e sfruttare le provviste di frutta che dal Sudamerica già arrivano a Civitavecchia. Non solo: si tratta di un mercato che frutta – è proprio il caso di dire – ricavi molto più consistenti delle rinfuse, che nello scalo civitavecchiese negli anni sono andate sempre diminuendo.