La storia di Elettra: un'anima vagabonda emigrata in Polonia • Terzo Binario News

La storia di Elettra: un’anima vagabonda emigrata in Polonia

Mag 12, 2013 | Blog, Senza categoria, Simona Hristian

foto elettraElettra Termini si autodefinisce una persona piena di contraddizioni, motivo per il quale si trova in difficoltà quando deve parlare di se. In questo senso, si riconosce molto nelle parole di Murakami quando spiega quanto sia difficile dire qualcosa di valido su se stesso, anche per il fatto che la propria visione non è assoluta o più veritiera della visione che un’altra persona possa avere di lui: “Su questo mi ritrovo molto e quando mi chiedono di presentarmi non so mai che dire, forse perché non so bene cosa mi rappresenta, ci sono tanti lati di me e la maggior parte si contraddicono. Sento sempre il forte bisogno di esprimermi e in un certo senso di liberarmi quindi cerco delle vie che me lo permettano. Mi piace scrivere poesie, racconti, per un periodo ho fatto parte di una compagnia di teatro e poi c’è la fotografia, quella mi ha permesso di fermare le immagini che avevo nella mente. Quella attualmente è il mio primo pensiero. Inoltre adoro viaggiare, ho avuto la fortuna di vedere tante città, e questo mi ha resa davvero una persona più ricca.”

Nata a Roma, Elettra è cresciuta a Ladispoli, città dalla quale ha deciso di emigrare circa un anno fa.

Che rapporto hai con Ladispoli?

È una classica cittadina italiana di provincia. Non ho una particolare antipatia per Ladispoli, trovo che si trovi in una posizione comoda.

Quando hai deciso di emigrare e cosa ti ha spinto a fare questo passo?

La mia motivazione primarie è stata la mia anima decisamente vagabonda e il mio amore per la Polonia che ho sempre amato. L’ho fatto quindi per vivere la Polonia, non tanto per lasciare l’Italia. Non so il motivo, ma ho sempre sentito una attrazione particolare per tutta l’Europa dell’Est e per la Polonia in particolare, così mi sono organizzata al meglio che ho potuto e sono partita. Ovviamente, la situazione italiana ha tolto quei pochi dubbi che avevo, non parlo solo a livello economico anzi, soprattutto, a livello sociale.

Cosa ti offre la Polonia più dell’Italia?

Non ho ancora una vita così completa qui, da poter giudicare ogni aspetto e rispondere pienamente, ma la Polonia mi offre accoglienza, nonostante non sia il mio Paese e io parli molto poco il polacco. Ma nessuno mi fa pesare questa mancanza. Inoltre la Polonia è un posto bellissimo, forse sono un po’ monotematica ma è davvero così. Gli italiani hanno una visione sbagliata di questa nazione e dei suoi abitanti.

Sicuramente esiste la meritocrazia e una preparazione scolastica nettamente superiore a quella italiana.

Naturalmente anche qui ci sono dei difetti. La religione è molto presente, e la mentalità cattolica ha le sue conseguenze.

Ma è una nazione ancora in pieno sviluppo e sta facendo molti passi avanti su tanti fronti. Basti dare uno sguardo all’andamento economico degli ultimi anni.

In Italia, la strada per l’integrazione è ancora lunga. Com’è la situazione in Polonia da questo punto di vista?

Parlo della mia esperienza personale: per ottenere il permesso di soggiorno, non c’è quell’iter infinito come da noi, semplicemente ho preso la residenza, e poi con quella sono andata a fare la domanda per il permesso di soggiorno. L’addetta è stata gentilissima, mi ha spiegato quello di cui avevo bisogno, mi ha dato tutte le informazioni e mi ha aiutata anche con la domanda di iscrizione. Una volta portata tutta la documentazione e specificato il motivo per cui volevo rimanere in Polonia, ho semplicemente atteso che facessero dei controlli e poi dopo circa un mese ho avuto il permesso che tra quattro anni, diventerà definitivo.

Se vogliamo parlare di diritto di voto non c’è nemmeno qui per gli stranieri, ma dovremmo riparlarne tra qualche anno perché il flusso migratorio si è invertito e non solo molti polacchi sono tornati, ma anche molti italiani o spagnoli si sono trasferiti. Quindi fino ad ora non hanno avuto molta immigrazione, se escludiamo quella proveniente dalla Germania e Russia, ma che non arrivavano come immigrati bensì come invasori. Un concetto molto differente. Potrei pensare che il problema del voto semplicemente non si sia posto fino ad ora.

Per quando riguarda il lato umano, che a mio avviso è quello più importante, perché ti fa sentire accettato, i polacchi sono molto accoglienti, e anche se come dicevo prima non parlo ancora molto bene la lingua, quando cerco di comunicare mi aiutano, sono pazienti, mi sorridono e molto spesso si complimentano per i miei sforzi.

elettra 2Com’è stato l’impatto con un Paese diverso dal tuo, con la cultura e la lingua polacca? Ti sei ambientata facilmente?

Onestamente sono arrivata con molto entusiasmo, finalmente potevo vivere in Polonia, quindi è stato facile per questo, inoltre non essendo sola, molte cose sono state più lievi, se possiamo dire così.

Ci sono state però cose che ho dovuto accettare, come il clima, sembra una sciocchezza, ma per noi abituati al sole non è facile passare mesi interi con il cielo completamente grigio e compatto e la neve alta mezzo metro ai bordi delle strade. Quando, a metà aprile, la primavera non era ancora arrivata, davvero non ne potevo più. Però questo non mina in alcun modo la mia permanenza, anzi un inverno così lungo mi fa apprezzare quei giorni di sole come qualcosa di veramente bello.

Una cosa che mi ha sorpresa molto, nonostante fossi a conoscenza del loro forte legame con il cattolicesimo, è stato vedere persone assistere alla messa da fuori la chiesa, perché dentro era pieno, così loro stavano nella neve.

La cosa che mi scoraggia un poco, è la lingua, e anche se mi dicono che ho preso un buon accento e che sto andando bene, la trovo veramente molto molto difficile. Ma forse dipende da me, dal mio carattere un po’ pessimista e dal fatto che è una lingua che mi piace moltissimo, ha delle sonorità che adoro, così vorrei subito parlarla e sapere ogni cosa, dai proverbi alle numerosissime eccezioni grammaticali.

Cosa ti manca dell’Italia/Ladispoli e cosa no?

Dell’Italia mi mancano le cose banali, quelle che mancano a tutti. Alcune persone che ho lasciato. Soprattutto mio fratello, le giornate di sole e la vicinanza del mare. Da dove abito io il Baltico è lontano e poi il Mare del Nord non è proprio come il Mediterraneo.

Quello che non mi manca assolutamente è la mentalità dell’italiano medio, la politica, la nostalgia del fascismo così diffusa e vissuta come un orgoglio. La mentalità superficiale e influenzabile, la chiusura. Alcune cose sono per me veramente inaccettabili.

Cosa significa per te sentirti a casa e qual è la tua casa?

È un discorso un po’ complicato per me, perché in alcuni momenti vorrei un mio rifugio, ma altre volte ho una irrefrenabile voglia di fuggire e di spostarmi continuamente. Non sono una che mette radici. Diciamo che la casa, è sicuramente qualcosa di protettivo, un posto da cui si parte ma verso cui si ritorna sempre.

Quali prospettive lavorative e di vita hai?

Al momento mi sto concentrando molto sullo studio della lingua. Fortunatamente ho la possibilità di poterlo fare. Per quanto riguarda il lavoro questo non è mai rientrato nell’elenco di cose che concorrono alla mia realizzazione personale. Però vorrei poter lavorare con la fotografia che è una mia grande passione, attraverso cui riesco ad esprimermi.  Appena mi sentirò più sicura e sarò capace di giostrarmi meglio nei rapporti parlati, cercherò lavoro in questo campo. Non essendo una persona capace di fare programmi a lungo termine non saprei dire come mi vedo nel futuro. Spero però come sono ora, vorrei evolvermi ma non cambiare.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Mi piacerebbe molto girare il mondo, adoro viaggiare. È quasi un’esigenza per me. Quando vado in un posto non mi sento mai turista. Il mio sogno sarebbe quello di poter vedere più posti possibile. Ogni luogo che visito arricchisce questo mio sogno, lo completa e lo alimenta nello stesso tempo.