Italicum, via libera all'articolo 1 della nuova legge elettorale. Passa la 37esima fiducia chiesta e ottenuta dal governo Renzi • Terzo Binario News

Italicum, via libera all’articolo 1 della nuova legge elettorale. Passa la 37esima fiducia chiesta e ottenuta dal governo Renzi

Apr 30, 2015 | Politica, Roma

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L’Italicum incassa il primo voto di fiducia sulla riforma elettorale che introduce il premio alla lista e la soglia di sbarramento al 3%, con 352 voti favorevoli, 207 contrari e un astenuto.
E’ entusiasta il Premier Renzi: “Questa è la volta buona”. Stesso avviso per il Ministro Boschi: “Numeri in linea con altre fiducie”. A pesare sull’esito è l’ area riformista che si presenta decisamente spaccata con la presentazione del documento dei 50 responsabili pro-fiducia che hanno lasciato soli tutti i leader anti-Renzi: da Bersani a Cuperlo, da Epifani a Letta e Bindi. Dal documento si evince una strada che sembra andare contro la scelta di Bersani e gli altri.
“Le prove muscolari non portano lontano. Chiunque le faccia. Non votare la fiducia
non è una dimostrazione di coraggio. È una scelta politica – si legge nel documento della minoranza riformista Pd – la nostra scelta è sempre quella di migliorare i provvedimenti e costruire le condizioni del dialogo e dell’unità nel Pd. In modo ostinato. Contro gli estremisti e i tifosi”.
Sono 38 deputati, con 2 assenti per malattia, della minoranza dem che non hanno votato. Più o meno gli stessi che lo scorso novembre, decisero di non votare a Montecitorio il Jobs Act: allora furono 29 a non votare, tra cui Cuperlo, Fassina e Bindi, più i voti contrari di Pippo Civati e Luca Pastorino e due astensioni.
Al no dei dissidenti del
Partito Democratico si sono aggiunti anche quelli di di Nunzia De Girolamo, ex capogruppo Ncd e Giuseppe De Mita che con il suo voto ha provocato non pochi imbarazzi all’ Udc, che aveva pubblicamente sostenuto l’Italicum. I no preventivati sono arrivati dalle opposizioni: M5s, Sel, Lega Nord e Forza Italia. Protestano i deputati di Sel che sfilano in Aula con una fascia nera al braccio in segno di lutto. Tra loro è stato richiamato Giulio Marcon perché aveva in mano un volume sulla Costituzione.
Secondo me nella betoniera finisce la democrazia e il rapporto diretto tra cittadini ed eletti e la possibilità di fare proposte politiche comprensibili e rappresentative”. Così’ sentenzia Pippo Civati subito dopo l’esito del voto. “Comunque questa fiducia è un punto di non ritorno all’interno del Pd. Per me la questione è molto radicale e ne discuterò con i colleghi. La settimana prossima deciderò se lasciare il partito e con me anche altri. Io con questo Partito Democratico non mi ricandido.
Parole dure del leader minoritario, che aprono le porte ad una possibile coalizione di sinistra con Landini.
Gianni Cuperlo, invece, aspetta l’esito per la dichiarazione di voto: “Non è una giornata semplice né serena. Amareggia e addolora non votare la fiducia perché mi sento parte di una comunità, ma è un segnale legittimo e necessario per uno strappo incomprensibile”.
Il vice segretario dem, Lorenzo
Guerini sottolinea come “lo strappo sia stato molto più contenuto di quello che si poteva pensare”, allontanando l’ipotesi di sanzioni, “ora non affrontiamo questo passaggio per via disciplinare, non avrebbe senso”.
Sicuro ed orgoglioso è il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi,
che spiega il suo stato d’animo, malgrado l’ennesimo strappo interno al Partito. “Fa male sentirsi dire che siamo arroganti e prepotenti, stiamo solo facendo il nostro dovere. Siamo qui per cambiare l’Italia” spiega il Premier “se accettiamo anche noi, come accaduto troppo spesso in passato di vivacchiare e rinviare, tradiamo il mandato ricevuto alle primarie, dal Parlamento, alle Europee”.

Se la prende con il Presidente della Repubblica il Movimento 5 Stelle che chiede l’intervento di Sergio Mattarella: “Spero che il nostro Presidente si esprima al più presto!” scrive su twitter Carla Ruocco, membro del direttorio, che posta una foto con il Capo dello Stato con un cerotto nero sulla bocca. Il M5s ha partecipato al voto contrario e propone una raccolta firme per il referendum abrogativo.
Continua lo scontro tra i pentastellati e Laura Boldrini. Il Presidente della Camera, spiegando i motivi regolamentari in base ai quali ha acconsentito che il governo ponesse la fiducia sulla legge elettorale, ha ricevuto la critica dai banchi del 5 stelle. Il deputato Diego De Lorenzis grida: “Venduta”. Quando i grillini in massa protestano e urlano, lei li bacchetta: “continuate con gli insulti perché non sapete argomentare, liberi di insultare, complimenti”.

Renato Brunetta di Forza Italia sottolinea,invece, la compattezza degli azzurri nel voto: “In 38 nel Pd contro la deriva autoritaria. Forza Italia è compatta nel ribadire il no ad una cattiva e pericolosa legge elettorale”, si legge sul suo contatto Twitter. Poi in sala stampa afferma: “Avevamo creduto che le regole del gioco si potessero cambiare insieme, siamo stati imbrogliati, siamo stati ingannati, ma alla fine abbiamo detto di no”