Festival Internazionale del Film di Roma: festa del cinema e dell’impegno sociale • Terzo Binario News

Festival Internazionale del Film di Roma: festa del cinema e dell’impegno sociale

Nov 17, 2013 | Cultura

primi Nolens volens, il tema dell’immigrazione riguarda tutti – Italiani inclusi – ed è quindi naturale che al Festival Internazionale del Film di Roma siano presenti diversi film che affrontano questo complesso argomento.  Nella sezione autonoma e parallela del Festival, Alice nella città, oltre al documentario vincitore del Sundance Festival Chi è Dayani Cristal, presentato nella sezione degli eventi speciali e che ricostruisce l’identità di uno scheletro ritrovato nel deserto dell’Arizona, troviamo – in concorso – altri due film che hanno come protagonisti dei migranti. Il primo è il film francese En solitaire di Christophe Offenstein che vede un concorrente della regata Vedée – Globe alle prese con una sfida inaspettata che gli può costare la squalifica: la presenza a bordo di un clandestino. Il secondo, Se chiudo gli occhi non sono più qui è un film italiano, il quarto del regista Vittorio Moroni (Tu devi essere il lupo, Le ferie di Licu ed Eva e Adamo), che racconta la storia di un adolescente, Kiko (Mark Manaloto), figlio di una coppia mista (papà italiano, mamma filippina).

Con il film Se chiudo gli occhi non sono più qui, in concorso al Festival di Roma, il regista porta al centro dell’attenzione la riflessione sulla solitudine dell’uomo di fronte all’universo, ma anche sul ruolo della famiglia, degli amici, della scuola, della cultura o di una “guida” nel processo di crescita e nella comprensione dei misteri della vita. Definito dallo stesso Moroni come “un’avventura sulla conoscenza”, il lungometraggio affronta tematiche di grande attualità: le vicissitudini dell’età adolescenziale, l’integrazione delle “seconde generazioni” nell’Italia contemporanea, lo sfruttamento dell’immigrazione clandestina, l’omosessualità, la dispersione scolastica e il diritto allo studio.

Orfano di padre, deceduto in un incidente stradale, il protagonista si trova a vivere con la madre Marilou (Hazel Morillo) e il suo nuovo compagno Ennio (Beppe Fiorello), un caporale che sfrutta la manodopera clandestina e costringe il figliastro a lavorare nei cantieri edili. Di conseguenza, la situazione scolastica di Kiko non è delle migliori: rischia di essere bocciato per il secondo anno consecutivo. Se il rapporto con il patrigno è teso, non lo è meno quello con i compagni di scuola dai quali subisce dei veri atti di bullismo e razzismo. Con queste premesse, è comprensibile il fatto che Kiko pensi di vivere sul pianeta sbagliato e cerchi un posto dove ritrovare se stesso. Ogni giorno, dopo la scuola, si rifugia in un vecchio autobus adibito, a metà, tra laboratorio astronomico e santuario in memoria di suo padre, che gli ha lasciato in eredità – oltre ai tanti debiti – anche la forte passione per le stelle, per l’astronomia, per l’infinito.

La vita del protagonista cambia quando incontra un vecchio amico del padre, Ettore (Giorgio Colangeli), un insegnante in pensione che diventa per lui un maestro di vita. Infatti, guidato da Ettore, Kiko trova nella lettura dei grandi filosofi e scrittori tante risposte alle sue angosce esistenziali. Intensi i primi piani dell’attore protagonista Mark Manaloto, alla sua prima esperienza cinematografica e molto convincente l’interpretazione di Giorgio Colangeli.     

Il tema della migrazione non è nuovo a Vittorio Moroni che anche precedentemente l’ha affrontato, sia come regista (Le ferie di Licu) che sceneggiatore (insieme a Emanuele Crialese) in Terraferma. Nel film Se chiudo gli occhi non sono più qui, il regista si limita a fotografare – senza moralismi o pretese di trovare le “risposte giuste” alle sfide della vita – la realtà complessa dei protagonisti, nei quali molti adolescenti e adulti si possono identificare. L’intento del regista di realizzare un film che “pone degli interrogativi” è stato raggiunto.