"Complottismi e violenze verbali hanno avvelenato Ladispoli" • Terzo Binario News

“Complottismi e violenze verbali hanno avvelenato Ladispoli”

Dic 31, 2020 | Ladispoli, Politica

Lo sfogo di un cittadino che prende come spunto il caso dell’infermiera Alivernini, la prima vaccinata

“La triste vicenda degli insulti apparsi sui profili social dell’Istituto Spallanzani di Roma e rivolti a Claudia Alivernini, l’infermiera ventinovenne tra i primi a ricevere il vaccino contro il Covid-19, riporta in primo piano la triste pratica della violenza verbale sui social network rivolta ad una persona o ad un gruppo di persone (il cosiddetto “shitstorm”, secondo il gergo del web).

Questa bieca consuetudine, peraltro attesa dalla diretta interessata che, nei giorni precedenti la somministrazione del vaccino, aveva deciso di oscurare i suoi profili social, trae origine da un concentrato di fattori: la bestialità di un’ampia parte dell’utenza dei social, foraggiata dalla possibilità di nascondersi dietro nomi fittizi, nonché la sempre più dirompente e dilagante propaganda complottista, i cui contenuti, suscitando un forte senso di indignazione popolare, finiscono con l’alimentare la brutalità e l’aggressività delle parole esternate dai suoi adepti.

Le teorie del complotto, che nei giorni della diffusione delle prime dosi del vaccino contro il Covid19 si stanno attestando con una forza ed una prepotenza preoccupante, non si sono limitate a propagarsi esclusivamente all’interno del mondo virtuale dei social network, ma hanno sconfinato anche all’interno delle istituzioni ad ogni livello, dal più piccolo al più grande. L’impiego massivo dei social network nella propaganda di queste idee al loro interno ha fatto il resto, comportando un vertiginoso ed agghiacciante aumento del numero degli ammiratori di queste teorie.

Sentir discorrere, all’interno di un Parlamento eletto democraticamente, di scenari apocalittici e di oscure trame tessute da potenti personaggi più o meno occulti non ha fatto altro che alimentare il fuoco dell’indignazione popolare che, inevitabilmente, si è rovesciata sul mezzo di comunicazione più efficace di oggi, ovvero i social network, e di sicuro non in maniera morigerata ma, come successo alla giovane Claudia Alivernini, recando al seguito un considerevole codazzo di insulti, minacce e sproloqui.

L’onda d’urto generata dal violento impatto delle teorie complottiste e negazioniste con il terreno della società civile, inoltre, si è propagata sfruttando le infinite potenzialità della rete Internet ed è arrivata a contaminare anche le istituzioni locali, e Ladispoli, ultimamente, non si è di certo distinta per essere rimasta immune a tali ideologie. Tutt’altro.

Credo sia inutile ricordare le “presunte pandemie” sbandierate di fronte alla stampa locale, così come credo sia inutile rammentare l’uso della fascia tricolore del Comune da parte di un Consigliere Comunale di Ladispoli, intervenuto sul palco della manifestazione negazionista tenutasi a Roma il 5 settembre scorso ove non ha lesinato argomenti e teorie che ben figurerebbero su un libro di fantascienza.

Credo sia inutile rammentare, inoltre, la visita del “popolo delle mamme” presso la sede del Comune, il 26 agosto scorso, ove le rappresentanti del movimento sono state accolte direttamente dal Sindaco ed introdotte all’interno del palazzetto comunale con tanto di stretta di mano (pratica decisamente sconsigliata, in tempo di pandemia, dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità). Credo sia inutile ricordare i cartelloni ed i manifesti che le suddette recavano al seguito, pieni di slogan come “salviamo i bambini” ed altri contro la presunta “dittatura sanitaria”. Credo sia inutile, infine, ricordare come il primo cittadino di Ladispoli non abbia mai condannato apertamente la partecipazione del Consigliere alla manifestazione del 5 settembre nonché l’utilizzo della fascia tricolore, limitandosi a dire di non condividere le idee espresse e di non essere stato informato dei temi che sarebbero stati trattati in quella sede (come se i manifesti che le rappresentanti del “popolo delle mamme” sbandieravano orgogliosamente sotto il suo naso, il 26 agosto, fossero fraintendibili in qualche modo).

Queste spiacevoli vicende, seppur circoscritte ad una comunità come Ladispoli che, nel panorama nazionale, si nota come si noterebbe una goccia di vino bianco lasciata cadere dentro un barile di acqua, sono comunque indice dei danni arrecati alla società civile dalla già accennata onda d’urto di queste ideologie, resa dirompente dalla penetrazione nelle istituzioni da parte di molti dei loro portabandiera e dalla facilità di accesso fornita dalle tecnologie informatiche.

Queste bizzarre speculazioni complottiste, in altre parole, sono diventate endemiche e capillari.

Ormai siamo immersi fino al collo in un’altra tipologia di pandemia, quella complottista, che sta portando a delle conseguenze molto preoccupanti, e la vicenda di Claudia Alivernini ne è l’ennesima dimostrazione. L’indignazione sollecitata da queste filosofie incompatibili con il vivere civile si rovescia, ogni giorno, in maniera violenta, portando al seguito invettive, oltraggi ed intimidazioni che stanno seriamente minando i concetti di “libertà di espressione” e di “libertà di apparire in pubblico”. Ormai assistiamo al paradosso di vedere delle persone assolutamente convinte di dover combattere quello che chiamano “pensiero unico” che, per osteggiarlo, arrivano ad imporne un altro, anche con la violenza verbale e con gli assalti squadristici sui profili social delle persone e delle organizzazioni non allineate con la loro mentalità.

Ormai la diffusione di questo modus operandi è diventata talmente strutturale che le parolacce, gli insulti e le invettive sono diventate il modo abitudinario di esprimersi anche di persone collegate al mondo della politica nazionale e locale, nonché di altri personaggi molto noti anche nella nostra piccola realtà ladispolana.

Come non dimenticarsi, ad esempio, degli insulti rivolti a dei cittadini che avevano espresso educatamente il proprio punto di vista, peraltro su una delle pagine social istituzionali del Comune? Come non dimenticarsi delle frecciatine ammiccanti, rivolte sempre dalle stesse persone e sempre sulle stesse piattaforme social?

Come dimenticarsi di epiteti come “zecca rossa” affibbiati, guarda caso sempre dagli stessi soggetti e sempre con gli stessi mezzi, ad una cittadina rea di essersi impegnata nella tutela del verde e dell’ambiente?

Come dimenticarsi delle invettive e degli insulti che hanno visto coinvolta, nei gruppi Facebook di Ladispoli, la nota giornalista Selvaggia Lucarelli, rea di aver espresso il proprio punto di vista sulla triste vicenda del compianto Marco Vannini?

Come dimenticarsi delle prese in giro e delle frecciatine rivolte a cittadini che, come sto facendo io adesso, hanno voluto affidare il proprio pensiero ai giornali locali? O abbiamo dimenticato i famosi “ma chi ca**o è questo che parla”?

Ci meravigliamo, in questo desolante panorama intellettuale e comportamentale, di leggere determinati fatti di cronaca, come quello della Alivernini?

Ladispoli sarà anche una goccia di vino bianco in un barile d’acqua, nel panorama nazionale, ma è comunque uno spaccato efficace della deriva morale, politica e comportamentale a cui stiamo assistendo negli ultimi tempi.

Nella triste ed amara consapevolezza che, per non incappare pure io nella gogna virtuale tanto cara a certi tracotanti individui, non potrò firmare questo sfogo con il mio nome ed il mio cognome, auspico tuttavia con forza che, un giorno, tutto questo possa diventare un lontano ricordo. Auspico fortemente che possa esserci un ricambio totale, sia nel modo di pensare che di fare politica.

Auspico fortemente che la serietà, la correttezza, l’educazione ed il rispetto tornino ad essere al centro della scena, e non ai margini a tirare le corde del sipario.

Utopia? Forse, ma il grande Fabrizio De Andrè diceva “io penso che un uomo senza utopia, senza sogno, senza ideali, vale a dire senza passioni e senza slanci sarebbe un mostruoso animale fatto semplicemente di istinto e di raziocinio, una specie di cinghiale laureato in matematica pura”.

Povero De Andrè, ancora non conosceva i cinghiali laureati all’Università della Vita!

Un cittadino