“La correttezza istituzionale non c’entra. Il Centrodestra ha solo paura che salti la cuccagna dei suoi privilegiati, ovvero Port Mobility ma non solo, che in questo periodo significa finanziamenti elettorali dalle aziende amiche e voti dai dipendenti più gratificati. Per questo ha iniziato a fare il tifo contro l’attuale presidente Di Majo, temendone l’opera di riordino, e ha preso la scusa della sua partecipazione alla convention di Zingaretti.
Guarda caso proprio Emanuela Mari, coordinatrice di Forza Italia, il giorno prima, aveva pubblicamente difeso i super manager di Port Mobility che guadagnano 20 mila euro al mese, tutti dall’ignoto curriculum e con lo stesso esotico cognome. La storia che sta emergendo su Port Mobility contiene diversi interrogativi che reclamano una risposta: una concessione da 13 milioni l’anno per 30 anni rinnovabili, senza passare per le procedure di una gara d’appalto, con l’Autorità portuale all’inizio nella compagine sociale a fare da garante, come prevede la legge, insieme ad altri importanti operatori portuali.
Ma Autostrade per l’Italia , Saba …cadono ad una ad una, come i Dieci Poveri Negretti di Agata Christie. E il presidente Monti che, a quel punto, ritira la partecipazione lasciando il 96% di Port Mobility in mano ad un solo privato. In questi giorni assistiamo alla guerra all’ultimo operatore portuale e al suo misero uno per cento, messo improvvisamente alla porta, passando sopra una sessantina di autisti rimasti senza lavoro.
Fugando ogni dubbio, La Mari e poi gli altri personaggi del centrodestra hanno detto chiaramente da che parte stanno loro: dalla parte dei privilegi costruiti dalla politica di Monti e della sua eredità che ora tenta di difendere con le unghie, con i denti… e qualche bugia”.
Fabio Angeloni – Pd