Con il passare delle ore il caso dei due uomini trovati morti a Torrimpietra nel comune di Fiumicino e di un terzo sopravvissuto si arricchisce di nuovi elementi che complicano il quadro degli inquirenti.
Il primo elemento emerso è che Leonardo, il 23enne superstite alle 2 di notte aveva chiamato il 118 per segnalare che il padre Domenico e lo zio Francesco si erano sentiti male dopo la cena consumata a base di carne cruda, insalata e conserve artigianali. Il ragazzo però ha fornito stranamente al 118 generalità sbagliate spacciandosi per Leonardo Vaglia e non Paladino.
L’ambulanza arrivata sul posto, che è una zona di campagna, ha trovato tre caseggiati senza citofono e senza luci accese. I sanitari del 118 hanno richiamato una ventina di volte il numero di cellulare del richiedente aiuto senza ricevere nessuna risposta. Sono quindi rimasti sul posto girando intorno ai caseggiati con la sirena accesa e riferiscono che un vicino di casa ha detto loro che con il cognome Vaglio nessuno abitava in quella zona.
Hanno allora chiamato la centrale operativa del 118 che subito ha contattato gli ospedali di zona per vedere se intanto era stato ricoverato qualcuno con quel nome e poi successivamente ha chiamato i carabinieri per verificare se in quella zona abitava realmente una persona di cognome Vaglia. Ma in entrambi i casi la risposta è stata negativa.
Dopo aver fatto altre verifiche con ospedali e carabinieri e aver continuato a chiamare il numero di cellulare del richiedente aiuto senza ottenere risposta, la Centrale ha mandato via l’ambulanza.
Solo alle 11 di mattina un amico non ricevendo risposta alle telefonate fatte agli uomini si è recato al casale, trovando i tre accanto alla tavola ed il ragazzo che ancora respirava.
Nel pomeriggio i sanitari del Gemelli, dove era stato trasferito il ragazzo dall’Ospedale di Bracciano, avevano dichiarato che per il momento non esisteva alcuna conferma o indizio che la causa del decesso fosse stato il botulino.
Un altro elemento che intreccia ancora di più le strade che stanno seguendo gli inquirenti è la storia delle persone coinvolte. Francesco, 50 anni, nipote di Domenico, 57 anni, è stato accusato in passato di essere appartenente ad una nuova cellula terroristica “per il comunismo Brigate Rosse”. Ma poi è stato prosciolto da queste accuse. L’uomo lavorava ad un Bar dello Stadio Olimpico.
Per i Carabinieri del Gruppo di Ostia non è quindi scartata alcuna ipotesi, nemmeno quella di avvelenamento da cibo. L’esito dell’autopsia fornirà sicuramente elementi molto più precisi.
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