Determine cancellate dopo un’ora, perizie giurate di parte e documenti della Conferenza dei Servizi che non si trovano: insomma, un pasticcio e palazzo Falcone dice che “sicuramente ne apriranno altre”
Che l’Amministrazione Grando non stia raccogliendo risultati eclatanti in questo momento è un dato di fatto, un caso su tutti quello della Vas, che ha avuto bisogno di una ripubblicazione dopo una tirata d’orecchi arrivata della Regione Lazio.
Ma c’è pure il Pua insabbiato, i problemi legati alla gestione del passaggio ad Acea Ato2 del servizio idrico.
Insomma sono lontani i tempi del 2017 in cui il futuro sindaco Alessandro Grando parlava dell’area di Punta di Palo compromessa, o di Olmetto che attendeva da vent’anni e sul Consorzio di San Nicola proponeva soluzioni che poi ha contraddetto.
In questo scenario è evidente quanto sia utile per Grando far apparire la riapertura delle aree ricettive, meglio chiamarli campeggi, come un evento storico.
In effetti sarebbe utile per tutta l’economia di Ladispoli se fosse un beneficio diffuso con riapertura di tutti i campeggi moltiplicando la ricettività.
Invece sono arrivate diverse lamentele circa il fatto che, in realtà, solo una azienda abbia ottenuto l’autorizzazione a riaprire ed accogliere camperisti.
Si è provato a capire meglio in effetti lo scenario è, a dir poco, confuso. Si era rimasti alla Regione che aveva approvato una Vas con prescrizioni fra le quali, alla numero 1 appare: “… l’Autorità Procedente dovrà verificare la legittimità di tutte le opere esistenti all’interno del perimetro dell’area in esame e, comunque, il Piano dovrà rispettare tutte le prescrizioni e indicazioni relative agli aspetti urbanistici evidenziate dai Soggetti Competenti in materia”.
Quindi il Comune doveva accertare sotto la propria responsabilità e certificare la legittimità dei siti.
Questa aspetto viene adempiuto con una perizia che cita delle sanatorie rilasciate nel 2017 e 2018, appena eletto Grando Sindaco.
Inoltre, nella Vas c’erano una serie di prescrizioni obbligatorie circa la vegetazione, le distanze e lo smaltimento delle acque.
Secondo quanto pubblicato sull’albo pretorio è stata così convocata una Conferenza dei servizi, della quale però non c’è traccia di verbali né di dati, come invece accaduto per altre conferenze servizi.
Al termine, la Conferenza viene chiusa e sancito, con Determina 714/2023, che è valida anche se non sono arrivati alcuni pareri fra i quali quello di ACEA per le risorse idriche e, stranamente, il Comando Polizia Locale e il Demanio Comunale.
Passa circa un’ora ed immediatamente questa Determina viene annullata e sostituita dalla Determina 715/2023 dal titolo praticamente uguale il cui contenuto è incomprensibile ai comuni mortali.
L’unica cosa che sembra essere chiara è la chiusura della conferenza dei servizi che permette ad un operatore, l’unico presentatosi, di aprire una attività in …”Via Primo Mantovani (già Via Roma) n. 125, 129 e 129”.
La cosa in sé, a parte la sostanziale incomprensibilità ai più di quanto scritto in Determina, colpisce per due motivi.
Il secondo è che l’indirizzo coincide esattamente con un’area che Google Maps attribuisce al Queen, che fu oggetto di un provvedimento della Corte di Cassazione Sez. III n. 52827 del 21 novembre 2017 che rigettava i motivi di un ricorso della famiglia Grando mantenendo in essere il reato di abusivismo per la realizzazione di manufatti.
Ora, è difficile fare affermazioni in una vicenda basata su atti che non sono messi a conoscenza del pubblico, come si dovrebbe fare per rispetto della trasparenza, e relativi ad un soggetto terzo che poi proprio terzo sconosciuto non appare a giudicare dalla pubblicità sui social.
Un soggetto terzo in cui la denominazione Beach, e che come scopo primario ha la gestione di stabilimenti balneari lasciano ipotizzare uno scenario di collaborazione e/o successiva concessione balneare, magari quelle introdotte dal Pua in quella zona.
Non a caso si trova una autorizzazione delle Dogane e monopoli a realizzare strutture fisse in area demaniale.
Non si capisce se il campeggio possa realmente accogliere e in base a cosa. Tutto molto confuso fra campeggio e stabilimenti.
Per non parlare del rispetto di tutte le altre prescrizioni contenute nella Vas.
Stupisce poi che a fronte di molti soggetti che svolgevano la stessa attività soltanto questa sia stata così arguta da riuscire a cogliere l’attimo e la giusta procedura per poter riaprire anche il campeggio, ammesso possa parlarsi di una sua riapertura.
Certo, magari una scrittura più lineare delle due determine e più documenti pubblicati in ossequio alla trasparenza potevano aiutare i cittadini che si lamentano a capire meglio.
Gli stessi cittadini che però, pagando le tasse tengono sù la baracca pubblica.
Non sarebbe stato meglio un avviso pubblico a tutti gli operatori ed un piano mirato ad offrire un turismo migliore invece che collassare tutto solo su uno?
Perché se invece di un campeggio solo, avessero riaperto in quattro o cinque, tutta l’economia di Ladispoli certo ne avrebbe maggiormente giovato vedendo moltiplicato il numero dei posti disponibili e la libera concorrenza. Invece così rischia di diventare una procedura ed un business per pochi.
