La sala della Fondazione Cariciv ha ospitato un vivace dibattito sul primo romanzo della giovane scrittrice civitavecchiese
di Cristiana Vallarino
“Mai stati innocenti”, il libro scritto dalla giovane civitavecchiese Valeria Gargiullo è stato protagonista di un affollato e vivace Salotto letterario, ospitato nella sala “Giusy Gurrado” della Fondazione Cariciv, venerdì 4 marzo.
Il romanzo, edito da Salani, sta avendo un notevole successo, soprattutto di critiche. L’autrice, al suo primo romanzo, era affiancata, oltre che da Marco Salomone della Book Faces, associazione che organizza gli incontri, da Gino Saladini ed Anthony Caruana. I due scrittori avevano il compito sia di introdurre il libro sia di farle domande per conoscere la sua storia personale, il suo stile, il suo metodo di lavoro. Un commento al libro è stato affidato anche a Fabrizio Barbaranelli: l’ex sindaco e uomo di cultura lo ha sicuramente apprezzato. A fare da sottofondo musicale, con brani di cantautori italiani ispirati al romanzo, il bravo cantante e chitarrista Francesco Di Iorio, accompagnato anche dalla chitarra di Caruana.

Valeria, oggi 29 anni, vive a Roma dove lavora e studia lettere alla Sapienza, ma ha trascorso infanzia e adolescenza tra i palazzi popolari di Campo dell’Oro. E’ stato un periodo, ha raccontato, non facile: sia per i problemi economici della sua famiglia sia per l’ambiente con cui lei e suo fratello minore si dovevano confrontare quotidianamente. Atti di bullismo, maleducazione, microcriminalità: fenomeni vissuti direttamente che lei, grazie anche agli strumenti forniti dal Master in tecniche di narrazione Palomar, ha trasformato letterariamente. Ed è stato proprio questo ritratto del quartiere che alcuni dei presenti – in particolare lo stesso sindaco Ernesto Tedesco e la presidente della Fondazione Cariciv Gabriella Sarracco – hanno ritenuto non veritiero, se non addirittura ingiusto. Spendendo parole di difesa per Campo dell’Oro e i suoi abitanti, e intavolando un acceso confronto con la scrittrice.
La quale, però, ha sia rivendicato la sua esperienza personale di abitante di quel quartiere cittadino quanto il fatto che il Campo dell’Oro che fa da sfondo alla storia di Anna, del fratellino Simone e della banda dei Sorci non è il ritratto del vero insediamento periferico civitavecchiese, ma vuole essere lo specchio di tutte le periferie italiane. Così come Santa Fermina, il quartiere “bene” confinante a Campo dell’Oro, non è San Gordiano, ma l’esempio di quei posti dove vive, in tutta Italia, la piccola-media borghesia in villette con giardino.
In ogni caso, come ha ammesso Valeria, nel rispondere alla domanda di uno dei molti presenti in sala, essere nata e cresciuta a Campo dell’Oro (dove comunque vive ancora sua mamma) l’ha influenzata nelle sue scelte di vita e le ha dato la spinta e lo stimolo a trovare il suo posto nel mondo. Proprio attraverso la scrittura, passione coltivata fin da bambina, di pari passo con quella della lettura. Valeria ha raccontato di essersi nutrita di tanta letteratura, soprattutto americana.
In ogni caso, piuttosto che avere reazioni permalose verso quelli che sono soprattutto, se non esclusivamente, espedienti letterari, la città dovrebbe essere orgogliosa che una civitavecchiese sia stata catapultata nella comunità di scrittori italiani di livello. Che, come suoi colleghi, l’apprezzano, la rispettano e si confrontano con lei. “Esordi come questo capitano una volta ogni dieci anni. E’ un libro splendido, che brucia l’anima. Leggetelo prima che potete”: si legge sulla fascetta del volume a firma di Mattia Signorini. E adesso aspettiamo il secondo romanzo di Valeria Gargiulli, al quale sicuramente sta già lavorando, anche se non si è voluta sbilanciare.