Negli ultimi tempi il mondo della tricologia ha compiuto dei progressi davvero importanti per quel che riguarda le possibilità di contrastare l’annoso problema della calvizie.
Oggi, infatti, è possibile ottenere un risultato estetico più che soddisfacente anche per chi non può o non vuole eseguire un autotrapianto grazie alla tricopigmentazione.
La tricopigmentazione è una tecnica dai livelli di invasività assolutamente azzerati che offre un risultato estetico non solo apprezzabile, ma anche immediato, e in quest’articolo la andremo a scoprire.
Tricopigmentazione: ecco cosa è (e cosa non è)
Iniziamo col dire che la tricopigmentazione non è assolutamente tatuaggio, infatti sia i pigmenti che le metodiche utilizzate sono differenti. Come si può leggere in questo approfondimento dedicato alla tricopigmentazione ad opera del centro tricologico specializzato Tricomedit Group, questa tecnica prevede il ricorso a piccoli pigmenti anallergici e biocompatibili che vengono depositati negli strati più superficiali del derma tramite delle procedure specifiche del tutto indolori.
In quali casi questa soluzione sa essere ideale
Come si accennava, la tricopigmentazione sa offrire dei risultati molto interessanti, soprattutto laddove il caso clinico presenti determinate caratteristiche.
Nella grande maggioranza dei casi, la tricopigmentazione è richiesta da uomini desiderosi di ottenere il classico effetto rasato: l’impiego strategico di tali pigmenti, infatti, riesce a trasformare il colpo d’occhio di una testa calva o diradata in quello di una capigliatura rasata a zero.
Affinché questo tipo di risultato sia impeccabile, ovviamente, è necessario che eventuali capelli presenti sulla testa del paziente siano rasati a zero, in modo che l’effetto visivo sia uniforme.
La tricopigmentazione può essere perfetta anche per il cosiddetto effetto infoltimento: se un paziente ha i suoi capelli, magari anche non troppo corti, ma vuole ovviare ad una foltezza non ottimale, può accostare ad essi i pigmenti, dello stesso colore dei suoi capelli, utilizzati in questa procedura.Infine, la tricopigmentazione è eccellente per coprire la mancanza di capelli in punti ben circoscritti: il caso più classico, in tal senso, è quello di una cicatrice sul capelluto.
Tricopigmentazione e tatuaggio: due procedure
completamente diverseÈ molto importante sottolineare che la tricopigmentazione non ha nulla a che vedere con i tatuaggi, sia in termini di metodologia realizzativa che di caratteristiche del risultato.I pigmenti utilizzati nella tricopigmentazione, infatti, vengono collocati nella parte più superficiale del derma, offrendo così un risultato molto naturale del tutto diverso dai “tattoo”, i quali coinvolgono strati del derma ben più profondi.Inoltre, nella grande maggioranza dei casi, la tricopigmentazione non offre un risultato permanente, e questo non è affatto un limite, ma un punto di forza.Perché si afferma questo? Anzitutto per l’aspetto più ovvio, ovvero perché il paziente non deve affrontare il peso di compiere una scelta definitiva, e poi perché eseguendo dei ritocchi periodici il risultato può essere adattato ad eventuali cambiamenti fisici che possono manifestarsi nel corso del tempo.La periodicità con cui la tricopigmentazione va ribadita varia da molteplici fattori, tra cui anche lo stile di vita condotto dal paziente: se si espone massivamente ai raggi solari, ad esempio, il colore dei pigmenti può sbiadirsi più rapidamente.Ad ogni modo, a livello puramente indicativo, si può affermare che una seduta di mantenimento ogni anno è più che sufficiente per sfoggiare un risultato sempre perfetto.