Una casa popolare assegnata a due donne originarie del Marocco, una di 61 anni e l’altra di 64 anni, invalide al 100 per cento, ha scatenato una lite a Pietralata. Durante le fasi del trasloco, ieri 27 marzo – intorno alle 16,30 – si è formato un capannello di persone, che lamentavano l’aggiudicazione dell’appartamento Ater alle due signore. Sul posto – in via del Peperino – sono intervenuti gli agenti della Polizia.
Le donne erano spaventate, hanno detto di aver subito parole pesanti, irripetibili. Una di loro, Aicha, storica iscritta al sindacato Unione inquilini, si è rivolta a Fabrizio Ragucci, segretario capitolino della sigla che tutela conduttori e assegnatari, il quale ha sottolineato: “La signora, nel corso degli anni, ha trovato qualcuno, il sottoscritto, che l’ha aiutata a uscire fuori da un percorso di totale emergenza: era finita per strada a seguito di uno sgombero. Dopodiché è riuscita a utilizzare il buono casa, poi ha ottenuto una casa popolare in modo regolare”.
Ragucci, riportando le parole di Aicha, ha proseguito: “Una volta giunte a Pietralata, durante il trasloco, sembra che alcune persone si siano avvicinate, chiedendo le generalità. Altri individui, pare stranieri, avrebbero sostenuto – davanti alla donna – di aver acquistato, in modo irregolare, la casa. Fino alla minaccia “o te ne vai, o ti diamo fuoco’”.
“A quel punto le persone, vicine a questi personaggi, sono intervenute, minacciando le due donne, che hanno tenuto duro e avvertendo che avrebbero chiamato la polizia. La morale – ha terminato Ragucci – è questa: le case popolari devono continuare a essere assegnate. Se una persona ottiene una casa popolare, non deve avere paura di entrare. Non deve cedere a prepotenti, a persone che davanti alle forze dell’ordine, scappano. Quella di ieri è stata la manifestazione di una criminalità di borgata”.
