Nessuna spavalderia politica, solo determinazione. E con la minoranza dem pronti al dialogo. Parla Angelo Rughetti • Terzo Binario News

Nessuna spavalderia politica, solo determinazione. E con la minoranza dem pronti al dialogo. Parla Angelo Rughetti

Mag 14, 2015 | Politica, Roma

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“Con le minoranze del partito si discuterà

ampiamente. Vedrete che la riforma del Senato sarà modificata”. Lo afferma

Angelo Rughetti, deputato del Pd e sottosegretario per la Pubblica

amministrazione in una intervista al Foglio nella quale sostiene che “Renzi

darà ascolto a tutti. Mantenendo però un punto fermo, il monocameralismo”. E a

chi accusa il governo di spavalderia replica che si tratta di “determinazione”

e aggiunge: “Nessun timore. La riforma del Senato, come quella della Pubblica

amministrazione e quella della scuola, vanno avanti perché sono aspetti del

nostro sistema che non funzionano e che abbassano la nostra competitività. Sul

Senato, è giusto che si discuta e trovo interessanti alcune cose che sento

dire anche nella minoranza del Pd” come “l’idea di trasformare il Senato in

una Camera davvero territoriale, dove siedano di diritto i presidenti delle

regioni, due assessori, e poi anche dei consiglieri regionali, anche

dell’opposizione, cui va garantito il diritto di tribuna”, “credo che se ne

possa discutere. Sono d’accordo con quello che dicono Cuperlo ed Epifani,

quando segnalano la necessità che, approvato l’Italicum, il Senato faccia da

contrappeso al potere dell’esecutivo. Dunque noi dobbiamo coinvolgere e

ascoltare la minoranza, ma la minoranza poi deve anche riconoscere le

decisioni che vengono prese negli organi democraticamente eletti. Altrimenti

non è più democrazia, e non c’è reciprocità”. E ad Eugenio Scalfari che

parlato di ‘democratura’, democrazia-dittatura, replica “Si sbaglia. Lui

rappresenta una certa idea di egemonia salottiera, la stessa di quelli che

dicevano: capotavola è dove mi siedo io”, “altro che democratura. In Italia

c’è un tentativo di cambiare le cose, ed è il tentativo di Renzi, che va

incontro a forti e fisiologiche resistenze conservatrici. L’esempio più

evidente è la sentenza della Corte costituzionale sulle pensioni. Una sentenza

sbagliata che rivela, assieme al rumoreggiare dei sindacati sulla scuola e la

pubblica amministrazione, il tentativo disperato di conservare lo stato di

cose presenti”. E conclude: “Il congresso non è lontano, è nel 2017. Adesso

non serve a niente. Il congresso lo fai quando una leadership è in crisi. Noi

abbiamo vinto tutte le elezioni, dalle comunali al le europee”.