Cari amici del Movimento 5 stelle,
non è la prima volta che in Italia viene osteggiata una legge che estende i diritti per molti senza togliere nulla a nessuno, ma che fra i vari “freni” vi fosse il Movimento non me lo aspettavo, e come me tanti, anche fra i vostri militanti ed elettori.
Certo, ho pensato fin da subito che vi sareste trovati in una situazione tatticamente delicata come forza politica di opposizione, costretti ad appoggiare il governo Renzi su un avanzamento oggettivo per il paese (chi di voi lo nega in queste ore? Nessuno) e in una scomoda posizione da comprimari. L’altro rischio, più marginale e pur tuttavia da tenere in considerazione, stava nello scontentare l’elettorato tradizionalista e cattolico, che ha dimostrato una vitalità fuori dal comune nel negare i diritti e la felicità altrui con quel triste rito collettivo del “Family day”, un malriuscito esorcismo per estirpare la diversità dal corpo di altri uomini e altre donne. Vitalità peraltro mai dimostrata negli ultimi vent’anni, quando i diritti dei lavoratori e degli studenti venivano ripetutamente calpestati.
“Comunque, malgrado le insidie e le tentazione tatticistiche, su un tema del genere, sulla scelta fra i diritti e la perdurante assenza di tutele per una fetta consistente del paese, non si tireranno indietro”-pensavo. Poi ho continuato a leggere le agenzie e le dichiarazioni che hanno lentamente e inesorabilmente diagnosticato una forma di schizofrenia collettiva e, a questo punto possiamo dirlo, organica al Movimento.
Dall’adesione esplicita purché il testo originale non fosse toccato, sotto il peso di troppi ‘se’ e incomprensibili crisi di coscienza (sulla stepchild adoption) siete naufragati verso riva, sbatacchiati dalle onde come scogli aggiunti agli scogli leghisti, convinti che questa marea si possa fermare con quattro (o 4 mila e 500) emendamenti.
Devo dirvelo. Non avete avuto né coraggio né l’indipendenza necessaria. Avete dimostrato di essere lo stesso manipolo di deputati e senatori neofiti ed eterodiretti che hanno negato al Paese un vero governo riformista quando ce n’era la possibilità. Non è cambiato nulla, anzi, ora vincolate il vostro mandato ad un contratto di fedeltà, vigilato dai garanti (Grillo e Casaleggio). Accettate di agire con vincolo di mandato perché sapete di non poter fare altrimenti senza ritornarvene nel vostro onestissimo anonimato, dominati come siete dalla vostra leadership bicefala simile ad un risorto centralismo (anti)democratico.
E vi do una notizia. Il vincolo di mandato è contrario alla Costituzione, cari: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
Lo dice l’articolo 67 di una Carta costituzionale figlia della Resistenza e di un aureo compromesso fra uomini di ideali reciprocamente molto diversi: penso che se ci foste stati Voi un simile miracolo di legislazione costituzionale sarebbe stato del tutto impossibile. Però, mentre non vi fate scrupoli nel trascurare e calpestare in via di prassi un principio della Costituzione repubblicana-ispirato alla necessaria autonomia decisionale del parlamentare in quanto rappresente eletto dell’intera nazione- rischiate di far saltare il ddl Cirinnà (in cui quasi tutti credete per vostra stessa ammissione) per salvaguardare la discussione in aula di qualche migliaio di emendamenti perlopiù leghisti, pretestuosi e dal solo intento ostruzionistico.
Magari pensate anche che qualcuno possa davvero credere ad un ossequio così pretestuoso e anacronistico nei confronti di norme procedurali che vengono piegate da anni agli usi più impropri da questa o quella maggioranza.
Proprio ieri sera il costituzionalista Stefano Rodotà, invitato alla trasmissione televisiva “Di Martedì”, ha parlato della riforma del Senato attualmente in discussione: “Con questa riforma- ha detto il professore- la Camera dei Deputati diventa in pratica l’appendice del governo”. Quello sì è un rischio concreto su cui aprire un dibattito serio e vitale nel paese, ma la prassi dell’abuso della decretazione d’urgenza e l’eccessivo protagonismo da parte del governo nella legislazione già sono delle realtà anche senza il ‘prezioso’ apporto del ministro Boschi. Soltanto nell’attuale XVII legislatura, che va dal 15 marzo 2013 ad oggi, su 194 leggi approvate dalle due camere del Parlamento, 60 erano leggi di conversione di decreti-legge: ossia il 31% circa del totale. Sempre a partire dalle ultime elezioni dei due rami del Parlamento, su 195 provvedimenti legislativi parlamentari, ben 162 leggi, cioé l’83% circa, sono state discusse e votate su iniziativa del Governo.
A fronte di questi numeri vorreste far credere al Paese e ai vostri elettori che state rischiando di insabbiare la legge sulle Unioni Civili- dopo discussione e votazione in Commissione referente, pareri di sette Commissioni e il dibattito pubblico che ne è seguito- per mere questioni procedimentali? E pur considerandola una legge giusta? Io non ci crederò mai, semplicemente perché crederci è contrario all’umano raziocinio.
Sapete meglio di me da quanti anni si attende questa legge ed è forse proprio la memoria che Vi sta fregando. Non crediate che anche stavolta il provvedimento sarà insabbiato in un viaggio di sola andata in commissione o seppellito da una sfilza di emendamenti e poi dimenticato. Ma soprattutto non crediate che sia l’inizio della fine del Governo Renzi come lo fu nel 2008 ( con l’affossamento dei DICO) per il Governo Prodi II. Le condizioni sono diverse sotto molti punti di vista.
Se il ddl Cirinnà si impantanasse, Renzi subirebbe un duro colpo, ma riuscirebbe a incassare perché la tattica la sa fare meglio di Voi. Non ha mai accostato il suo nome alle Unioni civili e ne ha parlato solo per “lasciare libertà di coscienza”, il che significa starsene fresco sulla riva del fiume a guardare i cattodem e la sinistra del partito che si azzuffano nel guado. Non mi sono soffermato su questo aspetto perché ne sono già disgustato abbastanza e perché lì, pur nella sua strumentalità, il disegno è chiaro e-malgrado la retorica rottamatrice- sempre uguale a se stesso. Il Parlamento che affossò i DICO non è così diverso da quello attuale e nelle logiche interne di allora, come in quelle di oggi, le parole di Bagnasco hanno un peso da non sottovalutare nemmeno per un secondo. Ma Voi del M5S siete ancora, ritengo, liberi di smarcarvi da quel tipo di condizionamenti. Perciò ancora più colpevoli della coerenza suicida che avete dimostrato, capace solo di farvi ottenere gli applausi dei leghisti e della Chiesa.