Riceviamo e pubblichiamo– Dopo la replica del Sindaco di Ladispoli, apparsa il giorno 30 aprile 2016 su “ TerzoBinario.it ” e inerente al sopralluogo nella piscina della cittadina, essendosi rilevate difficoltà d’accesso in vasca da sedia a rotelle fino dentro l’acqua, riporto nel virgolettato, una frase contenuta in quell’articolo, per un breve commento:
“ Si è arrivati comunque fino al bordo di una delle vasche e la problematica evidenziata è stata quella del passaggio dalla sedia all’interno della piscina. Problema che la proprietà dell’impianto sostiene di affrontare già con altri portatori di handicap con soluzioni però non ritenute valide dalla nostra concittadina ”.
La concittadina qui presente, tuttavia, gradirebbe leggere nero su bianco di quali “soluzioni” si tratta. La piscina non è dotata né di uno scivolo né di un sollevatore. L’unica soluzione per una persona diversamente abile, con deficit motori, è entrare in vasca ed uscirne a forza di braccia, anche con l’aiuto esterno di altre braccia che ti prendono e ti sollevano come un pacco.
A questo proposito, è corretto specificare, ancora una volta, che “l’handicap” motorio presenta caratteristiche del tutto diverse da altri “handicap”, come ad esempio l’ “handicap” sensoriale. Per cui c’è chi può uscire ed entrare, con più facilità, dalla vasca natatoria rispetto a chi ha deficit muscolari. E anche fra gli “handicap” muscolari ci sono differenze notevoli. Pertanto fare di tutta l’erba un fascio, non specificando caso per caso, e generalizzando nelle “soluzioni”, dà l’impressione di essere al mercato ortofrutticolo per l’acquisto di una bella cassetta di pomodori.
Ma perfino per i pomodori bisogna specificare se si vogliono rossi, meno rossi, verdi, da insalata, per il sugo, o se si vogliono i pachino o i sammarzano. Sono sempre pomodori, si dirà; sì, ma pomodori per usi diversi. Una soluzione valida potrebbe essere quella di prendere i pomodori verdi per farci la passata? Spero di aver chiarito il discorso sulle differenze oggettive dell’“handicap”, con una metafora di immediata comprensione!
Una persona con disabilità è uguale a sé stessa, alle sue esigenze e ai suoi dolori e non si deve arrivare a conclusioni fuorvianti, semplificando problemi che, alla fine, non si prestano ad alcuna semplificazione perché verrebbero snaturati.Se una persona con disabilità motoria non riesce ad entrare in vasca a forza di braccia, strisciando sul pavimento della piscina come uno cencio pulisci pavimento, vuol dire che non è volenterosa? Vuol dire che non si adegua? Che non si amalgama al sistema?
Vuol dire che non vuole entrare in vasca, o che non può entrare in vasca? Bisogna adeguarsi perché questo passa il convento? Non credo proprio, perché non si può fare quello che non si riesce a fare. Le soluzioni alternative, se di soluzioni si vuole parlare, dovrebbero partire proprio da queste, umanissime, considerazioni. Chi può entrare, nel senso che ce la fa, ben venga ma chi non può accedere come fa ad immergersi nell’acqua? Peggio per lui? Questa è la domanda. Ma vogliamo omologare le persone? Le vogliamobinquadrare senza ascoltarne le difficoltà? Le differenze esistono ed andrebbero valutate a priori. La normativa vigente, guarda caso, è una Legge Quadro e non c’è bisogno di altri inquadramenti. Contempla già tutte le situazioni, i casi e i bisogni.
La frase che ho citato nel virgolettato è, perciò, politicamente scorretta ed inconcludente.Per quel che mi riguarda, la piscina è uno spazio costruito e come tale deve essere accessibile e fruibile. La normativa va tutta in tal senso.
La Legge Quadro 104/92 sottolinea l’importanza di rimuovere ostacoli nelle attività sportive. Gli articoli 23 e 24 ne sono il cuore pulsante.
Mi viene in mente quella favola di Esopo in cui la cicogna invita a casa sua la volpe, e per farle uno scherzetto le serve un sostanzioso brodino in un recipiente dal collo lungo e stretto. La volpe, non avendo il becco, rimane a bocca asciutta e a fiutare l’aria.
Arrivare a bordo vasca e non potersi immergere somiglia, parecchio, alla favola di Esopo.
Ecco, generalizzare di fronte alla disabilità è proprio sbagliato.7
Paola Mauri