“Durante l’estate è comparso, silenziosamente e senza clamore, un orrendo muro frangiflutti che impedisce la visione dell’orizzonte a chi passeggia lungo il Viale Garibaldi.
Un’opera tanto impattante quanto simbolica: eretta nel silenzio rassegnato di una comunità che sembra non credere più nel proprio futuro. Quel muro è l’immagine concreta della disaffezione di una città che, pur con una storia millenaria legata al mare, oggi fatica a riconoscersi, a progettare, a sperare.
Civitavecchia, infatti, ha progressivamente perso il proprio rapporto con il mare. Nonostante l’identità marinara che la contraddistingue, le aree realmente fruibili della costa sono esigue, soprattutto se confrontate con quelle delle vicine Tarquinia o Santa Marinella. Gli arenili balneabili sono pochi, frammentati e spesso soffocati da servitù industriali e infrastrutturali: come il porto e le centrali. Parlare di “città di mare” rischia, così, di diventare un’espressione retorica.
Anche gli spazi destinati ai giovani sono limitati e spesso frutto dell’iniziativa isolata di qualche imprenditore o associazione, piuttosto che frutto di una visione pubblica strutturata. Quando questi luoghi sorgono in contesti residenziali – come il Pirgo o via Montegrappa – si innescano poi, inevitabilmente, conflitti con i residenti che chiedono sia tutelato il loro diritto alla quiete e al riposo.
Eppure, uno spiraglio sembra aprirsi. L’apertura a sud del porto potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase, un’occasione per una rigenerazione urbana e sociale che la città attende da tempo.
Una volta completato il collegamento viario tra l’Antemurale e il Molo Vespucci, con la separazione fisica del porto storico dal porto commerciale, sarà finalmente possibile avviare il processo di sdemanializzazione del porto storico: un passaggio tecnico, amministrativo e politico complesso, ma indispensabile per restituire alla città una parte fondamentale della propria identità e tutta la sua storia millenaria.
Si parla da sempre della possibilità di aprire il porto alla città, di accogliere i crocieristi in spazi capaci di offrire servizi, cultura e bellezza. Ma le parole non bastano più. È il momento di agire. Civitavecchia è il suo porto storico. La programmazione degli esercizi commerciali e turistica non fa parte delle competenze dell’Adsp secondo la normativa vigente – come il tpl e i RSU -. L’Adsp Mtcs si occupi della pianificazione, tariffazione e regolamentazione dei traffici commerciali e passeggeri di rilievo nazionale e internazionale, di manutenzione delle banchine, degli spazi acquei portuali. Il Comune di Civitavecchia faccia il resto. Il porto storico, la terrazza su Viale Garibaldi e lo spazio antistante con la sua spiaggia, la nuova area affianco a Piazza della Vita, possono diventare nuove aree per la ”Movida” e il divertimento dei giovani, senza arrecare disturbo ai cittadini residenti.
Il Forte Michelangelo; “ La città ritrova il suo cuore sul mare”:
In questo contesto, il Forte Michelangelo – può essere il fulcro simbolico e operativo di questa visione, di un nuovo protagonismo del Comune di Civitavecchia. Il Forte è il monumento identitario della città, oggi in gran parte inaccessibile e sottoutilizzato dalla Capitaneria di porto. Serve un trasferimento formale della gestione al Comune, non solo il Maschio, che già è in uso all’Amministrazione comunale. C’è bisogno di un progetto economico finanziario concreto per trasformare il Forte in un polo museale, culturale. ricreativo e ricettivo per i milioni di turisti in transito da Civitavecchia e aperto tutto l’anno.
Deve nascere un nuovo progetto di “Forte Aperto”, pensato per ridare significato e funzione a un bene straordinario, conciliando valorizzazione storica, turismo sostenibile, inclusione giovanile e qualità urbana”.
Jenny CRISOSTOMI
