Un’estate illuminata dalla verve di nuovi progetti e avventure quella dell’Isola del Cinema di Roma, vera e propria istituzione sull’Isola Tiberina, che accende da anni la Capitale di proiezioni e kermesse culturali di grande prestigio.
A luglio diventata terra di sperimentazioni con registi e professionisti del cinema, ma anche giovani studiosi e curiosi, chiamati a raccolta da Aureliano Amadei tra i più talentuosi ed è il caso di dirlo, integerrimi registi della new wave italiana. Tra le esperienze da segnalare, III Shock di Iolanda La Carrubba, set che abbiamo avuto l’occasione di visitare ed esplorare.
“E se nulla esistesse e noi fossimo all’interno del sogno di qualcuno? Oppure, e ciò sarebbe peggio, se esistesse solo quel tizio grasso nella terza fila?”. (Woody Allen)
E se quel tizio, che abita la verità dentro e fuori il sogno, e chissà, ne è tramite, fosse invece, un’identità ultra temporale, meravigliosamente charmant in casual(i) jeans e maglietta, perduta o approdata su un’Isola che c’è, nell’epicentro di una pubblicità fatta di carne e celluloide, che forse è una contro-(se non addirittura falsa)-pubblicità che evolve straccia e riassembla i canoni dei mad man dei nostri tempi, mutandondoli in linee guida per un linguaggio sovrapposto che rapisce nel suo incantesimo e trova lo stargate per mondi e loro possibili intermittenze?
All’ultimo godardiano respiro. Vedere per credere. Una poltrona, una barba, due lame, una macchina da presa. Girato su pellicola, senza sonoro, montaggio in macchina, in meno di tre ore (con il supporto di un’ottima direzione della fotografia) su un set vibrante di caldo e sintonie intellettive, tra Lynch e Fellini, l’Isola del Cinema di Roma, III Shock, scritto e diretto da Iolanda La Carrubba si inserisce come unicum avvincente nell’ambito dell’ardito e brillante progetto “Cinema Inventato” ideato da Aureliano Amadei.
Scheggia imprendibile non solo perché imprevedibile in questo anno di luce (a 120 anni dall’invenzione e primo utilizzo del cinématographe brevettato dai fratelli Auguste e Louis Lumière ma anche a 150 anni dall’uscita del classico narrativo e psicanalitico Alice in Wonderland), la film maker e polimorfa vulcanica autrice Iolanda La Carrubba (che ha di recente firmato Senza chiedere permesso, protagonista l’attore Fabio e, il suo primo lungometraggio di fiction dopo numerose regie ed esperienze tra documentario, videoclip, videopoesia e altri funambolici e contaminati esperimenti) aderisce rocambolesca e carrolliana alla sfida-proposta di Amadei (per i dettagli si rimanda al seguente link, https://escamontage.wordpress.com/2015/07/01/esca-video-cinema-inventato-il-promo-del-progetto-di-aureliano-amadei/, ndr). Con il suo cortometraggio III Shock. Fulminea (s)composizione di piani, viaggio, loop e sorpresa “ai confini della realtà”.
Fedele alla propria poetica della deflagrazione e ricolonizzazione degli stili e stilemi, allergica ad etichette ma di esse consapevole, Iolanda anche nel muto del suo primo corto su pellicola, disegna con una coreografia di gesti e simboli, la musica di un cosmo che si rivela e vive coinvolgendoci quali inevitabili pedine interattive.
Iolanda brama il nostro sguardo e incalza il nostro spirito multiforme. Come per Gilliam la prima funzione del cinema, qualsiasi sia la sua forma, è stimolare il pubblico, creare lo scandalo e lo stupore del cambiamento dei punti di vista, materializzare contraddizione insieme risolvendola, andando oltre la vocazione del genere e inoltrandosi in una permanent vacation che è esplorazione oltre i dati sensibili della fisica. Ecco che per/con Iolanda l’Isola del Cinema diventa Specchio di Parnassus, non quello che la mania “definizionista” postmoderna additerebbe come nonluogo, bensì terra-confine adagiata su una iconica magnetica tiberina “zattera di pietra”, solo apparentemente immota, tanto al di qua quanto “al di là dei sogni”.
Un ponte/quinta/black hole sulle acque indomabili della immagin-azione. Iolanda La Carrubba è quel flusso irriducibile e penetrante ma anche il Dr. Parnassus, l’alchimista del settimo senso, vestale profetica e condottiero dal sorriso ancestrale che visita, guida, doma quel ponte cerebrale, umano ed extra sensoriale che è la (sua) arte cinemato-grafica (appunto settima). Protagonisti eterei e iconici Daniele Ferrari e Francesca Stajano.
L’uno uomo con e senza barba, incastrato in un’agnizione imprevista, doppio ma non doppione, saramaghiano uomo duplicato; l’altra una pin up sofisticata e memore di caroselli arguti, che imbraccia l’oggetto del desiderio, un rasoio scintillante che è, tra le infinte ipotesi, icona pop, strumento di mercato e pendolo tra le (suddette) dimensioni. Spot, thriller, commedia, appunto, sorpresa.
Se nel sistema-Cultura italiano anche nell’emisferoCinema, tornando al cinismo iper-reaele del caro Woody, “gli intellettuali sono come la mafia. Si uccidono fra di loro” Iolanda osserva la mattanza etica e tenta con energia propulsiva un nuovo cineParadiso, in cui la complessità per larga parte insondabile della vita e delle sue dimensioni trova palco ma anche humus di coltura e di altra cultura, che come la sua autrice è non solo indipendente ma romanticamente pirata, vagabonda, partecipativa, ironica, tenace, eclettica, curiosa. Ora stampata anche su nastro di pellicola, tra i fotogrammi, pondus elettrizzante e immacolato grembo per ri-generazioni, del suo corto-spot. Muto, bianco, nero, scala di grigio, visione in scala, innumerabile fantastico III Shock.
TITOLO
III Shock
Regia, soggetto, sceneggiatura Iolanda La Carrubba
Con Francesca Stajano e Daniele Ferrari
Direttore della fotografia (Dop) Andrea Gabriele
Aiuto Dop Lucio Casellato
Abiti di Vanessa Foglia
Fotografi di scena Amedeo Morrone, Michele Simolo