Continua il dibattito sulle ricadute dell’impianto biogas di Pian della Carlotta sul territorio. Le tesi di ieri sostenute dall’ingegner Matthew J. Allen volte a dimostrare i vantaggi di un simile impianto hanno scatenato la reazione del professor Stefano Montanari, l’esperto di nanopatologie incaricato dal Comune di Cerveteri per studiare i danni all’ambiente e alla salute del biogas nel comprensorio. Il professore, che secondo Allen è stato oggetto di strumentalizzazioni da parte dei comitati, così replica:
“Ho letto l’intervento dell’ing. Allen e c’è davvero di che disperare. Le ingenuità contenute sono tali e tante da far dubitare della sua reale conoscenza del problema. Questo dando per scontata la sua buona fede.
Gli argomenti avanzati sono quelli di una propaganda priva di basi scientifiche, a partire dal digestore che “funziona come lo stomaco”. Sarebbe più o meno come affermare che i campi di sterminio nazista (strano che questi signori evochino certi ricordi storici) erano del tutto innocui perché, comunque, concludevano un ciclo di vita che, lo si volesse o no, si doveva chiudere.
Anche ritornare sulla desolforazione del gas è sconsolante dopo la figura non certo brillante dell’“esperto” che illustrava l’intervento di due microrganismi che tutto fanno fuorché eliminare lo zolfo, conservandolo, anzi, fino all’ultimo atomo. E questo sempre ammesso che quei due microrganismi siano davvero presenti nell’impianto.
Forse è da attribuire ad un rigurgito di fedeltà alla causa l’affermare che il “ciclo della CO2” è quello naturale. Può darsi che l’ingegnere non abbia posto attenzione a ciò che illustravo al consiglio comunale del 18 scorso e, magari, non abbia fatto mente locale su tutto quanto precede e segue il trattamento della biomassa e sulle cosiddette condizioni di contorno. Per semplificare fino all’estremo, l’ingegnere sostiene che, se io bevo in un giorno tanto vino quanto ne bevo in vent’anni, ottengo esattamente lo stesso effetto.
Incredibile, poi, l’affermazione secondo cui le emissioni dell’impianto sarebbero zero, polveri comprese. Basterebbe investire qualche ora nella lettura di articoli scientifici o di libri che trattano l’argomento per rendersi conto dell’enormità esternata. Giusto per offrire uno spunto, pur con tutte le incertezze in proposito si analizzi il biogas e si veda quanta sostanza produttrice di polvere c’è. Le polveri secondarie, poi, non potranno che essere generate in quantità molto rilevanti, e risparmiandogli quelle polveri che impiegano tempo a formarsi, si metta l’ingegnere a cavallo del camino e gli si faccia respirare lo zero che esce.
Indipendentemente da tutto e lasciando da un canto l’affermazione secondo cui qualcuno avrebbe paragonato all’impianto a biogas la vicina centrale a carbone (fu un errore invitare la signora che ha trattato l’argomento se non altro perché totalmente fuori tema e, come c’era da aspettarsi, oggetto di critica), sarebbe interessante conoscere l’opinione dell’ingegnere riguardo l’utilità dell’impianto (articolo 41 della Costituzione). Se è vero che noi abbiamo un istallato di almeno 120 GW e ne consumiamo solo una piccola frazione non avendone toccato la metà nemmeno negli ormai lontani momenti di domanda di punta (era l’estate del 2007), perché mai dovremmo attrezzarci con altri produttori di energia di cui non sappiamo che fare? Di fatto la messa in opera dell’impianto di Pian della Carlotta, così come di tutti gli altri impianti simili che minacciano di costellare l’Italia, altro non sono se non speculazioni attuate approfittando di una voragine lasciata aperta da una legge pensata bene ed attuata malissimo. Questo, al di là di ogni approccio scientifico o pseudo-tale, dovrebbe chiudere definitivamente la questione.
Da ultimo, mi chiedo perché l’ing. Allen non abbia approfittato del consiglio comunale aperto per porre le sue obiezioni, obiezioni, peraltro, già discusse dal mio intervento anche senza che fossero poste.
Comunque sia, non appena il Comune sarà entrato in possesso della mia relazione completata l’altro ieri, mi auguro che sia resa pubblica in modo da non dover rispondere a domande di cui esiste già la risposta”.