Iliad voleva installare una stazione radio, il Pincio ha detto no. La compagnia si è rivolta al Tar che le ha dato ragione, condannando l’ente alle spese processuali. È l’estrema sintesi dell’esito del contenzioso che si è concluso pochi giorni fa con la sentenza dei giudici amministrativi, aperto con la precedente Amministrazione comunale e che quella attuale si trova ora a dover gestire.
I fatti risalgono al settembre scorso quando il Suap respinse una richiesta dell’operatore francese di telefonia di installazione di un ripetitore. Il diniego partito dagli uffici di via Antonio da Sangallo riguardava il piazzamento di una nuova stazione radio base, in base al regolamento comunale del 2010 relativo ai sistemi di telecomunicazione. L’ente ha deciso di agire in autotutela, dopo la presentazione dell’azienda, insieme alla Galata società proprietaria dell’infrastruttura, la una Scia a Pincio e Arpa per l’installazione di tre antenne e tre parabole. Non solo: l’ente civitavecchiese pretendeva la presentazione di una polizza assicurativa con massimale da 12 milioni di euro “per una durata fino a 5 anni successivi alla disattivazione da consegnarsi in copia al Comune alla presentazione della richiesta di autorizzazione”. Troppo per la Iliad che si è vista dare ragione dal Tar in primis, perché la volontà era quella di “installare una nuova stazione radio da posizionarsi sulla struttura porta antenne dell’azienda Galata, previo adeguamento della stessa”. Invece il Pincio considerava l’impianto già esistente e quindi non ex novo. I giudici amministrativi inoltre hanno considerato l’onere non obbligatorio oltre che eccessivo, perché “diverso e aggiuntivo rispetto a quelli individuati dal legislatore, ponendosi in contrasto con il decreto legislativo che vieta a Pubbliche Amministrazioni, Regioni, Province e Comuni di imporre oneri e canoni stabiliti per legge agli operatori”. Dulcis infundo, il Comune di Civitavecchia è stato condannato a pare 1.500 euro di spese processuali.