Sono ancora tante le domande rimaste aperte dopo la morte di Marco. Ieri sera Giulio Golia ha condotto uno speciale sugli interrogativi sulla morte di Marco, domande ancora in attesa di risposta. Tra queste, forse la più importante, è quella dei soccorsi: perchè non sono stati chiamati immediatamente? Perchè al 118 non si è detto si trattava di un colpo di arma da fuoco? E le indagini?
Lo speciale parte con un video, quel del 18esimo compleanno di Martina Ciontoli. Un video in cui Marco parla e ringrazia tutta la famiglia Ciontoli: “Vorrei ringraziare non solo Martina per tutti i momenti belli che mi ha regalato da quando stiamo insieme ma anche la sua famiglia per tutti i momenti belli che fa vivere a lei e nello stesso tempo anche a me perché anch’io ormai ne faccio parte o per lo meno mi sento da farne parte”.
“Come un cane me l’hanno ammazzato”, dice a Giulio Golia la mamma di Marco, “l’hanno spogliato di dignità, l’hanno spogliato di tutto in quella casa quella sera”.
Quella sera infattii, secondo Antonio Ciontoli e la famiglia, Ciontoli avrebbe sparato al ragazzo mentre Marco stava facendo il bagno nella vasca di casa sua. Il padre della fidanzata sarebbe entrato in bagno, avrebbe preso da una scarpiera una pistola che deteneva regolarmente, da cui sarebbe partito per sbaglio il colpo che ha portato dopo alcune ore alla morte del giovane.
Un colpo che, entrato dal braccio, ha poi attraversato torace, polmone destro e cuore conficcandosi in una costola. In casa, quella sera, erano presenti, oltre ad Antonio e Martina, anche la moglie di Antonio, Maria Pezzillo, Federico, il fratello di Martina, e la sua fidanzata Viola Giorgini.
I figli di Antonio Ciontoli dicono di non essersi accorti subito che si sia trattato di un colpo di pistola e hanno parlato di un “colpo d’aria”, ma il buco lasciato dal proiettile sul braccio di Marco, di un centimetro di diametro, difficilmente può essere scambiato per un “colpo d’aria”. “Non si vedeva niente”, ha detto la moglie di Antonio. “Mi sembrava una pressione del dito”, ha aggiunto il figlio Federico.
I legali di Ciontoli sostengono che gli altri componenti della famiglia non si sarebbero resi conto di quello che era successo, nemmeno durante la telefonata fatta dal padre ai soccorritori. Telefonata nel quale il padre dice la bugia che il ragazzo si è ferito con un pettine, un buchino dopo essere caduto su un pettine.
Nella puntata de Le Iene parlano però anche Ilaria Bianchi e Christian, i due infermieri arrivati sull’ambulanza dei soccorsi quella sera. Nessuno della famiglia Ciontoli parla loro di colpi di pistola: “Abbiamo subito capito che c’era qualcosa che non andava, siamo stati ingannati, abbiamo cambiato il codice da verde a rosso”. Solo al Pronto Soccorso Federico riferisce la circostanza del colpo di pistola accidentale partito dall’arma di Antonio Ciontoli
E lo stesso Antonio Ciontoli avrebbe chiesto al medico del pronto soccorso se fosse stato possibile non segnalare la questione del colpo di pistola.
Ciontoli, al tempo sottufficiale della Marina distaccato ai servizi segreti, era stato condannato in primo grado a 14 anni per omicidio volontario, mentre per i figli e la moglie era arrivata una sentenza di condanna a tre anni per omicidio colposo. In secondo grado si è passati da 14 anni a 5 perché il reato è stato derubricato da omicidio volontario a colposo (confermando invece il resto della precedente sentenza per i suoi familiari).
A sostenere che Marco si sarebbe potuto salvare se i soccorsi fossero stati attivati subito è il professor Cipolloni, il medico legale che ha eseguito l’autopsia sul corpo del ragazzo: “Marco Vannini è morto per l’emorragia. È ovvio che l’intervento immediato avrebbe consentito di attuare dei trattamenti efficaci”.
“La galera la stiamo facendo noi, fuori e mio figlio dentro a un fornetto, a 20 anni”, dice la mamma di Marco parlando della sentenza che giudica inadeguata.