Emiliano Stefanini sull’acqua pubblica: “In questi giorni in paese si è discusso dei problemi di approvvigionamento idrico causati dalla stagione più siccitosa dai primi dell’800 e della discutibile gestione dei servizi da Parte di AceaAto2. Ho assistito personalmente ad una imbarazzante discussione dove si sono susseguiti interventi senza cognizione di causa che a tratti hanno avuto del ridicolo, attribuendo competenze e possibilità ai cittadini e all’Amministrazione Comunale che non stanno né in cielo né in terra. Sembra come se sulla scia degli eventi prima dell’inghilterra e poi della Catalogna anche ad Allumiere ci sia stata una sorta di “brexit e dichiarazione d’indipendenza” e si sia costituita la “Comunità autonoma delle Allumiere” fuori dall’Europa, dallo Stato italiano e dalla giurisdizione della Regione Lazio. Si è parlato a sproposito sia dell’esito referendario del 2011 attribuendo allo stesso un significato che non gli appartiene cioè “acqua pubblica/acqua privata” cosa che non corrisponde alla realtà cosi come l’accusa all’Amministrazione Regionale per non aver designato i nuovi Ato (Ambiti Territoriali Ottimali) come se non esistessero gli attuali cinque Ato su base provinciale, facendo una profonda confusione tra l’attuale suddivisione amministrativa del territorio regionale e la suddivisione in ABI (Ambiti di bacino idrografico) come introdotto dalla Legge Regionale 5/2014. Si è sentito parlare di reinternalizzazione del servizio idrico da parte del Comune di Allumiere e di fantomatiche petizioni popolari da mettere in piedi, ma nella totale assenza di spiegazioni riguardo quale normativa possa consentire tale scelta e con quali soldi (fondo di ripubblicizzazione) si possa revocare l’affidamento in essere e come tornare indietro per rientrare in possesso degli impianti regolarmente ceduti ad AceaAto2.
Campo Progressista facendo parte della coalizione che ha portato all’elezione della nuova Amministrazione comunale, intende differenziarsi e marcare distanza dal mondo della politica surreale tesa a creare improbabili aspettative per la cittadinanza. A tal scopo riteniamo opportuno sollecitare la Regione Lazio anche attraverso l’attività dell’Amministrazione comunale di Allumiere proponendo al Sindaco Pasquini e al Consiglio Comunale una Mozione da sottoporre alla discussione consiliare. In sintesi la Mozione proposta impegna il Sindaco e la Giunta Comunale a sollecitare il Presidente e la Giunta della Regione Lazio ad attuare la L.R. 4 aprile 2014 n. 5 “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque” e quindi:
ad approvare un atto amministrativo che in attuazione dell’art. 5 di suddetta Legge Regionale istituisce gli Ambiti di Bacino Idrografico e dispone la Convenzione di Cooperazione Tipo per il governo dei medesimi prendendo a base della discussione la proposta di legge prodotta dal Coordinamento Regionale Acqua Pubblica Lazio e depositata dal Consigliere regionale Gino de Paolis e coofirmata da diversi consiglieri regionali, di maggioranza e opposizione, denominata PdL n. 238 che punta alla definizione di una pluralità di ambiti territoriali ottimali, anche di dimensione subprovinciale, su base idrografica;
nelle more della definizione del nuovo assetto del servizio idrico integrato sul territorio della regione, a porre in essere ogni possibile azione volta ad impedire il passaggio forzato degli impianti dei comuni ai gestori del servizio in forza delle convenzioni stipulate sulla base della normativa previgente e volta ad intervenire immediatamente per la cessazione degli affidamenti e delle concessioni non conformi alle norme europee.
Campo Progressista Allumiere
Stefanini Emiliano
Allumiere 08/11/2017
In allegato la Proposta di mozione per il Consiglio comunale
Oggetto: impegno per l’attuazione della Legge regionale 4 aprile 2014, n.5 “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”
IL CONSIGLIO COMUNALE
PREMESSO CHE
che l’acqua è un bene essenziale ed insostituibile per la vita e, pertanto, la disponibilità e l’accesso all’acqua potabile e all’acqua necessaria per il soddisfacimento dei bisogni collettivi costituiscono un diritto inviolabile dell’uomo, un diritto universale, indivisibile, che si può annoverare fra quelli di cui all’articolo 2 della Costituzione;
che con la promulgazione della Carta Europea dell’Acqua (Strasburgo 1968) la concezione dell’acqua come “bene comune” per eccellenza si è progressivamente affermata a livello mondiale;
che il principio dell’accesso all’acqua come diritto fondamentale di ogni persona, secondo criteri di parità sociale e di solidarietà, è stato altresì, recentemente ribadito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Risoluzione ONU del 29 luglio 2010);
che, inoltre, la risoluzione del Parlamento Europeo dell’11 marzo 2004 sulla strategia per il mercato interno già affermava “essendo l’acqua un bene comune dell’umanità, la gestione delle risorse idriche non deve essere assoggettata alle norme del mercato interno”;
che la risoluzione del Parlamento Europeo del 15 marzo 2006 sul IV Forum mondiale dell’Acqua dichiara “l’acqua è un bene comune dell’umanità” e chiede che siano esplicati tutti gli sforzi necessari a garantire l’accesso all’acqua alle popolazioni più povere entro il 2015 ed insiste affinchè “la gestione delle risorse idriche si basi su un’impostazione partecipativa e integrata, che coinvolga gli utenti e i responsabili decisionali nella definizione delle politiche in materia di acqua a livello locale e in modo democratico”;
che “un più ampio accesso alle informazioni e una maggiore partecipazione ai processi decisionali migliorano la qualità delle decisioni e ne rafforzano l’efficacia, contribuiscono a sensibilizzare il pubblico alle tematiche ambientali e gli consentono di esprimere le sue preoccupazioni, permettendo alle pubbliche autorità di tenerne adeguatamente conto”, come sancito dalla Convenzione Internazionale di Aarhus (1998), ratificata dal nostro Parlamento con legge n. 108 del 2001 e approvata dalla Comunità europea con decisione n. 2005/370/CE del Consiglio, del 17 febbraio 2005;
che l’articolo 43 della Costituzione cita: “A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale”.
che l’esito della consultazione referendaria del 12 e 13 giugno scorso, sancito dai decreti presidenziali pubblicati in Gazzetta Ufficiale – Serie Generale n. 167 del 20-07-2011, ha determinato l’abrogazione sia dell’articolo 23-bis del decreto legge 25 giugno 2008, n.112, convertito con la legge 6 agosto 2008, n. 133 e successive modificazioni e integrazioni, sia del comma1 dell’articolo 154 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152;
RITENUTO CHE
che il bene acqua, pur essendo rinnovabile, per effetto dell’azione antropica può esaurirsi: è quindi responsabilità individuale e collettiva prendersi cura di tale bene, utilizzarlo con saggezza, e conservarlo affinchè sia accessibile a tutti e disponibile per le future generazioni;
i cambiamenti climatici a livello mondiale stanno alterando gli equilibri del pianeta, producendo effetti che si manifestano anche in Italia con piogge torrenziali alternate a siccità prolungate e, nella nostra regione, con preoccupanti e prolungati fenomeni siccitosi, che determinano l’impoverimento delle falde acquifere e preoccupanti processi di desertificazione;
per le ragioni e considerazioni in premessa, è necessaria una rinnovata iniziativa di tutte le pubbliche istituzioni per far sì che l’acqua, risorsa naturale limitata, continui ad essere considerata bene comune pubblico e non merce condizionata dal mercato e dal profitto;
non è ulteriormente accettabile e sostenibile lo stato in cui versano le risorse idriche nel territorio del Comune di Allumiere e, più in generale, quelle all’interno della Regione Lazio, caratterizzato da un continuo depauperamento in termini di quantità e qualità delle acque, dovuto principalmente ad una mancanza di pianificazione e una gestione orientata a massimizzare i profitti piuttosto che a garantire un servizio essenziale;
VISTO CHE
il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato la legge di iniziativa popolare 4 Aprile 2014, n. 5 sulla “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”;
l’articolo 5 comma 1 della Legge Regionale n. 5 del 4 Aprile 2014 prevede che “Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, la Regione individua con apposita legge gli ambiti di bacino idrografico e, al fine di costituire formalmente le Autorità di detti ambiti, disciplina le forme e i modi della cooperazione fra gli enti locali e le modalità per l’organizzazione e la gestione del servizio idrico integrato, costituito dall’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua, di fognatura e di depurazione delle acque reflue”;
la Corte Costituzionale, con la sentenza 13 luglio 2017 n. 173, ha stabilito che gli Ambiti Territoriali Ottimali vanno definiti mediante un atto amministrativo e non attraverso una Legge Regionale;
IMPEGNA
La Giunta comunale ed il Sindaco a sollecitare il Presidente e la Giunta della Regione Lazio ad attuare la L.R. 4 aprile 2014 n. 5 “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque” e quindi:
ad approvare un atto amministrativo che in attuazione dell’art. 5 di suddetta Legge Regionale istituisce gli Ambiti di Bacino Idrografico e dispone la Convenzione di Cooperazione Tipo per il governo dei medesimi prendendo a base della discussione la proposta di legge prodotta dal Coordinamento Regionale Acqua Pubblica Lazio e depositata a firma di diversi consiglieri regionali, di maggioranza e opposizione, denominata PdL n. 238 che punta alla definizione di una pluralità di ambiti territoriali ottimali, anche di dimensione subprovinciale, su base idrografica;
nelle more della definizione del nuovo assetto del servizio idrico integrato sul territorio della regione, a porre in essere ogni possibile azione volta ad impedire il passaggio forzato degli impianti dei comuni ai gestori del servizio in forza delle convenzioni stipulate sulla base della normativa previgente e volta ad intervenire immediatamente per la cessazione degli affidamenti e delle concessioni non conformi alle norme europee.