Emergenza migranti. Lettera aperta al Sindaco: "Ci hanno negato qualsiasi aiuto" • Terzo Binario News

ponte mammolo migrantis

“Siamo rifugiati eritrei della Comunità della Pace e da anni residenti al Ponte Mammolo. Con la presente, fraternamente salutiamo tutti, augurando pace , serenità, prosperità e sviluppo.”
Si apre così la lettera aperta rivolta al Sindaco di Roma, all’Assessore alle Politiche Sociali e Abitative e al Prefetto Gabrielli.  E’ stata scritta dai 70 rifugiati che da più di un mese vivono nel parcheggio antistante la baraccopoli nella zona est della Capitale, sgomberata ed abbattuta lo scorso 11 maggio.
Quello che chiedono i migranti è abbastanza chiaro. Infatti vorrebbero ricevere un trattamento umano e una soluzione abitativa autonoma, oltre che alla ridiscussione del rinnovo del permesso di soggiorno.
“Abbiamo una storia e una dignità da conservare. Trattateci nel rispetto delle leggi italiane e internazionali”. Si sentono soli e lasciati al cospetto del proprio futuro senza nessun aiuto: “Perchè il Comune di Roma e lo Stato italiano ci hanno abbandonato in balia di nessuno? Dovremo sposare la malavita per vivere? Siamo qui in cerca di una vita dignitosa”
E’ questo lo sfogo dei 70 rifugiati che pensavano di poter sfuggire alla guerra e di ricevere ospitalità in Italia:
“Nel nostro paese c’è la dittatura, eppure qui stiamo subendo ingiustizie e un trattamento poco cortese”.
Se la prendono in particolar modo con il Comune ed in particolar modo con chi ha ordinato lo sfratto e la demolizione delle case autoprodotte:
“L’11 maggio 2015 noi residenti in via delle Messi D’Oro abbiamo subito una cosa cosa assurda. Infatti il Comune di Roma e la Prefettura hanno demolito senza alcun preavviso le case che avevamo costruito con le nostre mani, sacrificio e sudore. Totalmente abbandonati a noi stessi dallo Stato Italiano, ci siamo autorganizzati con la speranza che questa soluzione prearia fosse transitoria e favorisse la nostra reale inclusione”:
Parole che fanno riflettere sul modus operandi e che indispettisce i rifugiati che non si aspettavano un trattamento del genere:
“Siamo stati costretti a spostarci nel parcheggio perchè le istituzioni ci hanno negato ogni forma d’aiuto, compreso quello per i bisogni primari. Hanno rifiutato di fornirci bagni chimici e il sostegno è arrivato solo dal quartiere, da privati cittadini e da associazioni e centri sociali.”
La Comunità della Pace nasce più di quindici anni fa e si popola di persone provenienti da vari Paesi dell’Africa.

Pubblicato domenica, 14 Giugno 2015 @ 18:10:14     © RIPRODUZIONE RISERVATA