Bracciano. In arrivo il decreto regionale "salva ospedale" per il "Padre Pio" • Terzo Binario News
L'ospedale Padre Pio di Bracciano

L’ospedale Padre Pio di Bracciano

Corsi, decreti, e ricorsi. Il “Padre Pio” resta in piedi e resta ospedale di pronto soccorso.

Il nuovo, promesso decreto targato Regione Lazio per riqualificare l’ospedale “Padre Pio” di Bracciano, dovrebbe essere pubblicato nelle prossime settimane, quindi recepito e attuato dalla Asl RmF. Il decreto secondo i pronostici degli amministratori locali e tra loro l’assessore alla Sanità di Bracciano, Mauro Negretti, sgancerà il “Padre Pio” dal decreto capestro, sempre regionale, datato 4 dicembre 2014, che declassava il nosocomio a presidio di “area disagiata” amputandolo delle sue funzionalità.

Il decreto, partorito dalla neoeletta squadra Zingaretti, nasceva per tentare un “riordino”, nei fatti rientro “taglia e cuci”, dai pesanti disavanzi della sanità laziale, il secondo decreto in pochi anni a minacciare Bracciano e dintorni, dopo la condanna alla squalifica dell’unico nocosomio del comprensorio sabatino già sancita dal decreto n. 80 “Polverini”, il fallibile “razionalizzatore” della sanità laziale.

Mauro Negretti

Mauro Negretti

“Insieme al sindaco Giuliano Sala, abbiamo potuto visionare il testo del nuovo decreto, che potrebbe essere pubblicato nel BUR a breve – ha affermato Negretti – e ci sembra che risponda in linea di massima agli impegni presi dalla Regione dinanzi alla delegazione degli amministratori locali, nella riunione dell’aprile scorso, in cui già si concretizzava l’idea di un ennesimo decreto per salvare il ‘Padre Pio’. Sostanzialmente è stato rispettato l’impianto prospettato, ossia un ospedale di Pronto Soccorso con 20 posti di medicina, 25 posti di area chirurgica – chirurgia ortopedica, per i quali lotteremo affinché vengano portati a 30, per creare due unità da 15 posti ciascuna -, 10 posti di day hospital chirurgici. La cosa importante ora è da un lato capire come comportarci con il Tar, dall’altro affrontare, dopo il decreto, lo scoglio più difficile, trovare le risorse per dare forma alla riqualificazione”.

Il decreto di dicembre voleva invece trasformare il “Padre Pio” in struttura con pronto soccorso H24 coperto da medici del DEA di I livello, laboratorio di analisi per l’emergenza, un servizio di Teleconsulenza per la diagnostica radiologica, 20 posti letto di Medicina generale per acuti, 10 di chirurgia generale elettiva per le attività di Week Surgery e 10 di Day Surgery multispecialistica. In parole povere, un centro di emergenza per smistare il “traffico” degli acuti verso altre strutture vicine, e già iper congestionate, tra la Capitale e Civitavecchia.

Mentre Negretti mostra cauto ottimismo nel confermare la prossima pubblicazione del nuovo decreto che strappa il “Padre Pio” al depauperamento altrimenti inevitabile, emerge il problema fondi e forza lavoro. Da mesi, anzi anni, il nosocomio soffre non solo della carenza di infermieri, ma anche di personale medico, medici chirurghi di emergenza, tanto per i turni in pronto soccorso quanto per la programmazione degli interventi in quello che nominalmente rappresenterebbe un polo chirurgico ortopedico cardine del territorio, unico per oltre 200mila residenti.

Una paralisi delle attività che ha portato a non pochi ripetuti attriti tra amministrazione di Bracciano, comitati, cittadini e Asl RmF, che nei giorni scorsi emanava, e nel giro di poche ore ritirava, una disposizione con cui riorganizzava temporaneamente il “Padre Pio” in ospedale “di giorno” dove si effettuano, in orario limitato, esclusivamente interventi di elezione con esclusione di interventi di emergenza e di urgenza, con blocco delle accettazioni dei pazienti chirurgici dal pronto soccorso. Stati di tensione e di incertezza nella gestione di un ospedale che ha bisogno di sostegno, al di là del provvedimento dichiarato imminente da parte della Regione.

Una strada ancora lunga. Una volta pubblicato il nuovo decreto, dovrà essere recepito dalla Asl RmF, tramite atto aziendale che dovrà essere presentato in conferenza dei sindaci, per discuterne e modularne l’applicazione. Una pulp fiction a colpi di burocrazie, un thriller meramente politico (nel senso deteriore del termine) che procede brusco e naif, con colpi di coda meritevoli dei peggiori B Movies della nostrana storia. Senza contare il ruolo ancora determinante dalla giustizia amministrativa, che ha probabilmente influenzato la mossa strategica, forse preventiva, della Regione. Infatti il TAR del Lazio a seguito del ricorso presentato dai Comuni del comprensorio del Lago di Bracciano contro il suddetto decreto del dicembre 2014, ha congelato, con udienza sospensiva del 19 marzo scorso, fino il prossimo 21 luglio gli effetti dei Decreti di Riorganizzazione della Rete Ospedaliera regionale. Se approvato metterebbe ancor più in discussione l’intero piano regionale per il servizio sanitario pubblico, creando un ulteriore terremoto tra Regione, Asl e comuni.

Pubblicato lunedì, 11 Maggio 2015 @ 07:11:12     © RIPRODUZIONE RISERVATA