Primarie Pd, Silvia Marongiu sposa la mozione Orlando: "Nuovi stimoli per chi soffre le disuaguaglianze" • Terzo Binario News

Primarie Pd, Silvia Marongiu sposa la mozione Orlando: “Nuovi stimoli per chi soffre le disuaguaglianze”

Apr 20, 2017 | Ladispoli, Politica

Silvia Marongiu

Manca poco ormai alle primarie del Partito Democratico per la scelta del nuovo segretario. Il 30 aprile il fatidico giorno. Dai congressi di circolo emerge che Matteo Renzi si trova ancora parecchio avanti rispetto ai propri avversari, avendo preso il 66, 5% delle preferenze contro il 25,5% di Andrea Orlando e l’8% del governatore della Puglia Michele Emiliano. Ma la partita non è ancora chiusa e la mozione Orlando ha trovato sul territorio degli interpreti determinati e autorevoli. Fra questi la consigliera comunale Silvia Marongiu che ha sposato subito la candidatura del guardasigilli, mentre passo dopo passo va avanti la campagna elettorale del PD di Ladispoli a sostegno di Marco Pierini. 

Si è scelto di rivolgere alla consigliera qualche domanda che riconnetta il quadro nazionale con l’appuntamento elettorale locale ormai alle porte. 

Consigliera Silvia Marongiu, Lei ha giocato in prima linea la sfida delle primarie del centrosinistra per ilcandidato sindaco di Ladispoli. Ora ha fatto un passo avanti anche in sostegno della mozione Orlando. Cosa l’ha spinta a schierarsi dalla parte dello sfidante?

Mi ha spinta la voglia irrefrenabile, che ha sempre accompagnato la mia attività politica, di non smettere di schierarmi dalla parte di chi non ha voce…Se non altro perché le maggioranze hanno già strumenti sufficienti per tutelarsi da sole. A seguito del referendum di Dicembre, gli elettori hanno dato un chiaro segnale alla politica, adesso sta a noi coglierlo e farne buon uso. La candidatura di Andrea Orlando mette a disposizione nuovi stimoli per chi oggi più che mai, soffre le diseguaglianze e le disparità sociali. E’ necessario far tornare il PD ad essere protagonista e colonna portante di una coalizione di centrosinistra unita e vincente.

I suoi valori sono noti ed il suo impegno è riconosciuto anche dai suoi avversari. Ma non crede che la Vostra coalizione a sostegno di Marco Pierini, ormai giunta a quota 7 liste, abbia diluito eccessivamente le sue caratteristiche di “sinistra”? Non è preoccupata da alcuni ingressi?

Non sono pienamente d’accordo. Le liste civiche nascono per valorizzare il contributo della società civile all’interno di una coalizione, sta poi ai partiti della stessa disegnare una politica che si ispiri ai valori ed agli ideali maturati nel corso della loro storia. La presenza del PD, ed in particolare il mio ruolo di rappresentanza della mozione Orlando, traccia proprio un inequivocabile governo di centro sinistra della città, in cui la cura degli “ultimi” ed il welfare saranno prioritari. Bisogna lavorare per trasformare Ladispoli da città a comunità. E’ emersa la volontà del candidato sindaco di allargare la coalizione a quanti abbiano a cuore il futuro di Ladispoli, vincolandoli a un patto programmatico che verrà stilato nei prossimi giorni insieme ai cittadini. Per il resto, i colloqui con diverse formazioni politiche sono ancora in corso quindi sarebbe poco opportuno da parte mia esprimere giudizi su liste e/o formazioni politiche e civiche che non si sa ancora se entreranno a far parte del nostro progetto di governo.

Torniamo alla politica. Il bilancio che il comune sta andando ad approvare, così come quello di moltissime città, conterrà tagli massicci al sociale. Parafrasando Andrea Orlando, è ancora possibile in democrazia esprimere una proposta politica che unisca i dimenticati e i decisori?

È possibile nella misura in cui lo Stato si impegna a far sì che le tasse pagate dai contribuenti vengano impiegate in toto per garantire servizi essenziali alla città e quindi ai suoi abitanti. Non è un mistero che, ormai da anni, il Governo centrale ci fa scalare montagne ed affrontare giganti avendo solo una fionda in mano. Conosco le problematiche degli esclusi in buona parte avendo partecipato a diversi tavoli; è vero che i tagli sono un dato obiettivo. Tuttavia mi interessa cosa fare in prospettiva: ci sono notevoli competenze sul territorio che se messe nelle condizioni di lavorare possono fare grandi cose per cui sarà importante garantire collaborazione e interazione costante. Poi cercheremo di non perdere nessuna risorsa economica tra quelle che dovessero rendersi disponibili. Gli esclusi vanno ascoltati e devono avere risposte credibili. Tutti siamo chiamati ad uno sforzo notevole ma che è nelle nostre gambe.

Sicurezza, Patria, Innovazione : sono parole che in Italia il centrosinistra ha sempre avuto problemi a declinare all’interno della propria narrazione. Secondo lei possono entrare a far parte del vocabolario di donne e uomini di sinistra?

Sì anche perché sono temi che non possono e non devono avere connotazione politica, a patto che vengano declinati nel modo giusto. Il PD non si limita ad usarli strumentalmente come fanno i movimenti o i partiti populisti, solo per racimolare qualche voto facendo leva sulla pancia delle persone, svuotando nella realtà questi concetti del loro significato. Penso al tema sicurezza che quasi mai, nel vocabolario del centrodestra, fa il paio con la “percezione della sicurezza”, questione di non secondaria importanza. Capire come i cittadini percepiscono la sicurezza del territorio, a fronte di provvedimenti già adottati. Sicurezza non equivale ad alimentare la xenofobia, facendo credere che la propensione a delinquere dipenda dalla razza dalle persone. Questo non fa altro che acuire le distanze tra i popoli. Bisogna creare un sistema in cui tutti si sentano parte di una società in cui integrarsi, rispettando il sistema legislativo e culturale. Un’Italia sola non può però assumersi questa responsabilità. La risposta sta in una nuova politica europea, che trovi riscontri nella condivisione collettiva dei problemi. Su Patria: se intendiamo come Patria un Paese inclusivo, che accoglie e non respinge, che non guarda con diffidenza il diverso allora ci capiamo. Che poi mi domando sempre: ma diverso da chi? Parimenti la patria non può più essere interpretata come recinto in cui chiudersi, in un contesto europeo e mondiale in cui i problemi ormai hanno assunto una dimensione tale, da non rendere una nazione isolata capace di gestirli. Può rappresentare quel valore aggiunto, quella straordinaria ed unica differenza che, unita ad altre “differenze”, può portare al raggiungimento di soluzioni che altrimenti sarebbero fuori portata. Le diversità tra i Paesi possono e devono coesistere, proprio perché capaci di contribuire al bene collettivo e trovare i motivi per stare insieme, non per dividerci. Per questo amiamo, difendiamo e conserviamo la nostra patria, senza che ciò ci conduca allo sterile e dannoso isolamento. Innovazione: veramente è una parola che può usare solo la destra? Scherziamo? E’ proprio la condivisione di conoscenze e crescite differenti, che può massimizzare l’innovazione di un Paese. Penso al progetto Erasmus (che ho vissuto in prima persona) attraverso il quale gli studenti di tutta Europa viaggiano, si confrontano e si arricchiscono. Loro rappresentano il nostro futuro: ricercatori italiani, francesi, tedeschi, greci e degli altri paesi membri, che mettono reciprocamente a disposizione la propria esperienza. Penso ai fondi europei, grazie ai quali molto progetti anche italiani hanno trovato vita e sviluppo. È nostro preciso dovere moltiplicare le possibilità di progresso anziché limitarle. Innovare significa anche sviluppare e ottimizzare le nostre risorse umane e produttive. Sono questi i migliori investimenti che possiamo fare.