Mononucleosi: una malattia che spesso passa inosservata • Terzo Binario News

Mononucleosi: una malattia che spesso passa inosservata

Feb 13, 2018 | Dal Web, Sanità

Il virus di Epstein-Barr è un herpesvirus correlato anche a diverse patologie tumorali: il linfoma di Burkitt, il carcinoma della faringe, diversi casi del linfoma di Hodgkin e alcune forme di tumore gastrico. In gran parte delle sue manifestazioni, l’azione del virus si limita a provocare la mononucleosi infettiva, molto spesso asintomatica: la malattia, che colpisce principalmente i giovani (in genere dall’età dell’adolescenza ai 30/35 anni), nella maggioranza dei casi tende a risolversi autonomamente, senza alcun segnale di infezione, inducendo il corpo a produrre gli anticorpi specifici. Non sono rari i casi in cui, in età adulta, si venga a scoprire di avere contratto il virus molti anni prima, con un decorso privo di sintomi e una risoluzione della malattia senza complicazioni. Questa particolarità della mononucleosi riduce anche i segnali di un eventuale contagio: per sua natura, la mononucleosi infettiva è contagiosa, e per chi si trova a contatto con individui ammalati, le probabilità di contrarre il virus sono altissime, ma è ugualmente probabile che i sintomi non si manifestino. Naturalmente, anche i soggetti che avessero contratto la malattia in forma asintomatica, sono portatori sani del virus, e responsabili, anche se inconsapevolmente, della sua diffusione.

Le manifestazioni più frequenti della mononucleosi

I segni di infezione della mononucleosi compaiono prevalentemente nei pazienti immunodepressi o che, per qualsiasi ragione (incluso un periodo di forte stress psicofisico), non siano in grado di far fronte alla presenza del virus. Inizialmente, il decorso è caratterizzato da una sintomatologia simile ad una normale tonsillite: forte mal di gola, febbre alta e ghiandole del collo visibilmente ingrossate. A diversificare la malattia da un semplice mal di gola, è la compromissione totale dell’organismo, che segue alla prima fase dell’infezione: un’eccessiva stanchezza, la tendenza alle infezioni ricorrenti, il persistere di una leggere febbre e di dolori muscolari diffusi rappresentano un quadro clinico caratteristico. Non è raro che, anche per chi avesse contratta la malattia in età giovanile senza rendersene conto, si verifichi una riattivazione tardiva del virus, provocando una sensazione di stanchezza e di astenia: si tratta comunque di episodi di lieve entità, che non comportano alcun rischio.

L’importanza di una diagnosi corretta

Se è vero che in quasi tutti i casi la malattia scompare senza avere causato sintomi e senza lasciare traccia, è anche vero che il virus di Ebstein-Barr provoca un’infezione sistemica, vale a dire diffusa in tutto l’organismo, che non si limita alle tonsille, alla faringe e ai linfonodi del collo. I segni più evidenti dell’infezione sono un notevole e abnorme ingrossamento della milza, una compromissione del fegato, che si gonfia e provoca un aumento della transaminasi, e un’alterazione della formula leucocitaria del sangue, con un aumento spropositato delle cellule monociti (da qui il nome mononucleosi). Proprio a causa di questa anomalia ematica, in passato era molto difficile, per i medici, diagnosticare con precisione la mononucleosi, che veniva spesso confusa con una grave forma di leucemia. Il virus colpisce prevalentemente proprio i globuli bianchi del sangue, il cui ruolo è quello di contrastare le infezioni: per tale ragione viene compromesso il sistema immunitario anche a distanza di mesi. Non è raro che, dopo la mononucleosi, anche i soggetti più resistenti alle malattie infettive possano manifestare per lunghi periodi una ricorrenza di tonsilliti, polmoniti, otiti e altre forme di infezione, con una grave ripercussione sulla qualità della vita. Per tale ragione, il virus di Ebstein-Barr, insieme ad altri agenti virali (tra cui i virus responsabili dell’herpes e dell’epatite B e C), vengono considerati dannosi proprio perché persistenti e tenaci.

Le precauzioni per evitare complicazioni e rischi

Nella maggioranza dei casi, la mononucleosi infettiva si risolve da sé senza che il paziente se ne renda conto, anche in presenza dei classici sintomi. La similitudine con normali influenze e faringiti, rende necessaria la conferma della diagnosi tramite l’esame del sangue: in genere è dall’elevato numero di monociti che il medico riconosce la malattia. La cura più efficace è un periodo di una decina di giorni di riposo, evitando soprattutto l’attività sportiva, in quanto lo sforzo potrebbe causare la rottura della milza ingrossata. La terapia antibiotica, trattandosi di un’infezione virale, non ha effetto, mentre è opportuno curare l’alimentazione e l’idratazione, e ricorrere eventualmente a farmaci antinfiammatori e immunostimolanti. Nel lungo termine, l’infezione lascia spesso la conseguenza di un calo più o meno rilevante delle difese immunitarie: è quindi consigliabile per i pazienti seguire con attenzione le indicazioni del medico, che stabilirà se proseguire con trattamenti specifici ed effettuare controlli periodici per verificare la presenza di anticorpi. Complicanze gravi, a livello del sistema nervoso e cardiovascolare, sovrainfezioni batteriche, encefaliti ed epatiti sono possibili ma comunque molto rare, e quasi sempre la malattia si risolve in poche settimane. Ovviamente, uno stile di vita sano, un’alimentazione equilibrata e naturale e l’applicazione delle basilari regole di igiene contribuiscono a prevenire sia la mononucleosi che altre malattie infettive.