di Santo Fabiano
Non so se possa esistere un “razzismo giusto”. E in verità non mi sembra possibile. Ma, ammesso che possa giustificarsi, sarebbe opportuno chiedersi da che cosa discenda e a che cosa sia finalizzato. Se si considera il termine utilizzato si desume che le ragioni dovrebbero derivare dalla comune appartenenza alla stessa “razza”. Certamente gli uomini non sono tutti uguali. Basta osservare un orientale e metterlo a confronto con un occidentale o un africano, per accorgersi delle diversità anche a occhio nudo. Per i più attenti, inoltre vi sono profonde diversità tra gli orientali. E gli africani non sono tutti uguali, così come non lo sono tutti gli occidentali. E anche questa triplice distinzione é limitativa perché non comprende gli slavi o i pellerossa o altri popoli, tutti con la rivendicazione di una specifica propria identità.
Quello italiano, per quanto ci riguarda, nella geografia delle “razze”, dovrebbe essere un popolo solo, con la stessa identità. Ma é proprio così?
Basta fare ricorso alla memoria per ricordare le contrapposizioni tra settentrionali stanziali e i meridionali emigrati, ingaggiate, anch’esse, in nome del razzismo. Ma si trattava davvero di razze diverse? Quella battaglia contro gli immigrati del sud fu la bandiera di una forza politica che sventolava i diritti del “nord” e la difesa del territorio dalla invasione dei “terroni” e dal centralismo che impoveriva le periferie settentrionali a vantaggio del sud. Con questo programma riuscì persino ad andare al governo, accendendo curiosità e aspettative sulle riforme per l’affermazione dei principi annunciati. Ma dopo dieci anni di governo ha lasciato sul tappeto la riforma più centralista della storia d’Italia (la cosiddetta Riforma Brunetta), nessuna forma di riscatto delle autonomie e condanne per avere distolto le risorse pubbliche in benefici personali (altro che razza!), anche in forma di titoli di studio acquistati, mutande colorate di verde e persino gioielli provenienti dall’Africa nera, il cui colore degli abitanti, per l’occorrenza non dava alcun fastidio. E adesso che si profilano nuove elezioni, per gli stessi il nemico é cambiato: non é più il terrone del sud dell’Italia, ma l’immigrato di colore, qualunque sfumatura abbia. Con l’accortezza, però, di non combattere quelli che siano facoltosi e potenti, come nel caso dei magnati che comprano squadre di calcio o supermercati o banche, perché, si sa… “pecunia non olet”!
Ma passiamo alla seconda domanda: quale sarebbe la finalità delle cosiddette “ideologie razziste”? Verrebbe da rispondere che sia la “difesa della razza”. E poiché con questo termine, soprattutto oggi, nell’era della globalizzazione, si intende l’identità sociale e culturale, viene da pensare che l’obiettivo di questi movimenti sia quello di difendere la propria cultura e i propri valori dalla contaminazione o persino dalle aggressioni delle altre culture. Quest’ultimo aspetto é certamente quello che merita una maggiore attenzione. Siamo tutti interessati, infatti, alla tutela dei valori della nostra società e del patrimonio che ci contraddistingue. Ma viene da domandarsi: il nostro desiderio di difesa dei valori sociali e culturali é autentico e rivolto verso ogni minaccia? Nelle città in cui viviamo assistiamo a deturpazioni del territorio, alla distrazione di risorse pubbliche a gravi ingiustizie e irregolarità che hanno compromesso, nel profondo, il rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni. La cronaca ci restituisce informazioni circostanziate sull’oltraggio ai valori costituzionali (la stessa forza che invoca L’unità a difesa della razza italiana, poco tempo fa decideva l’inno nazionale e persino la bandiera). Tuttavia, non si assiste a una reazione a difesa di questi. Forse non si avverte il pericolo per la nostra civiltà e per la razza che la esprime? O forse, più semplicemente, il problema non si pone perché gli autori di questi gesti sono dei connazionali ?
Se avessimo a cuore le tradizioni della nostra cultura e della nostra identità, dovremmo adoperarci per difenderli da ogni aggressione, da qualunque parte provenga. I nostri rappresentanti, in Europa, hanno barattato “spazi commerciali” in cambio delle nostre coltivazioni e poi, indebitato il Paese a favore di lobbies. Gli effetti di queste “politiche”, sono state deleteri e hanno esteso il livello di povertà e di indebitamento a livelli di soffocamento sociale. Ma chi lo ha fatto, ha sventolato la bandiera comune e aveva gli stessi caratteri somatici di ciascuno di noi. Anzi, era elegante, con l’auto di lusso e in prima fila nelle manifestazioni pubbliche.
Però, a giudizio di questi oppositori delle contaminazioni razziali, il vero problema sono gli immigrati. Certamente lo sono! Lo sono se qualcuno, dietro il buonismo di facciata finge di accoglierli per fare business. Lo sono se il modo migliore per accoglierli è tenerli prigionieri e poi lasciarli scappare, perchè si arrangino. Ma lo sono ancora di più se ad accoglierli è un Paese senza identità, dove la giustizia non funziona per nessuno, dove qualunque malintenzionato, di qualsiasi etnia è libero di fare ciò che vuole, confidando in un sistema sbracato che oscilla tra formalismo e garantismo e nel quale a pagare sono soltanto i più deboli e i meno protetti.
E’ stato proprio un “immigrato” a dirmi “nel nostro Paese, se una persona commette un reato viene subito arrestato, qui no. Così l’Italia attira i miei peggiori connazionali che sanno di riuscire a farla franca”. E non è un caso che molti slavi, polacchi e romeni sono ritornati nei Paesi di appartenenza.
Non è colpa loro se il nostro sistema giudiziario non funziona, se a delinquere sono i peggiori di loro che poi la fanno franca e trovano spazio tra i nostri criminali che li assoldano e se ne servono, finché il crimine organizzato ne farà dei boss.
Se vogliamo, davvero difendere la nostra “razza” e la nostra civiltà, cominciamo a proteggere i valori della convivenza civile da chiunque li violi, a qualunque razza appartenga… a qualunque partito appartenga.
Difendiamo tutti insieme la “razza” delle persone oneste, contro la “razza” dei disonesti! Non mi sorprenderebbe affatto che, se lo facessimo davvero, troveremmo al nostro fianco diversi immigrati, magari più motivati di noi a difendere quei diritti che nei loro Paesi non vengono rispettati… perché è per quella ragione che scappano.
Facciamolo, se vogliamo evitare di fare la loro stessa fine. Ma affrettiamoci: già i migliori di noi lasciano il nostro Paese e vanno oltre confine, non per i problemi causati dagli immigrati, ma per i disastri causati dai nostri connazionali.