Fatta la Legge trovato l’inganno • Terzo Binario News

Riccardo-AgrestiSpesso accade che alcuni genitori, una volta che il proprio figlio abbia violato una regola della scuola, chiedano che nel loro caso si deroghi, si agisca con “buon senso”, si sia più “tolleranti”, si applichi la regola con flessibilità e non con rigidezza eccetera. Ma se le norme sono “giuste” (cioè se sono dettate da regolamentazione della vita civile a vantaggio di tutti e sono studiate e scritte da esperti), queste vanno applicate alla lettera e senza “flessibilità”.

Ad esempio perché occorre fermarsi con il rosso? Semplicemente perché occorre regolamentare un incrocio: senza di questo occorrerebbe andare tutti molto più lentamente, per applicare con attenzione altre regole di precedenza. In effetti in alcune Nazioni si sta sperimentando l’eliminazione dei semafori per costringere alla riduzione della velocità. Ma questo accade se l’automobilista conosce, se è istruito, altrimenti questi non riduce la velocità e rischia di uccidere ed uccidersi. Chi giocherebbe rischiando 1000 euro per vincerne solo uno? Ebbene il “furbo” che passa con il rosso, per “vincere” un paio di minuti, mette in gioco la propria vita e quella degli altri: più che un furbo è un pessimo giocatore.

Consideriamo, in secondo luogo, quale sia il compito della Scuola. Tutti concorderanno che questa serve a formare i cittadini del futuro e questo lo si fa con l’insegnamento, che non è limitato soltanto alle nozioni che il docente trasferisce impartendo lezioni dalla cattedra, ma anche l’esempio che come adulti offriamo loro. Anzi proprio dall’esempio degli adulti i ragazzi imparano di più. Per questo motivo è più grave l’errato comportamento di un docente il quale, più degli altri, deve essere rispettoso delle norme, del prossimo e della buona educazione. Le reazioni della comunità scolastica alle “marachelle” dei ragazzi sono necessarie per renderli responsabili alle violazioni delle regole. Ma cosa insegneremmo con il nostro esempio se fossimo incoerenti? Se dicessimo che occorre rispettare una certa regola (ad esempio gettare la carta nell’apposito cestino per il riciclaggio), ma poi siamo noi a non rispettarle e a non farle rispettare? Se fossimo “tolleranti”, se “chiudessimo un occhio”, se ci piegassimo alle richieste dei genitori, il messaggio che veicoleremmo sarebbe che le Leggi non contano nulla e che gli altri devono rispettarle, ma noi possiamo non farlo. Che quando si sarà adulti, vuoi con l’inganno, vuoi con il piagnisteo, vuoi con le “amicizie”, vuoi perché ci sai fare, si può essere, davanti alle Legge, “più uguali di altri”. Insomma insegneremmo ai ragazzi la tipica mentalità italiota “fatta la Legge trovato l’inganno” perché “io sono più importante degli altri” che è esattamente il pensiero che è alla base dell’anarchia (sempre con la “a” minuscola).

A chi pensa che sia errato una decisione di allontanare qualcuno dalla comunità scolastica, occorre chiarire che i ragazzi non devono comunque essere lasciati soli dai docenti (i quali devono tenerli comunque sempre e comunque informati dei compiti da svolgere e delle lezioni da studiare e magari permettere di far seguire le lezioni via Skype da casa) e che la reazione di una comunità a chi non si comporta correttamente e secondo le sue regole, è quella di allontanare temporaneamente chi non comprenda le corrette modalità del vivere civile e le ragioni dell’errore commesso.
Non chiediamo agli insegnanti di non fare o fare male il loro lavoro! Se li si costringe ad applicare con “flessibilità” una norma in un certo singolo caso, si dovrà in seguito applicarla con flessibilità sempre altrimenti non si insegna nulla e la norma non ha alcun valore: tanto vale non avere regole!

Pubblicato domenica, 10 Maggio 2015 @ 09:33:56     © RIPRODUZIONE RISERVATA