“In un regime democratico, anche i legittimi interessi delle minoranze debbono essere adeguatamente tutelati, specialmente quelli attinenti alla salute e sicurezza, garantiti dalla nostra Costituzione.
Le scelte impopolari, come quella del biodigestore di Cesano, auspicate dai più nell’interesse generale, devono comunque essere trasparenti e non in deroga alla normativa, incuranti dell’impatto ambientale e sempre sulla pelle degli stessi cittadini di questa periferia.
La localizzazione prevista per l’impianto, in area vergine, agricola di pregio e vincolata, rientrante peraltro tra quelle interessate dall’emergenza nucleare dell’ENEA, a distanza insufficiente dagli agglomerati urbani limitrofi e senza alcuna delle caratteristiche previste, per esempio, dall’ultimo piano regionale dei rifiuti ( assente dalla mappa delle aree idonee prodotta dall’Area Metropolitana con procedura rigorosa nel 2018), evidenzia motivazioni preminenti legate palesemente ad esigenze evidenti di mera conservazione del consenso elettorale, a danno di una minoranza di cittadini di serie B, sacrificabili.
Peraltro l’intervento, rischia d’impattare in modo rilevante anche su tutto il quadrante nord di Roma, in quanto non tiene conto dell’inadeguata e già congestionata rete viaria esistente, sulla quale graverebbe un aumento inaccettabile di traffico pesante connesso al trasporto dei rifiuti all’impianto collocato al confine comunale, attraverso zone densamente urbanizzate, con un degrado ulteriore della qualità dell’aria connesso all’ulteriore d’inquinamento.
A pochi giorni dalla condanna in primo grado a 6 anni di reclusione della dirigente della regione Lazio della scorsa giunta Zingaretti, preposta alla gestione delle procedure relative agli impianti per rifiuti, il commissario Gualtieri e la sua assessora all’ambiente, incuranti delle giuste proteste della cittadinanza, premono sulla realizzazione del biodigestore di Cesano (100.000 t/a) per il piano rifiuti di Roma. L’autorizzazione del commissario è partita dalle risultanze della procedura VIA (Valutazione Impatto Ambientale), del 2019 per il precedente impianto (compostatore da 60.000 t/a), gestita e firmata dalla ex dirigente condannata per corruzione, concussione ed altre gravi irregolarità. L’impianto traballante della VIA suddetta, risultato, a nostro avviso, più di accordi politici che di approfondimenti tecnici (che, inizialmente ed in contraddizione con le decisioni finali, sembrava che avessero escluso l’intervento), oltre a contenere circa 60 prescrizioni, da per acquisite verifiche inesistenti (ex. problemi di compatibilità con il piano di emergenza nucleare, evidenziati anche dall’ENEA ) o a posteriori, come quelle archeologiche.
Su questa si è basata quindi la VIA per il nuovo biodigestore sulla stessa area agricola vincolata, deciso da Gualtieri, (di taglia circa doppia e rischi ulteriormente aumentati per la presenza di biogas) che, in modo speditivo senza considerare né le criticità evidenziate in precedenza per il compostatore né il parere negativo della Soprintendenza ai beni culturali, procede a tappe forzate, in barba all’impatto ambientale ed alla sicurezza e salute dei cittadini interessati.
Ora si spera che almeno i giudici del TAR del Lazio vogliano considerare le legittime e fondate richieste dei cittadini, valutandole nel merito e scongiurando questo ingiustificato ed ulteriore degrado di una periferia già penalizzata e dimenticata dalle varie amministrazioni locali”.
il consigliere Dott. Flavio Borfecchia