Una bella iniziativa nel segno della memoria e della storia locale, quella di dedicata a Sesto Galimberti.
Ieri mattina, all’ Aula Nobile del Palazzo Camerale, di fronte ad un vasto pubblico è stata presentata la ristampa de “I miei ricordi”, una autobiografia di Sesto, per tutti Sestarello, noto esponente della politica e dell’ associazionismo locale.
Dopo i saluti della figlia, Catia Galimberti, l’ex deputata Marta Grande, che ha moderato l’ evento, ha ricordato l’importanza della traccia lasciata da Sesto nella comunità locale, non solo come testimone diretto ma anche come protagonista attivo della storia locale.

“Sesto- ha ricordato – è stato internato per due anni in un lager tedesco per aver detto no alla Repubblica di Salò, insegnandoci che i valori e gli ideali non vanno mai traditi, anche a costo di andare incontro alla deportazione e alla fame più nera. È grazie a persone come Sesto che oggi siamo liberi di poter scegliere”.
Sulla stessa linea gli interventi di Valerio Bruni e Giorgio Gargiullo, che hanno evidenziato anche il lavoro svolto da Galimberti nell’ ambito della cooperativa “Cinque Monti”, di cui è stato tanti anni presidente, portando avanti un discorso di mutuo assistenzialismo e solidarietà tra pari per una ragione non solo imprenditoriale, ma anche e soprattutto sociale.
“Sestarello- ha aggiunto Diego Nunzi – ha lasciato il segno, con il suo esempio, il suo attaccamento alla comunità e la sua attenzione all’ emancipazione del mondo femminile”.
Dopo una lettura di un passo de “I miei ricordi “, letto a voce alta da Giovanni Padroni, il Presidente dell’ Università Agraria, Daniele Cimaroli, ha invece tracciato un profilo familiare dello “zio Sesto”, una persona la cui forza era quella di andare sempre avanti in maniera stoica, come chi è stato da sempre temprato dal dolore e dalle difficoltà.
Come ha ribadito anche Simone Ceccarelli, nella duplice veste di assessore e di presidente del circolo Berlinguer, “Sesto raccontava di aver superato le difficoltà del lager forse perché lui la fame l’aveva già conosciuta e le dure condizioni di lavoro a cui era stato sottoposto fin da bambino a causa dell’ indigenza lo avevano in qualche modo fortificato”.
“La storia di Sesto – ha concluso il sindaco Luigi Landi- rappresenta una parte importante del percorso educativo collettivo che ci consente di crescere. La sua è stata una personalità forte che ha trasmesso valori e colorato la storia locale non solo con la sua esperienza di internato, ma anche con l’ abilità di chi ha saputo andare oltre, coniugando il proprio attaccamento alle origini con la capacità imprenditoriale di avviare il motore di una economia intelligente di cui tanti hanno beneficiato”.
Come riconoscimento per una vita spesa per la comunità, a Sesto, scomparso il 20 giugno 2017 all’età di 94 anni, è stato dedicato un largo nei pressi del Fontanile, la zona dove ha vissuto con la sua famiglia per oltre sessant’anni.