Riceviamo da Angelica Nuccio e Alessio Guidetti III M della Scuola “Corrado Melone” e pubblichiamo.
Mercoledì 22 ottobre, sette delle classi della “Corrado Melone”, fra cui la nostra, hanno partecipato all’incontro nella sala consiliare del Comune di Ladispoli con il fumettista Gianluca Serratore, uno del team di disegnatori del fumetto “Zeto”.
Ad introdurre il nostro ospite è stato l’editore Marco Polidori, che ha fatto una breve introduzione ed ha poi lasciato il posto a Gianluca ed a… Zeto. Il nome del suo personaggio Zeto deriva dalla lettera zeta che è l’ultima dell’alfabeto. Zeto è un pagliaccio, un artista di strada.
Gianluca lo ha scelto perché voleva raccontare le cose della vita da un punto di vista che può sembrare semplice, ma che in realtà è profondo e molto intelligente. Il pagliaccio può permettersi di dire tutto liberamente, davanti a lui non ci sono barriere ideologiche o politiche perché lui vuole far ridere, ma nel farlo colpisce nel profondo. Zeto è quindi un clown di strada che, nelle sue avventure, incrocia dei personaggi che con lui diventano coprotagonisti. I suoi fumetti sono adatti alla lettura di adulti in quanto tratta temi forti usando un personaggio tutt’altro che malinconico, in quanto clown.
Per farci capire il senso di questa idea, è stato proiettata una delle sue storie a fumetti: la visita ad un campo di sterminio nazista. Qui Zeto “vive” un momento della vita del campo: l’arrivo del treno della morte e la selezione dei condannati a morire nelle camere a gas solo perché non hanno la forza di lavorare. Zeto vede tutto come in un ologramma, vede tutto, ma nessuno vede lui né le SS nazi, né gli uomini, le donne e i bambini che gli passano accanto per andare a morire; nessuno lo vede, eccetto un bambino che quasi gli somiglia e che lui farà sorridere con il suo naso da pagliaccio un attimo prima di vederlo morire. La visione di questo bellissimo, ma duro fumetto, ha commosso tutti nella sala, anche lo stesso Sindaco Paliotta che, nel frattempo, ci aveva raggiunto.
Gianluca, che nella vita è un disegnatore specializzato in impianti ingegneristici, disegna solo per passione, non trae alcun guadagno dal suo “hobby” e ci ha spiegato che la sua passione e il suo “dono” ci sono praticamente da sempre. Da ragazzo, infatti,faceva disegni per sé e tutti lo lodavano per come disegnava, così decise di iscriversi ad una scuola di fumetto. Lì portò qualche suo lavoro, per mostrare le sue capacità, ma in pochi minuti gli furono segnalati una grande quantità di errori in tutti i disegni, facendo così calare molto il suo umore ed il suo entusiasmo: “Questa testa è troppo grande”, “Il corpo è troppo piccolo”, “Questo non è in proporzione”… ma non abbandonò la sua passione, aveva capito che le critiche servivano a migliorarlo. Si iscrisse così alla scuola e cominciò a lavorare duro per correggere le imperfezioni che gli erano state fatte notare, imparando le tecniche da utilizzare e, dopo un periodo di circa 2-3 anni di errori, incertezze e miglioramenti, eccolo finalmente creare “Zeto”.
Il secondo filmato è stato quello che ha mostrato Zeto e Ladispoli. L’idea è nata per caso perché sia Gianluca Serratore che Marco Polidori si trovano spesso a Ladispoli, ed il sindaco, che li aveva conosciuti, ha voluto aiutare l’idea di realizzare delle storie sulla città tramite i fumetti.
Il Sindaco Paliotta che ha spiegato come la nostra città sia stata legata, negli anni ’50 e ’60, ad alcuni grandi registi e a molti film che ora fanno parte della storia del cinema. Il dottor Paliotta è un cultore del cinema ed uno storico della nostra città ed è intervenuto raccontandoci un po’ di Ladispoli e dei suoi rapporti con il cinema, riportando alcuni aneddoti e molte informazioni particolari, ricordando come molti dei nostri concittadini appaiono come comparse nei vari film girati a Ladispoli. Ci ha parlato del lungo tratto della via Aurelia, dove sono presenti molti pini, che fu utilizzato per girare un film molto importante: “Il sorpasso”.
Il Sindaco ha anche parlato di Torre Flavia, set per molti film, che 100 anni fa era tre volte quella che noi vediamo adesso. La torre è diventata quasi un rudere a causa dell’erosione del mare e dai cannoneggiamenti subiti nella seconda guerra mondiale da parte dei Tedeschi, in quanto, la stessa torre Flavia, costituiva un punto di osservazione per gli Americani. Ci ha poi raccontato di Rossellini, cui è intitolata una piazza della città.
Due ore sono trascorse veloci ed appassionanti e fra domande e risposte ecco alla fine una domanda “fatale”: “Possiamo avere l’autografo?”. A nostro avviso questo è stato uno dei migliori incontri fatti durante questi anni di medie. Ci ha insegnato a seguire i nostri ideali e le nostre passioni senza fermarci davanti agli imprevisti o alle critiche perché ciò che abbiamo dentro dobbiamo mostrarlo agli altri senza paura. Ma questo è solo il parere di una fumettista!