Il 31 dicembre 2025 la centrale di Torre Nord dovrebbe smettere di funzionare
Unindustria e Autorità di Sistema Portuale non disdegnerebbero uno slittamento della chiusura della centrale di Torre Nord.
Lo si è intuito dai discorsi del presidente degli industriali di Civitavecchia Cristiano Dionisi e il presidente Adsp Pino Musolino davanti al ministro Adolfo Urso, responsabile del Ministero alle Imprese e al Made in Italy, nell’ambito del Comitato di Area delle imprese di Unindustria Civitavecchia al quale hanno presenziato anche la vicepresidente della Regione Lazio Roberta Angelilli e il deputato di Fdi Mauro Rotelli.
A Molo Vespucci si è parlato del post-carbone, della necessità di fare presto ma anche di stabilire un percorso a tappe rigorose che tenga conto delle necessità di sviluppo, dell’ambiente e – ultime ma non ultime – le parti sociali.
«Lo scenario internazionale che si va prefigurando – ha detto Urso – sposta verso l’Europa del sud il baricentro di commercio ed economia. I porti italiani e quello di Civitavecchia in questo caso, rappresentano centri nevralgici per lo sviluppo dei prossimi anni.
Gli scali storici nazionali come Genova e Venezia non hanno spazi retroportuali su cui investire, qui invece ci sono 100 ettari e la zls che rappresentano volano di sviluppo. L’idea è quella di un polo di sperimentazione con le aziende».
Prima di lui, gli interventi di Dionisi e Musolino. «Civitavecchia deve essere considerata un’area di sviluppo, non un’area di crisi, e dobbiamo lavorare per diventare sempre più attrattivi. La richiesta al Tavolo è quella del riconoscimento del nostro territorio come strategico nel percorso della transizione energetica considerando questa come un’area pilota ma ci preoccupa dall’imminenza della scadenza del 31 dicembre 2025». Più esplicito il presidente Musolino: «L’uscita dal carbone è stata pensata nel 2015 con uno scenario geopolitico molto diverso da quello attuale. Per questo l’uscita va governata ma di tempo ce n’è poco».