Perché studiare? • Terzo Binario News

Riccardo-AgrestiOsservando la nostra società e chi abbia gli onori della ribalta, si potrebbe essere tentati di chiedersi perché mai oggi un ragazzo dovrebbe perdere tempo a studiare per migliorare la sua istruzione e la sua cultura.

In effetti, se a metà del secolo scorso era chiaro a tutti che lo studio poteva permettere una elevazione del proprio status sociale, oggi la situazione è fortemente cambiata. In quel periodo resistevano fortemente le sperequazioni di ceto, proprio grazie al fatto che lo studio, nelle classi sociali più deboli, veniva scoraggiato, reso difficile o impari. Come potevano avere gli stessi risultati scolastici il figlio di un contadino ed il figlio di un professionista che aveva facile accesso a biblioteche, documenti, cinema, teatro, musica … insomma cultura? E infatti don Lorenzo Milani auspicava una scuola “giusta” non nel senso che offrisse a tutti la stessa didattica, ma nel senso che “chi meno ha, più dovrebbe avere” in modo da portare tutti allo stesso livello. Oggi la situazione è molto diversa. Oggi, grazie alle moderne tecnologie, tutti possono accedere con facilità alle informazioni ed alla cultura un tempo accessibili solo a pochissimi eletti. Tuttavia il pericolo è ora un altro: studiare si sta pian piano trasformando in un’attività poco attraente, da “sfigati” o “nerd” che non sanno divertirsi.

L’idea che lo studio non occorra nasce anche dall’idea fuorviante, veicolata dai mass media, dalla quale sembrerebbe trasparire il messaggio che sia molto facile raggiungere il successo o la notorietà. Non ci si rende conto che la notorietà quasi sempre costa lavoro, sacrifici, rinunce e fatica. Non si immagina quanto impegno ci sia dietro una “maschera” che ride o ci fa ridere dallo schermo oppure quante rinunce e preparazione e fatica siano dietro un campione o ancora quanto sacrificio fisico costi il saper ballare in sincronia. Ingenuamente si potrebbe pensare che il talento (ammesso che lo si abbia) sia di per sé sufficiente a raggiungere il “top” e nessuno si rende conto di quanti ragazzi rischino di trovarsi con nulla in mano, dopo avere perso i migliori anni della propria vita inseguendo una chimera, dimenticando di impegnarsi, credendo che il successo arrivi senza l’aiuto del lavoro.

Studiando si accumulano capacità e conoscenze che ci permetteranno di poter scegliere, un giorno, un lavoro che possa soddisfarci. Senza avere studiato, molto difficilmente potremo lavorare (se troveremo lavoro), per oltre 40 anni, con il piacere e con la lena di chi si diverte e conseguentemente svolgendo al meglio il proprio lavoro. Chi, invece, vuole convincerci che sia facile “vincere” senza studiare, ci avrà già “battuti” se avremo dimenticato che: “l’operaio conosce 100 parole, il padrone 1000, per questo è lui il padrone”.

Chi afferma che la cultura sia noiosa, da sfigati, non sa nemmeno di cosa stia parlando. La cultura è l’espressione della conoscenza della civiltà in cui si vive, cultura è musica, poesia, letteratura, teatro, architettura, cinema… Se la cultura fosse noia, allora sarebbe noioso guardare una bella foto o un bel quadro, ma il sapere aiuta a non annoiarsi. Infatti, è evidente che, senza istruzione, non si riesce ad apprezzare a fondo l’arte e la cultura stessa: Picasso, Shostakovich o Bergman non ci direbbero nulla senza un minimo di conoscenza.

Senza conoscenza non ci si diverte. Consideriamo, per comprendersi, che per chi non conosca le regole, le tecniche e le difficoltà insite del gioco del calcio, guardare una gara o parteciparvi è di una noia mortale ovvero si pensi solo per un attimo alla differente reazione che avrebbe il pubblico dell’Olimpico se, invece di assistere al derby Roma-Lazio, vedesse affrontarsi due nazionali di cricket. Chi più conosce, più e meglio gradisce: nello sport l’acquisizione culturale ci permette, fra l’altro, di apprezzare le difficoltà delle gesta atletiche dei campioni, nella musica le note dissonanti e le strutture armoniche complesse, nella lingua le citazioni o i calembour presenti in una frase … In sintesi: ottenere un piacere sempre maggiore, richiede una continua crescita culturale. Se tutti possono comprendere e divertirsi alle battute legate alle funzioni corporali primarie (note ovviamente a tutti), pochi possono invece apprezzare l’ironia sottile di un Woody Allen o di chi alluda a cose non note. In altre parole la cultura è divertente e permette di apprezzare meglio la realtà che ci circonda, facendoci divertire maggiormente perché comprendiamo meglio e di più.

È indiscutibile che acquisire cultura sia faticoso, ma il peso diventa più lieve se si intuisce cosa otterremo incrementando le nostre conoscenze. Non c’è alcun dubbio che studiare o zappare la terra siano attività entrambe molto pesanti, tuttavia, se si lavora bene, con lena e con costanza, si viene ripagati abbondantemente. Nel primo caso dal piacere di comprendere la realtà, nel secondo dal piacere di vedere crescere le piante e rendere più bella la realtà che ci circonda. In entrambi i casi nel raccogliere i frutti della propria opera, che serviranno a nutrire se stessi e gli altri.

Pubblicato giovedì, 20 Novembre 2014 @ 07:00:29     © RIPRODUZIONE RISERVATA