Panama papers: cosa sono, come nascono, chi coinvolgono • Terzo Binario News

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di Ginevra Amadio

Stavolta non si risparmia nessuno. Il mondo dei potenti è scosso da cima a fondo da quello che, giorno dopo giorno, si rivela essere lo scandalo finanziario più grande degli ultimi tempi. Tanti e di peso i nomi coinvolti, dal primo ministro islandese costretto alle dimissioni a suon di lanci di uova e yogurt agli amici più stretti dello “zar” Vladimir Putin. Un calderone di società e accordi offshore le cui gestioni e attività sono state rivelate al mondo dalla fuga di notizie più poderosa della storia delle finanze e della politica. Domani il settimanale L’Espresso rivelerà i nomi dei nostri cento connazionali con i soldi in paradiso, passando dal presidente Alitalia Luca Cordero di Montezemolo alla prezzemolina Barbara D’Urso. Cerchiamo allora di fare un po’ di chiarezza nell’affaire monstre che scuote il pianeta, per capire come orientarsi dinnanzi alle notizie che di giorno in giorno si fanno più martellanti.

Perché Panama papers
Era il 1971 quando Daniel Ellsberg rese pubbliche settemila pagine di documenti secretati sulla guerra del Vietnam che, nero su bianco, rivelavano le eclatanti menzogne del segretario alla difesa di Nixon. Lo scandalo fu di proporzioni enormi e, dalle colonne del New York Times, passò alla storia come Pentagon papers. Ora, a distanza di oltre quarant’anni, il più grande leak della storia del giornalismo suggerisce il nome ai Panama papers che fanno tremare vip, sovrani e politici “integerrimi”.

Cosa sono i Panama papers
Le somiglianze con lo scandalo del ’71 si esauriscono nel nome; le proporzioni non sono infatti assolutamente paragonabili, considerando il fatto che i Pentagon papers, se fossero stati digitalizzati, avrebbero occupato forse venti megabyte. Qui si parla invece di una quantità di dati che si fa fatica a immaginare, circa 2,6 terabyte per 11,5 milioni di documenti. Più di Wikileaks, più delle intercettazioni Nsa svelate da Edward Snowden. Il materiale è emerso da un’inchiesta giornalistica che ha visto impegnati trecentosettantotto reporter legati a testate internazionali (tra cui spicca l’italiano L’Espresso) associate nel  “The International Consortium of Investigative Journalists” (ICIJ). I Panama papers riguardano  lo società Mossack Fonseca, un mega studio con uffici che vanno da Miami a Hong Kong passando per Zurigo, senza contare gli altri quarantadue luoghi in cui ha messo radici. La sede centrale si trova a Panama, paese centro-americano del Canale che, ai tempi della presidenza Sarkozy, la Francia si affrettò persino a togliere dalla lista dei paesi non cooperativi in materia fiscale (permettendogli di uscire dalla lente dell’Ocse). I documenti resi pubblici dall’inchiesta rivelano una rete di 214.448 società offshore riconducibili ad attori, leader politici, sovrani e sportivi e coprono un arco temporale che va dal 1977 al 2005.

Cosa significa offshore
Tecnicamente, utilizzando il gergo finanziario, la parola vuol dire “all’estero”. Con estensione di significato questa finisce per indicare tutti quei luoghi in cui si pagano tasse più basse, talvolta quasi pari allo zero, e in cui la gestione di società e la proprietà di conti correnti è segreta. Mossack Fonseca è una vera e propria fabbrica di società offshore e, non a caso, più della metà di quelle da lei gestite o create ha sede nei paradisi fiscali legati al Regno Unito, come le isole Vergini o della Manica. Chi si rifugia in questi luoghi è spesso qualcuno che ha interesse a rendere irrintracciabile la sua ricchezza o, almeno, parte di questa. In uno dei documenti contenuti nei Panama papers si trova una nota “colorita” di uno dei soci di Mossack Fonseca, il quale spiega che «il 95 per cento del nostro lavoro coincide con la vendita di sistemi per evadere le tasse». Oltre a Panama, tra i paradisi fiscali più gettonati ci sono la Svizzera, le isole Seychelles e le Cayman.

È sempre illegale avere un conto offshore?
Non in ogni caso: per molti paesi è lecito avere conti in paradisi fiscali purché la quantità di soldi gestiti sia dichiarata alle autorità. Lo stesso dicasi per la nascita di società e relative attività ad esse legate. Nel caso dell’Italia, ad esempio, la pratica diventa illegale se non viene inserita nella dichiarazione dei redditi. L’Espresso, comunque, tiene a sottolineare come l’inchiesta Panama papers non si occupi di questo, non potendo avere accesso ai dati fiscali dei potenti coinvolti. I connazionali finiti al centro del mirino sono solo coloro che risultano essere amministratori, azionisti, o beneficiari di società create da Mossack Fonseca in paradisi fiscali.

Come è scoppiato lo scandalo
I documenti arrivano da un’anonima fonte vicina alla Mossack Fonseca che ha deciso di passarli al Süddeutsche Zeitung. La testata tedesca ha poi scelto di condividerli con il Consortium of Investigative Journalists, che a sua volta ha chiesto aiuto a oltre cento organizzazioni giornalistiche di diversi paesi tra cui il Guardian e la BBC e L’Espresso.

Chi è coinvolto
Rovesciando il titolo del libro di Frantz Fanon, praticamente tutti i potenti della terra. Il lungo lavoro dell’ICIJ ha rivelato l’esistenza di società offshore riconducibili a centoquaranta uomini di Stato mondiali. Fra questi risultano esserci dodici ex leader politici e attuali governanti: dal premier islandese dimissionario Sigmundur Gunnlaugsson al presidende dell’Ucraina Porošenko; dal  il re del Marocco Mohamed VI al neo presidente argentino Mauricio Macri. Delle ultime ore la notizia di un coinvolgimento dei parenti di Mao Zedong, con il marito di una delle figlie del defunto leader come fondatore di una società nelle isole Vergini. Sul fronte cinese la tempesta si era del resto già scatenata, con la chiamata in causa di diversi familiari di dirigenti del Partito comunista. Scottanti rivelazioni anche quelle che riguardano il clan Le Pen; il cosiddetto “cerchio magico” della nera Marine, presidente del Front National, avrebbero messo in piedi, secondo Le Monde, un complesso sistema di società offshore per dissimulare parte della ricchezza del fondatore del partito, Jean-Marie Le Pen. Parenti e amici di Vladimir Putin sono poi al centro dell’inchiesta, dal violoncellista Sergei Roldugin alla moglie del segretario di Stato del Cremlino, Dmitrij Peskov. Il nome del presidente russo non compare mai ma, spiega il Guardian, le persone a lui vicine hanno guadagnato milioni di dollari da una serie di affari che «non avrebbero potuto essere assicurati senza il suo appoggio».  A essere terremotato è inoltre , di nuovo, anche il mondo del calcio. Il neo presidente Uefa dalla faccia pulita, Gianni Infantino, è infatti finito nell’occhio del ciclone sulla base di quanto riportato dal Guardian; secondo la testata, il numero uno della Federcalcio mondiale avrebbe avuto un ruolo attivo nella stipula di accordi offshore sui diritti tv. Vecchi vizi e presunte virtù, dopo le dimissioni di Sepp Blatter cui erano seguite – come sempre – ipocrite ondate di indignazione. Coinvolte anche cinquecentocinquanta banche, tra cui le italiane Ubi e Unicredit; grazie alla Mossack Fonseca avrebbero creato più di quindicimila società offshore. Delle ultime ore la notizia delle dimissioni di Michael Grahammer, presidente della Hypo Vorarlberg, una delle banche austriache chiamate in causa nello scandalo. E i nostri connazionali? All’alba dello scandalo erano emersi unicamente i nomi di Luca Cordero di Montezemolo, del pilota Jarno Trulli e dell’imprenditore latitante Giuseppe Donaldo Nicosia. Ora la lista si allunga, comprendendo personalità conosciute dello showbiz e del cinema. In attesa della lista dell’Espresso di domani, si fanno ora i nomi di Carlo Verdone, Barbara D’Urso e Valentino Garavani. Staremo a vedere.

Fonte: Il Post, L’Espresso

Pubblicato venerdì, 8 Aprile 2016 @ 06:27:20     © RIPRODUZIONE RISERVATA