Omicidio Vannini, oggi udienza del processo d’Appello bis (VIDEO) • Terzo Binario News

Omicidio Vannini, oggi udienza del processo d’Appello bis (VIDEO)

Set 16, 2020 | Cerveteri, Giustizia, Ladispoli, Roma

Terza udienza stamani, mercoledì 16 settembre, dei processo d’Appello bis per l’omicidio di Marco Vannini. Presiede la Seconda Corte d’Appello il presidente Giancarlo Garofalo. Prossima udienza il 23 settembre, la sentenza invece il 30.

Alla Corte d’Appello di Roma si celebra il secondo processo di secondo grado – dopo la decisione della Cassazione – che vede imputati i Ciontoli e Maria Pezzillo.

Oggi la requisitoria del sostituto procuratore generale Vincenzo Saveriano e la richiesta delle parti civili.

udienza vannini 16 settembre
  • Ore 9,38 – Inizio udienza, è presente Antonio Ciontoli. La Corte ammette la traccia della vettura di Ciontoli
  • Ore 9,44 – Parla il Pg Vincenzo Saveriano. Viola ha confermato che siamo in presenza di menzogne e reticenze che hanno caratterizzato tutto il processo e la Cassazione se n’è accorta. Bugie finalizzate a falsificare le prove, ne abbiamo colte 11 nel dispositivo della Cassazione. Qui serve per capire la differenza fra dolo eventuale e colpa cosciente: telefonare al 118 e dare informazioni false è come non aver telefonato. Federico aveva consapevolezza piena della gravità – e lo evidenzia la Cassazione – ma non chiama. Tutto parte dalla telefonata e la malafede di Federico sta nel colpo d’aria a cui non fa accenno al 118. La parola pistola e colpo d’aria non le pronuncia mai. Parla di panico e non respira più e la sua malafede è la stessa della famiglia, l’operazione è congiunta a finalizzare la verità, per evitare che come dice Antonio Ciontoli poteva perdere il posto di lavoro. Questo è sconvolgente, di fronte all’emorragia di Marco, e lo hanno condannato a morte. Un colpo capace di sfondare la portiera di una vettura è stato spacciato per una ferita da pettine a punta. Altra falsità, la seconda telefonata al 118 in cui no ha mai parlato del colpo e della pistola. Martina disse all’infermiera Bianchi di non sapere perché non era presente. Una condotta repellente, che secondo la Cassazione, va oltre la menzogna e tratteggia la volontà di difendere il Ciontoli ma la situazione non chiedeva alternative. Non ci sono dubbi circa la presenza di Martina al momento dello sparo. Tutti hanno visto e sentito la pistola, il corpo del povero Marco, cercato il foro d’uscita. I 2 metri di differenza non contano, gli spazi erano quelli ed è trascorso troppo tempo. Per un refuso in primo grado la data è 21 maggio il che fa pensare che Martina possa essere stata influenzata in quei giorni. Una condotta assurda visto che nelle intercettazioni descrive minuziosamente i fatti. L’omissione di soccorso e il ritardo sono valutazioni che colgono subito la sensibilità dell’uomo comune. Alessandro, dopo 10 ore, dice a Martina: “Perché tutto ‘sto tempo prima di chiamare”. Come non si può pensare di salvare Marco che si dimenava, fino al Pit e lo conferma il dottor Matera. Marco era uno della famiglia, la Corte d’Assise va rimproverata sotto questo aspetto circa le attenuanti generiche. Ed è stato “curato” con acqua e zucchero o alzandogli le gambe. I fatti sono ormai conclamati e non si voleva allarmare il 118. Sorvolo sulle contraddizioni. La critica ai due giudizi precedenti è la lettura severa rifacendosi alla Tyssen Krupp del 2014 ma senza contestualizzare. Questo è un caso particolare per la condotta omissiva di un gruppo di persone. Si può citare il caso Spaccarotella come esempio di dolo eventuale e la differenza con la colpa cosciente. Qualche colpa ce l’ho io e l’ufficio che rappresento, non potevo mai pensare che su Ciontoli venisse configurata la colpa cosciente. Ho sostenuto il dolo eventuale anche agli altri membri della famiglia. Non sono medici né chirurghi, e Ciontoli da militare sa quanto siano pericolose le armi. La lontananza dalla condotta standard e il tempo trascorso sono fattori importanti. Ciontoli è cosciente che il ferimento porterà conseguenze e tenta di corrompere il dottor Matera. Avendo portato subito Marco al Pronto Soccorso avrebbe avuto un senso. Parte Civile e Cassazione hanno sottolineato che la morte di Marco avrebbe giovato al Ciontoli per l’assenza del testimone chiave. Il sequestro dell’appartamento non avrebbe aggiunto nulla. Senza le intercettazioni ambientali non si sarebbe saputo nulla di quanto avvenuto nel bagno. Marina vede Marco incosciente sulla barella, i Ciontoli non potevano non rendersene conto. Non ci sono dubbi sul dolo eventuale: o si trovano motivazioni diverse dalla precedente sentenza d’Appello oppure confermare il primo grado per Antonio Ciontoli. Tutti conniventi e disegno programmato a cui tutti hanno aderito anche a costo di far morire Marco Vannini. Un momento di confusione mentale causa errori ma un’ora è tantissimo finché non si parla con Matera. Marco ha resistito solo perché aveva 20 anni ed è sopravvissuto per tre ore. Sangue e urla dappertutto, schizzi sugli abiti di Ciontoli e su Martina oltre che sugli stracci. Izzo che parla alla stazione di Ladispoli è assurdo, Martina lo sapeva della ciste perché l’aveva vista. In 20 pagine si può credere ai Ciontoli e non al maresciallo Izzo? Persino la Bianchi non si capacitava sull’ambulanza circa le condizioni di Marco. Chiedo i 14 anni per Antonio Ciontoli. Per gli altri, la Cassazione è stata categorica: al ritardo dei soccorsi e la conseguente adesione degli altri al progetto criminale avendone piena cognizione poteva portare alla morte di Marco. Pertanto chiedo di non escludere l’applicazione dell’articolo 116 del ccp. Omicidio volontario per Antonio Ciontoli e 14 anni gli altri in concorso 9 anni e 4 mesi al massimo dello sconto e pene accessorie per tutti.
  • Ore 11.07 – C’è una sospensione
  • Ore 11.44 – Inizia a parlare l’avvocato Celestino Gnazi per le parti civili. Con Martina presente nel bagno il colpo d’aria e il resto delle giustificazioni decadono. Antonio è stato scaricato dai familiari già in primo grado, quando ne presero le distanze. Sciocchezza colossale sentire la Giorgini chiedersi se fosse passata un’ora e finalmente c’è stato un presidente di Corte che lo ha evidenziato. Marco quella sera era stanco ma aveva guadagnato 100 euro che non si sono mai ritrovati. Non è normale che sulla pistola ci siano impronte o dna: Federico è stato quello più sveglio nella casa, colui che ha diretto le danze. Altro che padre padrone, lì era il figlio padrone: si è ricordato del bossolo e si è scoperto dalle intercettazioni che era preoccupato delle impronte sul bossolo. Tutti elementi che ricadono sul dolo. Federico dettava legge dicendo cosa gli altri dovessero dire. Nella telefonata fra Alessandro Carlini e Martina c’è il suggeritore ovvero Federico. Martina è nelle intercettazioni che dice la verità, sebbene tutti parlino a voce bassissima con Federico. Izzo nel promo Appello di Secondo Grado incredibilmente non viene mai citato e quanto detto dal maresciallo va confrontato con quanto riferito dagli imputati. Dopo la morte di Marco asserisce di non aver più interloquito con i Ciontoli. quindi bisogna chiedersi se credere a Izzo o ai Ciontoli e per me non c’è partita nella scelta. Martina spiega dettagliatamente dove fosse il proiettile mentre Izzo non poteva saperlo. Qualcuno al Pit aveva ipotizzato che il proiettile fosse sceso durante il massaggio cardiaco. Cipollone ha smentito, sostenendo che l’ogiva era lì dal momento dello sparo e lo dice Martina. Loro hanno giustificato accordandosi sulla versione della “ciste”. Il comportamento dei Ciontoli ha ingannato i sanitari, che non hanno potuto salvarlo. Il quadro descritto non corrispondeva con i parametri riscontrati. Per Cipolloni l’ogiva era visibile per forza. Niente smentisce Martina che dice di aver visto l’ogiva già nella vasca. L’emorragia di Marco è stata in particolare interna, con 6,5 litri versati e quindi è ovvio che la fuoriuscita sia stata risibile. Al Pit durante la rianimazione sono stati infusi 2,25 litri di liquidi il totale fa circa 8. All’esterno, il professor Gaudio, aggiunge che ne essere fuoriusciti almeno 1,5 litri. La vicina ricorda urla disumane per un’ora e lo confermano i familiari. Erano così disperati i Ciontoli tanto da chiudere i conti correnti nei giorni successivi all’omicidio. Marco poteva essere salvato mentre Izzo, la Paradiso, i vicini mentono tutti quando parlano. Federico è stato in auto in attesa dell’ambulanza e sono passati tre minuti, quindi non si spiega perché arrivare in via Flavia. Non dire del bossolo che lui stesso ha trovato ai soccorritori equivale a condannare a morte Marco. La probabilità che Marco potesse salvarsi era alta e in Primo grado si è analizzato questo aspetto.
  • ore 13.02 – Parla il professor Franco Coppi. I Ciontoli hanno impedito ai Vannini di poter intervenire per Marco. Un secondo dopo lo sparo dovevano essere avvertiti i Vannini per prendere le decisioni necessarie. Gnazi e il Pg Saveriano hanno spiegato il perché del silenzio, in quel momento dominava la preoccupaziondi antonio Ciontoli di perdere il lavoro e la conoscenza all’esterno dei fatti. E ora ai Vannini rimane solo piangere Marco. Se Marco fosse morto subito il quadro giudiziario sarebbe diverso perché non è stato fatto quel poco che serviva per salvarlo. Ciò confermato dai consulenti anche della Difesa. Bastava dire che c’era la ferita di arma da fuoco per far scattare il codice rosso avendo i tempi per intervenire. Non c’erano ferite agli organi interni e Marco è morto quando c’era più sangue da pompare e ciò ci avvilisce in questa causa. Un chirurgo ordinario avrebbe ricucito la ferita salvandolo. Ma non è stato così perché dai Ciontoli non c’è stata la solidarietà umana per farlo. Nessuno voleva uccidere Marco, si è trattato di uno stupido scherzo ma Ciontoli si è spinto fino a scarrellare l’arma e premere il grilletto fino a colpire Marco alla spalla. Martina vede e lo dice che era nel bagno e si rende conto dellaccauto, tant’è vero cvhe parla sempre della ciste sotto lascella sinistra di Marco. Ciò toglie credibilità alla spiegazione vergognosa di Ciontoli circa il colpo d’aria e lo stesso Viola Giorgini e Federico che sobbalzano e vanno in bagno. Il fatto sarebbe colposo ma di fronte a una situazione non letale in cui non si interviene diventa doloso. Circa il dolo eventuale, ossia l’accettazione non del rischio ma dell’evento. L’azione “costi quel che costi” è da capire se è stato il modus operandi di Ciontoli. Questo quando la Difesa chiede l’omicidio colposo nel primo Appello, che significa ammettere l’accettazione del rischio. La serie causale poteva interromperla, muovendosi solo quando glielo chiede Federico. Ha sparato, se n’è reso conto e ha fatto di tutto per nasconderlo. La Difesa potrebbe obiettare che non vedendo un foro d’uscita si tratti di una ferita superficiale, curabile in farmacia. Martina rileva il bossolo con la ciste quindi non c’era da tranquillizzarsi. Marco reagisce urlando per un’ora e non è solo una pallottola nel braccio, urla udite dall’operatrice del 118 e da tutti i vicini. Come poteva pensare di far passare tutto con acqua e zucchero? Se fosse stato convinto che fossa cosa di poco contro, lo avrebbe detto. invece si nasconde. Martina parla di pallore e labbra viola, per questo si premeva sul Ciontoli affinché chiamasse, si chiama ma la telefonata viene stroncata e passano altri 20 minuti. Altra menzogna, quella del pettine. per non parlare della Pezzillo che fumando con Marina dice che il marito perde il lavoro per un graffio inferto a Marco. Il dolo eventuale di Antonio Ciontoli c’è ed è pieno, capisco la Corte d’appello di dover decidere sugli altri. Non va scomodata la garanzia, qui la condotta dei familiari è positiva verso Ciontoli confortando la decisione di nascondere tutto. Vero che Federico insistesse per telefonare ma non giustifica l’accaduto. l’Appello del Pg è fondato verso i Ciontoli.
  • Ore 13.47 – Ci si aggiorna a mercoledì 23 settembre con la discussione delle Difese.

Pubblicato da TerzoBinario.it News su Mercoledì 16 settembre 2020

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