Geyser ed emergenza CO2 a Fiumicino: E' ancora il caso di realizzare fossa traianea? • Terzo Binario News

Geyser ed emergenza CO2 a Fiumicino: E’ ancora il caso di realizzare fossa traianea?

Ott 3, 2013 | Fiumicino, Politica

geyser_2653023bIn un articolo del 2 ottobre del Corriere.it, sezione Roma, gli scienziati dell’INGV e dell’Università La Sapienza informano i cittadini dello stato attuale dei geyser che si sono prodotti sia a terra nella zona della rotonda di Coccia di Morto sia a mare a seguito degli scavi per il nuovo porto commerciale.

Secondo le indicazioni degli scienziati ogni giorno da questi mini vulcani fuoriuscirebbe una quantità di anidride carbonica di ben 20 tonnellate, una quantità fortemente nociva che potrebbe diventare un pericolo per la comunità e la cittadinanza: l’anidride carbonica è presente nell’aria in percentuali bassissime (0,04%), ma se supera il 5% diventa letale per gli uomini e per gli animali perché impedisce l’ossigenazione del sangue. Per di più, essendo inodore, incolore e più pesante dell’aria, rappresenta una minaccia subdola e invisibile.

“Ci sarebbe piaciuto ricevere queste allarmani notizie direttamente dal comune e dalla giunta Montino che negli ultimi mesi non ha certo lesinato comunicati stampa per la più piccola iniziativa della sua giunta. Sinceramente ci importa assai di più sapere lo stato reale di questi fenomeni geologici piuttosto che guardare le foto dell’allegra scampagnata per andare a pulire il mondo” afferma Alessandro Marocchini, referente di Fare per fermare il declino di Fiumicino.

Secondo l’articolo del Corriere.it gli studiosi non sono per nulla tranquilli rispetto la situazione attuale tanto da affermare che se la bolla di gas dovesse continuare a espandersi verso l’abitato, si dovrebbe ricorrere allo sgombero delle case più direttamente minacciate. Per gli scienziati questa situazione non è affatto naturale ma è stata provocata dai recenti scavi effettuati sia nella zona della rotonda di coccia di morto sia a mare per il nuovo porto commerciale.

“Chiediamo al sindaco ed alla giunta di bloccare immediatamente i lavori preventivi per la fossa traianea in quanto non sussistono elementi di sicurezza e stabilità geologica che possono indicare una situazione conforme a lavori invasivi come quelli di un sottopasso profondo come quello della fossa Traianea. Se per una piccola trivellazione si è scatenata una fuoriuscita di gas di questo tipo non possiamo sapere cosa potrebbe provocare un’escavazione invasiva come quella della fossa traianea. Allo stesso tempo stiamo ancora aspettando che sia ripristinato il vecchio senso di marcia di via della scafa, cosi come chiedono da mesi residenti ed aziende di Isola Sacra.” afferma il referente di Fare “E’ il caso di trovare nuove soluzioni alla viabilità del settore compreso tra via della scafa e il ponte 2 giugno, soluzioni che però non siano invasive ma rispettino il delicato equilibrio geologico del nostro territorio. E vogliamo anche puntare l’attenzione sul nuovo porto commerciale che ha già provocato danni ambientali e che potrebbe provocarne altri se i lavori non verranno gestiti come si deve. Sicuramente non come sono stati gestiti fino ad oggi” afferma  Marocchini.

“Si è potuto accertare”, afferma Maria Luisa Carapezza, vulcanologa dell’unità di geochimica dell’Ingv “che il vulcanetto si è formato subito dopo una trivellazione effettuata nella zona da un’azienda che stava realizzando una rete elettrica per la quale era necessaria una presa di terra molto profonda. Le trivelle si sono spinte fino a 30 metri, oltrepassando lo strato argilloso, fino a raggiungere le sacche di anidride carbonica ad alta pressione, che è schizzata in alto assieme ad acqua sotterranea e fango. Ora, poiché l’alimentazione del gas profondo è persistente, l’unico rimedio sembra quello di intervenire iniettando nel terreno uno speciale cemento sigillante chiamato gas block, a cui si ricorre in casi del genere”.
Giancarlo Ciotoli, geologo della Sapienza impegnato nel monitoraggio del fenomeno, rincara la dose: “Perforazioni future e scavi nel delta del Tevere dovrebbero essere basati su una conoscenza precisa della distribuzione di gas endogeni nel substrato geologico”.

“Speriamo fortemente che la giunta Montino non si arrocchi su posizioni e decisioni predifinite ma sia saggia e intelligente nel capire la situazione attuale, il nostro territorio è delicato, le infrastrutture sono indispensabili alla crescita del nostro territorio ma certo non a discapito della sicurezza e l’ambiente” conclude Marocchini.