E tu quanti stranieri conosci? • Terzo Binario News

E tu quanti stranieri conosci?

Feb 6, 2013 | Blog, Simona Hristian

Per comprendere la migrazione e i migranti è necessario affrontare diverse tematiche che sembrano scontate, ma così non è. Come succede per la fede calcistica, anche sulla migrazione tutti sono degli intenditori, ma quando si va ad approfondire, ci si accorge che anche le nozioni più elementari sfuggono ai più. L’incomprensione, la paura, la confusione, lo “scontro di civiltà” sono dovute alla non conoscenza reciproca.

Le notizie sulla migrazione trasmesse dai mass media non contribuiscono a facilitare la comprensione del fenomeno. Quindi, per riuscire a farsi una giusta opinione, è necessario possedere già delle conoscenze in materia o avere un approccio critico che aiuti a discriminare la realtà dalla demagogia. Davanti a notizie frammentarie diventa automatico proiettare il proprio pensiero per riempire i vuoti d’informazione.

Storicamente, l’Italia è un Paese di emigrazione, ma sono ormai tanti decenni che la tendenza è cambiata, anche se il numero di italiani emigrati recentemente è più o meno uguale al numero degli immigrati presenti nel Paese. Nonostante le statistiche parlino di numeri relativamente contenuti di immigrati presenti in Italia rispetto agli altri Paesi occidentali, nell’immaginario collettivo è dominante l’idea dell’”invasione” da parte degli stranieri. I mass media e i politici, saggiamente, hanno saputo veicolare e trasformare l’archetipo ancora presente nell’immaginario collettivo italiano dei “saraceni” che sbarcano sulle coste italiane. Infatti, almeno in TV, quando si parla di migrazione, si mostrano gli sbarchi di migranti in Sicilia, senza accennare al fatto che la maggioranza dei migranti presenti in Italia sia arrivata in aereo e via terra. Per non parlare dell’immagine del barcone di migranti albanesi sulle coste pugliesi che è sempre di moda.

L’esperienza personale m’insegna che, nonostante l”invasione”, ci sono ancora molti italiani che non conoscono personalmente alcun cittadino straniero, quindi hanno come fonte d’informazione i mass media, le opinioni degli altri ecc. Neanche gli stranieri sono privi di pregiudizi sugli italiani o sui migranti di altre nazionalità. Con queste premesse è facile capire che, per quanto sia affascinante la società multiculturale, convivere con la diversità non è semplice se le parti interessate non si vanno incontro e quando le condizioni socio-politico-economiche mettono i più vulnerabili in guerra l’uno contro l’altro. L’integrazione è un processo a due sensi di marcia, quindi è necessario l’impegno tutti per renderla possibile.

Se teoreticamente piace a tutti, in pratica però nessuno è disposto a cambiare il proprio atteggiamento e ci si aspetta che l’altro faccia il primo (anche l’ultimo) passo. Molti pensano che sia solo questione di tempo, che le cose cambieranno con le prossime generazioni di “nuovi italiani”, ma è un atteggiamento di comodo, una specie di fede e un modo di non impegnarsi in prima persona. Ovviamente i cambiamenti stanno avvenendo ed avverranno, ma si dovrebbe avere la consapevolezza che non sempre saranno positivi come l’esperienza dei paesi con lunga storia di immigrazione (Francia, Gran Britannia, Germania ecc.) insegna. Attualmente si può già notare la trasformazione della società italiana, basti pensare al numero delle coppie miste e all’aumento della natalità dovuta ai nuovi “cittadini”.