La pescicoltura si sposta dalla terraferma al mare aperto. Arrivata la Valutazione di Impatto Ambientale che, sebbene con diverse prescrizioni, ha autorizzato la costruzione di “tre moduli di ancoraggi – si legge nel documento – progettati per ospitare ciascuno 12 gabbie galleggianti, per un totale di 36 gabbie del diametro di 30 metri ciascuna. La concessione si estende per circa 150 ettari, dei quali solo 2,5 sono occupati dalle gabbie che contengono i pesci”.

Ma come sarà questo impianto? Dalla Via richiesta dalla Società Agricola Civita Ittica s.r.l. (che gestisce l’impianto per conto di Enel) si evince che quello attualmente situato nell’area della centrale di Torre Valdaliga Nord verrà chiuso per diventare un sito di uffici e incassettamento mentre le vasche sommerse saranno piazzate nella fascia costiera ricompresa tra Punta Sant’Agostino e Punta della Mattonara, ad una distanza minima di circa 1,2 km dalla costa.

“Il nuovo impianto produttivo sarà costituito da gabbie galleggianti dove saranno allevate spigole e orate”. Rispetto all’impianto a terra cresce notevolmente la volumetria, con due principali obiettivi: “il primo è quello di contribuire a una riduzione del carico dei nutrienti proveniente dalla pescicoltura e di allontanare gli scarichi dalla linea di costa, al fine di migliorarne la diluizione in acque marine; il secondo obiettivo è quello di continuare a investire nel settore dell’acquacoltura”. L’entrata a regime è prevista in 24 mesi e per la manutenzione dell’impianto off-shore a sovrintendere le operazioni “di manutenzione come la sostituzione delle reti, la verifica dello stato sanitario dei pesci e l’ispezione delle componenti del reticolo e degli ormeggi ci saranno addetti qualificati, biologi marini o zootecnici e tecnici subacquei”.