Rimarrà sotto sequestro almeno fino a lunedì il depoito di rottami Bertini di via Busnengo, dove martedì si è sviluppato un incendio la cui colonna di fumo nero si è alzata per decine di metri in aria, provocando una nube plastica e costringendo i vigili del fuoco a un lavoro di ore per domarlo.
Si tratta del tempo necessario alla magistratura di effettuare i rilievi, che materialmente spettano alla polizia e al Nucleo Investigazioni dei pompieri, e aprire un fascicolo per incendio doloso perché è ormai acclarato che si di questo si tratta.
Intanto parla Corrado Bertini, che con i famigliari possiede l’autodemolizione: <Le attività vanno avanti sebbene il deposito di sia chiuso. Ci siamo spostati nell’altra sede sempre in zona industriale per proseguire negli scarichi del ferro ma manca qualcosa. Lunedì vorremo aprire e tramite il nostro legale, è stato chiesto di poter accedere almeno al primo cancello, dove hanno sede gli uffici amministrativi ma non è stato possibile. Ci sono arrivate rassicurazioni circa il dissequestro per lunedì. Adesso è il momento in cui la magistratura, tramite le forze dell’ordine, sta effettuando dei sopralluoghi e aspetta la relazione dell’Arpa sull’eventuale presenza di diossina. Ci sono 35 dipendenti che non possono stare con le mani in mano e nessuno ha intenzione di licenziarli. Però l’attività deve riprendere”.
Quando è divampato l’incendio ero al bar a fare colazione e un amico mi ha detto: “Corrado guarda che quel fumo arriva dalla zona del tuo deposito”. Ho telefonato allo sfascio e mi hanno confermato l’accaduto. Gli operai hanno lavorato fino a sera per mettere in sicurezza il sito e aiutare i pompieri affinché ci fossero le condizioni migliori per operare. I vigili della Bonifazi sono stati impagabili, circoscrivendo i danni al minimo. Facendo una stima sommaria, saremo sui 100mila euro di danni”.
Sull’ipotesi circa chi possa essere stato, Bertini dice di non poter formulare alcuna ipotesi: “Sotto il deposito, vicino all’Aurelia, c’è una stradina facilmente accessibile che permette di arrivare senza essere notati. Ma chi sia stato non lo so. In questo ambiente i nemici e gli invidiosi ci sono. L’azienda lavora tramite aste fallimentari e giudiziarie, aggiudicandosi appalti nel Nord Italia. Questo aspetto potrebbe aver suscitato qualche malumore. Ho sentito dire da qualcuno che l’incendio ce lo siamo appiccati da soli. Ebbene, l’assicurazione è stata stipulata solo per eventuali danni ambientali non per sinistri nel deposito. Quindi non si incasserà nulla. Non solo: avevamo confinati in un container pneumatici (alcuni dei quali sono stati divorati dalle fiamme creando la colonna nera di fumo, ndd), serbatoi, batterie e paraurti che stavano per essere venduti separatamente o raccolti gratuitamente per lo smaltimento. Il danneggiamento di questi materiali sarebbe stato un disastro economico” conclude Corrado Bertini.