“Esprimo il mio vivissimo compiacimento ai militari della Compagnia di Tarquinia che, sotto il coordinamento della Procura di Civitavecchia, oggi hanno arrestato quattro persone per reati gravissimi a danno dei lavoratori”. Commenta così l’operazione condotta dalle fiamme gialle, il Comandante Generale della Guardia di Finanza, Generale di Corpo d’Armata Giorgio Toschi.
“Un’attività di servizio – ha detto – che rappresenta un’ulteriore attestazione di come le Fiamme Gialle siano fortemente impegnate nella lotta alle diverse forme di lavoro ‘in nero’ o irregolare, puntando non solo al recupero delle imposte e dei contributi evasi, ma anche all’individuazione di eventuali casi di sfruttamento dell’immigrazione clandestina, di caporalato o produzione e commercio di articoli con marchi contraffatti o insicuri, senza tralasciare il correlato profilo dell’aggressione ai patrimoni e alle ricchezze illecitamente accumulate dalle organizzazioni criminali”.
“Un imprenditore che impiega manodopera in dispregio delle norme fiscali e previdenziali – ha proseguito – deve essere perseguito perché, abbattendo in modo illegale i costi tributari e del lavoro, distorce la libera concorrenza, avvantaggiandosi rispetto agli operatori economici onesti. Inoltre, utilizzando le prestazioni dei propri dipendenti al di fuori degli schemi, preclude loro l’accesso alle garanzie economiche, giuridiche e previdenziali previste dalle disposizioni nazionali in materia di lavoro. Una tutela ad ampio raggio che – come ha affermato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – rappresenta la partecipazione dell’individuo alla crescita della comunità ed è, quindi, la premessa di una libertà personale e collettiva. Combattere lo sfruttamento del lavoro significa, dunque, difendere la dignità dello stesso lavoratore e, in questo senso, una polizia economico-finanziaria non può che essere anche una polizia a forte vocazione sociale, come è la Guardia di Finanza. Il nostro impegno a tutela del lavoro regolare per lo sviluppo economico e sociale del Paese è massimo”.
Dall’attività investigativa portata avanti dalle Fiamme Gialle è infatti emerso, in particolare, che gli operai sono stati costretti ad accettare, visto il proprio stato di bisogno e l’assoluta precarietà della propria situazione economica, una retribuzione oraria di molto inferiore a quella prevista dal contratto collettivo di lavoro per i metalmeccanici (circa 3,90 euro a fronte di un importo previsto non inferiore agli 8,28 euro), nonché ad effettuare ore di straordinario pagate in modo irrisorio (circa 2,00 euro a fronte delle previste 12,42 euro) o addirittura, in alcuni casi, senza retribuzione. A volte, infatti, i lavoratori erano obbligati ad effettuare orario suppletivo a gratis per riparare cattivi assemblaggi o per il mancato raggiungimento del numero minimo giornaliero dei pezzi previsti.