“Raggi è arrivata alla fine del secondo mandato, le regole del M5S parlano di due mandati” aveva detto Roberta Lombardi tre mesi fa in un’intervista a Il Messaggero. “Io dico basta deroghe” ha ribadito all’AdnKronos dopo le parole di Vito Crimi, leader protempore del Movimento Cinque Stelle, che al Fatto Quotidiano ha praticamente creato lo spiraglio all’apertura per il sindaco di Roma: “Penso che si debba discutere della permanenza del vincolo per chi amministra, dovrebbe poter lavorare in un’ottica pluriennale quindi una riflessione va fatta, il mondo cambia e dobbiamo tenerne conto”.
Opzione, questa, che ha accolto favori tra i fedelissimi di Virginia Raggi. Il consigliere romano Giuliano Pacetti su Facebook – con tanto di hashtag #VirginiaSindaca2021 – ha puntualizzato: “Quando abbiamo iniziato il nostro lavoro siamo partiti da zero, Roma era stata devastata: i conti non erano in ordine, non c’era programmazione, si andava avanti con affidamenti diretti, un’urgenza dopo l’altra. Questo oggi non succede più e sarebbe più che giusto continuare a raccogliere i frutti di quanto seminato e avere il tempo di veder realizzata completamente la nostra visione di città”.
Paolo Ferrara ha seguito la scia: “L’esperienza municipale precedente e questa nella Capitale mi hanno fatto comprendere che il Capo politico del MoVimento 5 Stelle ha pienamente ragione. Come sarebbe possibile a Roma non far continuare il lavoro a Virginia Raggi, un sindaco che ha fatto bene? È un pò come se Giulio II, il Papa delle arti, avesse impedito improvvisamente a Michelangelo di terminare la decorazione della volta della Cappella Sistina. È una questione di opportunità, non per gli individui, ma per i romani”.
Antonio De Santis, assessore comunale al Personale, non ha mancato di fornire il proprio supporto: “Io credo che, soprattutto in questa fase, sia necessario costruire e non demolire, anche perché il rischio che si affermi una destra liberticida e che emana il tanfo stantio di un Alemanno bis, è sempre dietro l’angolo. Puntare ancora su Virginia Raggi significa infatti poter continuare a programmare per la città. L’alternativa sarebbe azzerare tutto in nome di un residualismo che indebolirebbe sia la politica che il rilancio della città già avviato con un percorso che è dovuto partire dalle fondamenta”.
Pacche e abbracci arrivati dirompenti al termine di una settimana per nulla facile: l’ex presidente Roberta Della Casa, vicinissima a Virginia Raggi, è stata sfiduciata nel Municipio IV dalla sua stessa maggioranza a Cinque Stelle. Monica Lozzi, minisindaco del Municipio VII, molto stimata per il lavoro svolto nel territorio e spesso indicata per la guida della Città Eterna, ha ‘suggerito’ di non riproporre Della Casa come delegata nel Tiburtino.
Non solo. in una intervista all’agenzia Dire ha sottolineato: “Prima di parlare di candidati è necessario parlare delle idee e di come vogliamo la città nel prossimo quinquennio”. Solo dopo “sarà il momento di scegliere il nome del candidato sindaco. Potrà essere Raggi, potrei essere io o magari una terza via”.
Insomma: guardarsi negli occhi e analizzare cosa è accaduto a Roma nella prima legislatura del M5S. Mentre le dichiarazioni di Lombardi già hanno continuato a risuonare. E non sono al sapore di miele: “Se vogliamo parlare di superamento della nostra regola interna del limite dei due mandati, si faccia apertamente e pubblicamente in un consesso adatto come gli stati generali, quando potremo tenerli. Poi si voti per decidere una volta per tutte e ognuno ne trarrà le debite conseguenze. Sia gli eletti, che gli attivisti, che gli elettori”.
