Al Teatro dei Conciatori a Roma il Cyrano de Bergerac, riadattamento dell’opera di Edmond Rostand firmato dalla regia di Matteo Fasanella. Nel cartellone del teatro, accanto a nomi celebri del panorama italiano, compare come spettacolo d’esordio la prova della giovane neo compagnia teatrale ‘Felici e contorti’, regia di Matteo Fasanella adattamento e allestimento registico sono di Antonella Bagorda. Gli interpreti: Antonella Bagorda, Gianpiero Botta, Susanna Lauletta, Matteo Fasanella, Antonio Coppola. La messa in scena della compagnia di attori dimostra quanto la tenacia e l’ardore giovanile, molto spesso coincide con la competenza e la qualità.
Pochi oggetti sulla scena, attori fermi in posa pronti ad esordire, in un ristretto palco che riserva grandi sorprese di tecnica ed emozioni. Il pubblico tace, le luci si accendono, gli attori si destano e il testo classico di Rostand si dipana. Gradevoli effetti di luce, i cui tagli netti, tracciano il giusto contorno emotivo. Sebbene pochi siano gli oggetti scenici, che delineano le giuste ed importanti connotazioni temporali e di luogo, tuttavia i giusti tempi di battuta, scanditi dalla graduale e appuntita tonalità, oltre che di voce anche di mimica e gestualità, consegnano un testo di difficile esecuzione, in maniera degna e considerevole ad un pubblico che gradisce e apprezza.
Benché egualmente a tutta la compagnia vadano i complimenti per la prova artistica, non me ne vogliano se un particolare plauso rivolgo all’interpretazione di Fasanella – che dà prova di tecnica e professionalità per aver sostituito nelle ultime repliche l’attrice Antonella Bagorda, che vestiva i panni del protagonista- il quale ci regala un Cyrano tutto personale, confrontandosi con un testo classico di non facile lettura, riuscendo abilmente a trasmettere le sfaccettature del suo personaggio. Egualmente, un particolare merito, da questo mediocre critico, deve essere riconosciuto a Susanna Lauletta che nelle scene del balcone nel discorso tra lei e Cyrano celati dalla notte, e nella scena finale dell’ultimo atto, regala tra tecnica e pathos, un fiume di emozioni privi di retorica.