Primarie Pd Cerveteri, Franco Borgna vittima del patto del Bar Tirreno • Terzo Binario News

Primarie Pd Cerveteri, Franco Borgna vittima del patto del Bar Tirreno

Mar 21, 2017 | Cerveteri, Politica

A poche ore dalle primarie emergono i primi retroscena riguardo al flop delle primarie a Cerveteri, vinte da Juri Marini.

Al di là della questione relativa all’astensionismo dell’area che fa riferimento ad Alessandro Gnazi, qualcosa non torna nell’altra componente che, invece, si è data battaglia o almeno ci ha provato. Il tutto sarebbe riconducibile a quello che qualcuno ha definito il patto del Bar Tirreno.

Due settimane prima del voto delle primarie, sarebbe stato il noto bar di Cerenova il teatro di un incontro al quale avrebbe preso parte la componente Unidem insieme ai sostenitori di Franco Borgna. Un incontro oltretutto occasionale essendo quella domenica giornata di raccolta adesioni per l’albo delle primarie. In quelle ore infatti era emersa, tramontata la candidatura di Pietro Tidei, l’insofferenza di Unidem che avrebbe voluto comunque un nome per celebrare le primarie tanto agognate. Il nome circolante era quello di Juri Marini, figlio di Sergio, presidente del circolo Pd di Cerveteri. Una candidatura che, quindi, faceva chiaro riferimento ad Unidem, cosa che avrebbe di fatto inficiato le primarie. Dando per scontato che l’area Gnazi non avrebbe partecipato e che l’albo degli elettori era al 90% composto dai tesserati del congresso, la candidatura di un uomo Unidem avrebbe vanificato qualsiasi possibilità di candidatura da parte di altri pretendenti in virtù dell’esiguo tempo durante il quale ci si poteva prenotare al voto.

Unidem in quell’occasione avrebbe invece smentito il fatto che la candidatura di Marini fosse una candidatura di parte e che quindi non vi sarebbe stato alcun ordine di scuderia che avrebbe inficiato il risultato delle primarie.

Ago della bilancia nella partita sarebbe stato ricoperto da Franco Caucci, che con i suoi 85 voti al congresso avrebbe potuto tenere aperta la partita, mettendo Franco Borgna nelle condizioni di giocare alla pari. Un appoggio che però alla luce dei risultati non troverebbe alcun riscontro e non è difficile dimostrarlo. Dei 508 voti validi alle primarie 112 sarebbero di iscritti all’albo dopo il congresso, mentre i restanti 396 proverrebbero da iscritti Pd. Tenendo conto che Juri Marini ha totalizzato 345 voti e che Borgna secondo i ben informati contava su una base tra i 30 ed i 60 tesserati e di gran parte dei 112 ultimi iscritti, emerge chiaramente che su Juri Marini sarebbero confluiti i voti di Unidem e Franco Caucci.

Altro fatto del tutto singolare è che il presidente del circolo Sergio Marini, dal quale ci si attendeva un ruolo di garante insieme al segretario Falconi, durante le ore di apertura del seggio avrebbe mandato decine di messaggi privati con il prestampato della scheda con barrato il nome suo figlio Juri Marini. Un fatto che, al di là del legame di parentela, non trova alcuna giustificazione anche perché la candidatura di Juri Marini difficilmente è stata meditata poche ore prima della chiusura dei termini e a poche settimane dalla nomina a presidente del padre.

Emergono poi ulteriori elementi che amplificano il flop di queste primarie all’insegna dei numeri già stabiliti a tavolino. Secondo alcuni infatti il numero di 203 adesioni post congressuale sarebbe stato gonfiato da firme prese con leggerezza. A testimoniarlo sarebbe il fatto che solo un iscritto su due (che avrebbe dichiarato volontariamente di prendere parte al voto solo qualche giorno prima) ha invece disertato le urne. Altro dato importante è che il circolo ha fatto di tutto per portare persone al voto. Sarebbero state infatti inviate lettere agli iscritti oltre all’invio di numerosi sms durante le fasi di voto domenica scorsa, messaggi i cui mittenti sarebbero proprio i vertici del circolo cerite. Viene da chiedersi a questo punto se tutti i candidati avessero a disposizione i recapiti degli iscritti per poterli contattare e se questa pratica sia oltretutto lecita dal punto di vista delle normative sulla privacy.

Nel frattempo emerge tra i sostenitori di Franco Borgna la delusione per essersi illusi di aver accettato una sfida che, invece, si è trasformata in una colossale imboscata.

Se ad Alessandro Gnazi ed al suo gruppo si può addossare il comportamento deprecabile di aver disertato le urne democratiche, dall’altro il suo atteggiamento è stato determinante al fine di mettere in luce il tranello ai danni di Franco Borgna.

Appare ormai evidente che a Cerveteri più che una giornata di democrazia si è consumata una partita tutta interna alle dinamiche del circolo.