“Che prima o poi un contatto con il virus poteva verificarsi lo avevamo previsto e avevamo strutturato, confrontandoci con la ASL ed ignorando chi minimizzava la questione contagi, dei nostri protocolli interni per la conduzione ordinaria delle attività ed eventuali casi di emergenza..
Nella semplice prospettazione di una possibile esposizione dei ragazzi al virus, abbiamo alzato il livello della loro “protezione”, al momento già attiva con il distanziamento e la protezione individuale. Cosa è successo?
In un Centro dove alcuni dei nostri ragazzi svolgono attività sotto la gestione pubblica è stata rilevata la positività di un utente. Pur non essendoci stati contatti diretti dei ragazzi con la persona infettata, essendo però condiviso l’utilizzo alternato degli stessi spazi dove questa aveva soggiornato ed essendo comuni gli operatori della struttura, abbiamo deciso di alzare i nostri livelli di protezione, anche in assenza dei cosiddetti “contatti stretti”.
I protocolli ASL connotano quale “contatto stretto” la permanenza nello stesso ambiente, a distanza inferiore ai due metri per un lasso di tempo non inferiore a 15 – 20 minuti, di persone delle quali almeno una non sia dotata di dispositivo individuale di protezione (anche semplice mascherina chirurgica).
Anche se il contatto dei nostri ragazzi che frequentano il suddetto Centro pubblico è risultato di “secondo grado” con operatori che, in base alle notizie acquisite, sarebbero risultati tutti negativi al test rapido e anche tenendo conto che il successivo loro contatto all’interno della nostra struttura con altri ragazzi e volontari risulterebbe di “terzo grado”, abbiamo attivato le procedure di cautela:- sospensione delle attività per dieci giorni (periodo medio di incubazione del virus);- sanificazione preventiva degli ambienti;- predisposizione per chi vorrà farlo di uno screening di massa di primo livello a mezzo di tampone rapido;- replica della verifica per i volontari che seguono i ragazzi, che già periodicamente verificano la loro negatività.
Perché abbiamo voluto raccontarvi ciò? Perché vogliamo sottolineare che sono la prevenzione e la non sottovalutazione dei minimi segni che possono limitare le possibilità di contagio.E quindi, se volete bene a voi stessi e ai ragazzi, che sappiamo quanto vi stanno a cuore, aiutateci nello sforzo di liberarci da questo incubo e…. che Dio ce la mandi buona in attesa del vaccino.
I vostri amici del Parco degli Angeli