Ladispoli ricorda i suoi pionieri. Sabato 20 aprile verranno intitolati due luoghi della città balneare ad Enrico Arata e Giorgio Massaruti. La cerimonia di intitolazione ad Enrico Arata avverrà alle ore 11 nel Largo situato tra via Firenze e via Flavia, mentre quella a Giorgio Massaruti avrà luogo alle ore 12 nel largo tra via Tirrenia e lungomare Marco Polo. “Enrico Arata, detto il Grancio – ha spiegato il consigliere comunale e delegato alla toponomastica, Nardino D’Alessio – dopo la guerra, raccogliendo l’eredità del padre mise in piedi una piccola impresa edile che mantenne in vita fino al 1969 quando venne assunto dal comune di Cerveteri in forza alla polizia municipale in qualità di agente tecnico addetto al controllo per l’edilizia. Successivamente quando il comune di Ladispoli divenne autonomo venne trasferito nella nostra città dove rimase fino alla pensione”. Enrico Arata per un periodo della sua vita, negli anni 60-70 è stato impegnato politicamente ricoprendo la carica di segretario politico della locale sezione del Partito Socialista Italiano. Arata, dopo una breve malattia, morì il 19 aprile 2003.
“L’ingegner Giorgio Massaruti – ha proseguito D’Alessio – aveva una grande passione per il mare che lo portò ad amare la nostra costa fin da quando Ladispoli era il lido dei romani intorno agli anni 30. La sua passione per la natura lo spinse a chiedere ai principi Odescalchi l’autorizzazione per costruire una torre sulla spiaggia. Nel 1935 cominciò a lavorare per l’amministrazione dei principi Odescalchi per i quali realizzò la lottizzazione di Marina di Torre Flavia, l’attuale Caere Vetus. Restaurò il villaggio dei pescatori del castello di Palo e costruì gli edifici prospicienti piazza Odescalchi. La sua torre sulla spiaggia venne minata insieme a Torre Flavia dall’esercito tedesco nel 1943. Nel dopoguerra sulle fondamenta della vecchia torre costruì il villino che risente del suo amore per i castelli e dove vive ancora la sua famiglia”. Molte sue foto testimoniano il suo amore per il mare e per Ladispoli: una di queste, scattata nel 1940 raffigurante Torre Flavia e la palude, è esposta nell’aula consiliare.