A Civitavecchia sta per partire la stagione turistica 2023, che prevede numeri di passeggeri in transito per il porto equiparabili al 2019.
Questo significa che la città dovrà offrire dei servizi adeguati e fra questi c’è senz’altro quello dei taxi, che negli anni ha visto inasprire conflitti e problemi.
Stavolta invece, sembra che il clima sia diverso, anche se sul piatto c’è la richiesta al Pincio di autorizzare auto bianche provvisorie da impiegare da maggio a ottobre. Però ancora l’ordinanza non c’è.
Dalla tradizionale analisi annuale di Cemar, per il porto di Civitavecchia si prevede un 2023 dei record, con una previsione di 2,8 milioni di croceristi ovvero il numero più alto rispetto al pre-Covid.
«Sulla carta – spiega Gianluca Deiana, del sindacato tassisti Civitavecchia – la stagione appare promettente. Anch’io ho letto che si dovrebbe tornare ai numeri del 2019 però preferisco essere più cauto. Naturalmente spero che i problemi non ci siano, avendo noi avanzato all’Amministrazione Comunale una serie di richieste al fine di risolvere, o almeno alleviare, le problematiche sul tappeto». Deiana entra nel dettaglio: «L’anno scorso si tentò l’esperimento dei taxi sperimentali. Si è trattato di 10 licenze valide per una quarantina di giorni a fine stagione, per valutarne la funzionalità. I risultati emersi sono stati incoraggianti, sebbene confinati a un periodo limitato. Ora, io non dico che debbano diventare licenze definitive, però rappresentano un contributo che ha migliorato il lavoro dei tassisti e riscosso la soddisfazione degli utenti. L’altro dato interessante, è stato quello di avere un’idea di massima su quante licenze nuove possano servire». Durante il Covid le 20 auto bianche di Civitavecchia sono andate parecchio in affanno mentre ai 6 ncc locali persino peggio, visto che il settore del trasporto a richiesta si era praticamente fermato. Oggi la prospettiva sembra diversa: «Sì, perché avere più taxi in strada si avverte. Una delle rimostranze di cui è accusata riguarda la mancata presenza in città. Le dieci vetture sperimentali (ovvero i muletti già precedentemente autorizzati dal Comune come auto sostitutive di quelle principali, ndc) sono andate a compensare alcune mancanze come il trasporto dalla stazione verso i punti di riferimento primari come l’ospedale San Paolo, i cimiteri o il tribunale». Più di una lamentela era arrivata proprio dai professionisti della legge, costretti a farsi accompagnare da qualche collega per la mancanza di un taxi. «L’anno scorso sono state introdotte le nuove tariffe predeterminate – va ancora avanti Deiana – con partenza dalla stazione ferroviaria e destinazioni fisse come quelle citate prima, alle quali aggiungo la Madonnina di Pantano. Prima non era possibile strutturarlo perché piazzale Matteuzzi, fino a metà ottobre, è rimasto transennato per via del crollo. Ora è entrato in vigore e funziona, quasi come fosse un bus. Gli stalli? Su questo stiamo aspettando fiduciosi che vengano disegnati in tribunale e all’ospedale. In questi due spiazzi, i posti riservati sono necessari e la burocrazia non ha aiutato su questo fronte». Una problematica riscontrata in passato era quella delle veglie sottobordo per accaparrarsi i turisti migliori appena sbarcati dalle navi. Non certo un modo ideale per accogliere gli stranieri: «Spero siano finite, si va ben oltre il turno di lavoro. Nemmeno i camionisti amano dormire sui tir sebbene siano attrezzati». Nessuna concorrenza con le api-calesse: «Se gestito in maniera folcloristica, questo servizio rappresenta una nota di colore piacevole e aiuta a far lavorare qualche civitavecchiese disoccupato. Altrimenti è la solita speculazione dei grandi gruppi». Infine il rischio invasione di auto bianche romane: «Lì la discussione ancora è aperta, ma dipende da Città Metro. Certo vigliamo evitare di fare la fine di Fiumicino, ingoiata dal vortice romano», la conclusione di Gianluca Deiana.