#evadoincucina, si occupa del problema del gioco, lotterie e scommesse con Alessia Cocco • Terzo Binario News

#evadoincucina, si occupa del problema del gioco, lotterie e scommesse con Alessia Cocco

Giu 18, 2015 | #evadoincucina

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Oggi in #evadoincucina ho chiamato Alessia Cocco, operatrice sociale del territorio, che ha aderito alla campagna Mettiamoci in Gioco contro i rischi del gioco d’azzardo.

Una dipendenza che comporta danni molto seri: finanziari, psicologici, sociali.
Intere famiglie per questo problema vengono distrutte, situazioni economiche consolidate vanno all’aria  in breve tempo.

Il fenomeno del gioco d’azzardo ha avuto negli ultimi anni uno sviluppo enorme nel nostro paese, registrando un fatturato annuo di oltre 90 miliardi di euro (circa il 4% del PIL nazionale) – contro i 24 miliardi del 2004 – ricavati da lotterie, slot machines, poker, scommesse e giochi o di natura sempre più varia che in questi anni, a ritmi sempre più frenetici, sono stati immessi sul mercato. In misura proporzionale alla crescita del settore, che ne fa la terza industria italiana, sono aumentati i costi sanitari, sociali, relazionali e legali del gioco d’azzardo: in mancanza di rilevazioni e ricerche epidemiologiche precise le “vittime” dirette del gioco d’azzardo – i giocatori patologici sono circa un milione, mentre quelli ad alto rischio di dipendenza sarebbero circa tre milioni a fronte di una stima di 17 milioni di italiani che si dichiarano giocatori abituali.

Dilaga nei bar l’installazione delle macchinette per il gioco, che convenienza ha il gestore del negozio?

Chi decide di comprare slot machine da bar sa per certo che può raggiungere proficue entrate economiche.  Infatti su una cifra di 1000 euro, lo Stato percepisce tra i 580 e i 600 euro e la parte restante viene divisa tra il gestore e il proprietario della slot, se è stata presa a noleggio, oppure andranno interamente al gestore del bar.

Molto spesso i bar con le macchinette tendono ad attrarre un certo tipo di clientela e fatalmente ne allontanano un’altra,  per cui la scelta  deve convenire …

Volendo capire meglio, quali sono in base ai dati statistici i soggetti a rischio tra gli utilizzatori?

Anziani, giovani, minori e casalinghe.

Cosa si fa in Italia e cosa nel nostro territorio?

Esistono diverse progettualità in atto per cercare di far diminuire il gioco d’azzardo, noi facciamo parte del cartello nazionale “mettiamoci in gioco “ contro il gioco d’azzardo.

A livello nazionale, per esempio, la Regione Toscana ha recepito ed ha aderito alla nostra campagna, è una delle prime regioni italiane ad aver dato seguito alla legge nazionale che ha riconosciuto il gioco d’azzardo come una malattia prevedendone l’inserimento nei Lea, i livelli essenziali di assistenza. A rischio, in Toscana 18 mila giovani e 46 mila adulti.
“Una malattia da combattere – ha aggiunto Sara Biagiotti, presidente toscana ANCI – e come sindaci aderiamo con forza e determinazione alla campagna.  E’ necessario un cambiamento culturale che parta soprattutto dalle scuole e che attraverso una campagna capillare di sensibilizzazione evidenzi tutti i rischi del gioco compulsivo”. Anci invita inoltre tutti i Comuni ad approvare specifici regolamenti e condivide con le associazioni e con la Regione la convinzione che sia necessaria una radicale azione a livello nazionale anche per varare nuove norme contro la pubblicità sui giochi d’azzardo.

A Rieti, per fare un esempio di amministrazione comunale, hanno aperto il nuovo sportello del Comune per la ludopatia e altre dipendenze gestito dalla Comunità Emmanuel. Il nuovo servizio prevede la realizzazione di un’unità di strada che possa avvicinare il fenomeno e analizzarlo proprio nei luoghi di maggiore diffusione dello stesso. Verrà inoltre implementata una campagna di sensibilizzazione attraverso attività di prevenzione che coinvolgeranno le scuole e giornate informative nei luoghi ritenuti più a rischio. Questo servizio accompagnerà le persone che si trovano a dover affrontare la loro dipendenza dal gioco e a sostenerle, insieme alle loro famiglie, nel percorso di uscita. Inoltre sarà necessario un grande lavoro di prevenzione nelle scuole, perché nulla cambia se non cambia il substrato culturale.

Può essere una soluzione dare un contributo a chi non aderisce. Qualche comune in Italia lo ha fatto?

A Monza nel 2013 è stato approvato un bando per premiare chi si liberasse dalle slot. Era luglio 2013 e un contributo di duemila euro era sembrata la cosa più giusta, oggi – un anno e mezzo dopo – è evidente che è difficilissimo rinunciare al guadagno delle macchinette, visto che duemila euro sono la rendita di un mese.  

Ultimamente la regione Toscana ha attuato il regolamento di una legge che risale al 2013 per incentivare l’eliminazione o la mancata introduzione delle slot machine. Chi rimuove uno di questi giochi riceverà una riduzione dell’aliquota Irap pari all’0,5 per cento. Al contrario, chi intende continuare a tenere le slot machine dovrà pagare un’addizionale Irap pari allo 0,3 per cento.

Un aggiornamento sulla situazione nazionale e le leggi che aiutano a combattere questa patologia. In teoria a partire dal 2015 la Legge di stabilità, si legge nel comma 133, destinerà 50 milioni di euro alla prevenzione, alla cura e alla riabilitazione delle patologie connesse alla dipendenza da gioco d’azzardo, oltre a una quota che verrà impiegata nel corso del triennio per la messa a punto di software di automonitoraggio dei soggetti a rischio. Inoltre, da oggi l’osservatorio sulla dipendenza da gioco d’azzardo è trasferito al ministero della Salute.
E per quando riguarda invece il decreto ancora in fase di stesura, secondo don Armando Zappolini, portavoce di Mettiamoci in gioco, sono diversi e rilevanti i punti critici. In primo luogo, sarebbe grave che venisse quasi completamente cancellata l’autonomia di Regioni e Comuni nel regolamentare il gioco d’azzardo sul proprio territorio. Inoltre, sempre secondo don Zappolini, è apprezzabile l’intenzione del governo di voler ridurre l’offerta dei giochi, ma appare molto discutibile che questo obiettivo venga perseguito diminuendo il numero delle slot, ma non delle vlt (Le Videolottery, meglio conosciute con l’acronimo VLT, sono apparecchi da intrattenimento simili alle slot machine dalle quali si differenziano per le modalità di gioco più evolute.) – assai più pericolose per la salute –, e introducendo delle ‘gaming hall’, luoghi chiusi dedicati solo all’azzardo, che renderebbero meno visibile il fenomeno e più pericoloso il contesto per chi è a rischio di dipendenza.

Vuoi fare un’ultima considerazione?

È importante che non si sottovaluti il problema e che se ne parli il più possibile. Le istituzioni locali devono attuare misure di ascolto, di sostegno e di accoglienza per evitare che intere famiglie finiscano in rovina o peggio, nelle mani degli usurai.

Le chiacchierate di #evadoincucina si chiudono sempre con la richiesta del piatto preferito.

Il mio è Spaghetti alle vongole!

Ringrazio Alessia per la sua disponibilità.