Dulcamara sfida il Coronavirus e si reinventa: da Ladispoli vendite in tutta Italia • Terzo Binario News

Dulcamara sfida il Coronavirus e si reinventa: da Ladispoli vendite in tutta Italia

Mag 9, 2020 | Senza categoria

Sono più di due mesi che il nostro Paese è fermo a causa del lockdown per la diffusione del Coronavirus.

Una situazione nuova, per tutti, che ha portato allo stop di attività commerciali, ponendo i commercianti davanti a delle grandi difficoltà e incertezze per il futuro.

Ma non sempre l’ignoto ha un aspetto negativo.

Per farcelo spiegare abbiamo intervistato Nadia Bellotti, titolare con la famiglia del negozio di abbigliamento e accessori “Dulcamara” su viale Italia a Ladispoli, che nonostante il blocco delle attività è “ripartita con il turbo” reinventando il suo negozio, trasferendolo sul web, e diventando popolare in tutta Italia.

Nadia, come hai vissuto in qualità di commerciante la notizia del lockdown?

“All’inizio è stato un completo smarrimento, come tutti i commercianti abbiamo iniziato a registrare una perdita quotidiana.  La notizia del lockdown è coincisa con l’arrivo da pochissimo delle nuove collezioni: avevamo decine di migliaia di euro fermi nei magazzini. Avevamo intuito che saremmo stati due mesi fermi, e si faceva la conta dei morti e dei feriti.

Dopo lo smarrimento, però, si è entrati nel cambiamento. Abbiamo capito che dovevamo trovare una via d’uscita. Stando a casa, annoiata come tutti, ho capito quale poteva essere il mezzo per affrontare questo, che la rete poteva essere la via d’uscita.

E’ accaduto che un giorno ho chiamato mia madre e mio fratello e seduti a tavolino (anche se a distanza) abbiamo ragionato sul fatto che non potevamo vendere guadagnando, ma dovevamo trovare comunque il modo per rimanere a galla.

Abbiamo così iniziato a vendere sul web le nostre collezioni e in rete ha funzionato il concetto dell’offerta, dell’affare. Per noi vendere merce a prezzo di costo o sottocosto ci permette non di guadagnare, ma di rientrare dei nostri investimenti. Ma oltre a questo l’essere attivi, lavorare, essere presenti era un messaggio di speranza per tutti i nostri clienti, per i cittadini di Ladispoli, per l’Italia.

La gente ha bisogno di vedere che le attività vanno avanti, che simulano una vita, una normalità

Vendere non è solo un semplice gesto commerciale, ma è avere una relazione con il proprio cliente e vendere sul web ci ha permesso di entrare ancora di più in empatia con i clienti: una sinergia che nasce, non è solo vendita, ma è una relazione sociale”.

Ho visto che avete avuto successo con la vendita online, pensate che continuerete ad avere un e-commerce?

“Vogliamo mantenere l’e-commerce. Avevamo già l’idea di farlo prima della chiusura Covid,  e il portale di e-commerce sarebbe stato pronto per metà maggio. Quando è subentrato il lockdown abbiamo stoppato tutto ma quando abbiamo realizzato che sarebbe stata la nostra salvezza, abbiamo chiesto agli sviluppatori di portarlo avanti.

Dovremo sicuramente continuare a vendere online, attenersi ai protocolli che ci chiedono di rispettare è follia! Eravamo abituati ad essere 5 in negozio e servire un cliente ciascuno. Passare da 5 persone che servi in un’ora, a massimo 3 persone già è un calo. Ma va detto che in questo periodo la gente ha scardinato la reticenza verso il web. 

Voglio specificare, però, che il nostro non è un online, è un frontline, ossia non vendo solo attraverso la rete ma assistendo la vendita. Non ti lascio scegliere solo in foto, ma ti assisto in tutte le fasi dalla scelta all’acquisto. La differenza tra l’online e il frontline è che il cliente può vedere il prodotto e poi chiamare me per avere ulteriori informazioni sulle caratteristiche, sulla vestibilità, sulle opzioni. Forse questo approccio era l’anello che mancava nella vendita online “pura” che per gli italiano risulta essere troppo fredda, e noi non siamo un popolo abituato a questo.

Siamo partiti con un foglio excel e abbiamo iniziato a vendere in tutta Italia. In questo periodo sto vendendo a Trento, a Trapani, in Puglia, in Sicilia anche nelle zone remote del Paese. In Puglia un gruppo di ragazzi che lavora nella stessa fabbrica ha fatto un acquisto collettivo di 14 scarpe.  Spediamo in tutto lo Stivale e in zona consegnamo anche in due ore. Quando faccio le dirette su Facebook e scherzo lo dico “Io a Amazon je spiccio casa!”.

Sono contenta però che anche le grandi aziende si stanno rendendo conto di questo cambiamento e del lavoro che stiamo facendo. Mi hanno contattata aziende importanti, alcune per affidarmi intere collezioni attraverso il drop shipping”.

Arrivando al locale, quale è la situazione tra i commercianti del Viale a Ladispoli? Che aria si respira?

“Io sono parte attiva tra i commercianti, e ho pungolato i miei colleghi, quella dei commercianti è una categoria che ha bisogno di uno scossone.

Dopo la chiusura abbiamo fatto delle richieste al sindaco come quella di occupare suolo pubblico quando sarà possibile, ma ancora non abbiamo ricevuto risposta. Abbiamo chiesto all’amministrazione di rinunciare ai mercatini per far confluire le persone verso il Viale, ci sono imprenditori che stanno proponendo idee ma al momento la paura dei commercianti è comprensibilmente tanta. Ci sentiamo anche un po’ abbandonati. 

Tra i commercianti c’è chi crede che faremo il boom perchè saremo costretti a fare la vacanza sul posto e a comprare a Ladispoli, c’è chi invece crede che sarà tragedia perchè non ci sono soldi.

Ma tra la maggior parte dei negozianti si respira il pessimismo. 

Molti commercianti sul Viale sono in affitto e molti hanno difficoltà a pagare le spese tra locale, fornitori, con lavoratori che non hanno ancora percepito la cassa integrazione. 

Riuscire a pensare al collettivo è difficile perchè ognuno ha i suoi problemi”. 

Oltre ad essere una commerciante/imprenditrice sei anche una mamma di due figli, come hai vissuto questo periodo tra lavoro e famiglia nella convivenza forzata?

“I primi giorni sono stata a disposizione dei figli, li ho accompagnati nella nuova realtà della didattica a distanza, in questa scuola che è stata la salvezza, ha tenuto la normalità. Ora lavoro 13/14 ore al giorno e veramente è davvero tutto complicato. Oggi il mio compagno ritorna a lavorare e non so come farePerò, nonostante tutto, abbiamo riscoperto la bellezza del fare insieme, ma questo dipende dalle armonie dentro casa.

Per noi donne, soprattutto imprenditrici, è davvero difficile, ma siamo piene di risorse.

Lavorando sempre così tanto, quando ci siamo dovuti fermare, mi sono detta che avrei fatto le cose con più calma, ma appena c’è stata la possibilità io sono ripartita con il turbo. Guccini dice che gli esseri umani non imparano, dimenticano. E quando sono ripartita, ho dimenticato immediatamente quello che mi ero ripromessa di fare, tornando a pieno a lavoro”.