Dai Prati Fiscali dove è cresciuto all’Arthur Ashe Stadium, dove ha dato spettacolo, la distanza è notevole: facendo due conti, oltre nove ore di volo. Un salto più che pindarico, ma denso di orgoglio romano. Quell’orgoglio che Matteo Berrettini, 23 anni che vive ai Parioli, ha trasudato in una battaglia epica contro il francese Gael Monfils e con intorno una cornice di pubblico non proprio ‘amica’, se si può passare il termine.
Una battaglia durata quasi quattro ore e cinque set per regalare al nostro Paese una semifinale agli Us Open che mancava dal 1977, all’epoca firmata da Corrado Barazzutti (ma 42 anni fa si giocava a Forest Hill).
3-6, 6-3, 6-2, 3-6, 7-6 la montagna russa di una sfida al cardiopalma: cinque match point per l’azzurro, di cui uno sul 5-3 e un altro sul 6-5. Al tie break, però, il ragazzone (1,96 di altezza) è rimasto in piedi con una lucidità disarmante, approfittando anche dei regali dell’avversario.
Matteo Berrettini, nella prossima tappa, affronterà Rafa Nadal, numero due al mondo che ha conquistato uno Slam per ben 18 volte. Ai posteri l’ardua sentenza, ma il giovanotto – ora 13° del ranking – è pronto per un’altra serata da urlo. Che un giorno, forse nemmeno troppo lontano, racconteremo ai nostri figli.
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